Burundi: la Chiesa cattolica aiuta migliaia di rifugiati
“La Chiesa burundese è fortemente impegnata, accanto alle autorità nazionali e locali
e agli organismi internazionali, ad accogliere i rifugiati burundesi che rientrano
dalla Tanzania”. E’ quanto sottolinea all’Agenzia Fides don Salvatore Niciteretse,
segretario della Commissione episcopale per l’Apostolato dei laici del Burundi. “Vi
sono rifugiati - spiega il sacerdote - che hanno vissuto dal 1972 nei campi in Tanzania.
Questo sforzo di riconciliazione è iniziato ancor prima che i rifugiati tornassero
in Burundi”. “Riportare nel Paese migliaia di persone è un’operazione enorme. Nonostante
gli sforzi prodotti dalle autorità locali e dagli organismi internazionali per preparare
l’arrivo dei rifugiati, in diversi casi i rifugiati al loro arrivo non hanno casa
né cibo. I vescovi hanno lanciato un appello alla mobilitazione di tutti. Nelle diocesi
si stanno facendo collette per la raccolta di cibo, per integrare gli aiuti alimentari
dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, che sono distribuiti dalla Caritas
nazionale del Congo”. Un altro problema da affrontare è la ripartizione della proprietà
fondiaria. Sulle terre abbandonate dai loro proprietari si sono insediate altre famiglie.
Ora che i vecchi proprietari o i loro discendenti tornano in Burundi si rischiano
dei contenziosi sulla proprietà di questi terreni. Nel 1972 i rifugiati del Burundi
sono fuggiti anche nella Repubblica Democratica del Congo, in Rwanda e Uganda. Con
il graduale ritorno della pace in Burundi, più di mezzo milione di rifugiati è tornato
a casa. Tra questi, oltre 430.000 persone dai campi della Tanzania. Attualmente sono
circa 36.000 i rifugiati del Burundi in Tanzania. (A.L.)