Rebibbia: aperta una ludoteca per facilitare l'incontro dei detenuti con i figli
Uno spazio accogliente dove i bambini possano incontrare, parlare e giocare assieme
ai loro padri detenuti: è “Giocamando”, la ludoteca aperta presso il carcere di Rebibbia,
realizzata dalla cooperativa sociale “Cecilia onlus” e finanziata dalla Regione Lazio.
Non è la prima iniziativa di questo tipo della cooperativa “Cecilia onlus” che ha
già dato vita ad altre due ludoteche, una nella parte femminile dello stesso carcere
di Rebibbia ed una a Regina Coeli. Debora Donnini ha intervistato il responsabile
del progetto, Luigi di Mauro.
R. - La ludoteca
è uno spazio arredato per accogliere i detenuti e i familiari dei detenuti che vanno
in visita. E’ arredata con giochi che vanno dai 0 ai 16 anni per consentire al genitore
detenuto di stare in diretto rapporto con il figlio che si reca in visita e sviluppare
quei rapporti affettivi e famigliari necessari a poter portare avanti il suo stato
di detenzione.
D. - Da dove nasce l’idea di questa
iniziativa?
R. - La nostra idea nasce su varie basi.
Una è quella di garantire i diritti al bambino perché il bambino per accedere ai colloqui
in carcere subisce perquisizioni, etc., quindi ha un impatto molto violento e negativo
con la struttura e, poi, per garantire ai padri e alle madri il diritto alla genitorialità,
quindi poter avere un rapporto più diretto con i propri figli. Questo, inoltre, serve
anche come azione di prevenzione perché noi sappiamo - da ricerche che sono state
effettuate - che molti di questi figli dei detenuti poi in età adolescenziale possono
compiere reati e almeno il 30 per cento di questi lo fanno.
D.
- Generalmente, invece, quando non ci sono queste ludoteche, questi spazi, come avvengono
gli incontri dei genitori in carcere con i loro figli?
R.
- Sono divisi da un bancone in muratura e molte volte anche sovrastato da pareti di
vetro. Noi abbiamo messo dei divani, creato una “stanza delle affettività”. In questo
caso specifico della ludoteca, a Rebibbia, noi prevediamo una volta a settimana anche
uno psicoterapeuta con specializzazioni in dinamiche famigliari lì dove è necessario
aiutare la famiglia a riallacciare i rapporti che, comunque, la detenzione rende problematici.