2009-11-01 10:03:28

Un sms a World Friends per aiutare le partorienti delle baraccopoli di Nairobi


E’ partita la campagna “Nati nel posto giusto”, patrocinata dall’associazione World Friends. Fino al 16 novembre, inviando un sms al 48586 o con una telefonata da fisso allo stesso numero, si potrà sostenere la costruzione del Reparto Maternità del "Neema Hospital" di Nairobi, in Kenya. Inaugurato un anno fa, il centro sanitario polivalente voluto dall’associazione World Friends è diretto dal medico chirurgo italiano Gianfranco Morino. Il centro assiste la gente delle baraccopoli della capitale keniana, altrimenti priva di qualsiasi forma di tutela sanitaria. Ma cosa significa "Neema" e in cosa si distingue l’azione dell’ospedale? Lucas Dùran lo ha chiesto al dottor Morino:RealAudioMP3

R. – "Neema" è una parola swahili che significa "grazia" o meglio ancora significa il "lavoro dell’uomo con la benedizione di Dio", che è forse un po’ il sogno di ogni uomo. "Neema" è nato dopo tanti anni di lavoro, all’interno delle baraccopoli ma anche nelle periferie di Nairobi soprattutto, come centro di riferimento per i pazienti più poveri. Purtroppo la situazione della sanità di Nairobi in particolare ma anche di molte altre megalopoli africane è proprio che la salute è un privilegio, non è assolutamente un diritto. Pensate che su una popolazione di tre milioni e mezzo di abitanti di Nairobi, più di due milioni vivono in baraccopoli e praticamente nessuna famiglia e tantomeno nessuna mamma in questo caso, né i bambini, né gli uomini hanno accesso alla salute, neanche di base. Allora "Neema" è un sogno che si sta concretizzando. Ormai abbiamo qualche migliaio di pazienti ogni mese. Abbiamo iniziato con gli ambulatori esterni, con il laboratorio, col centro salute materno infantile e soprattutto con un centro di formazione che è comunque fondamentale oltre all’attività clinica dove giovani medici e giovani infermieri possano venire e aggiornarsi.
 
D. – Cosa significa partorire e nascere in baraccopoli?
 
R. – La mamma spesso partorisce da sola con tutte le complicanze possibili, sia di mortalità, ma anche di disabilità sia della mamma sia del neonato. Infatti, nell’Africa dell’est, in Kenya in particolare, un parto non assistito nelle baraccopoli è una delle principali cause di disabilità nei bambini con paralisi cerebrali ed handicap di vario tipo. Una mamma su 16 in baraccopoli è a rischio. Facciamo un confronto: in Occidente solo una mamma su 3.800 donne è a rischio.
 
D. - Che garanzie esistono che l’esperienza del "Neema Hospital" non sia destinata come purtroppo in altri casi ad arenarsi?
 
R. - L’ospedale non è una cattedrale nel deserto, perché è arrivato un po’ alla fine di tutto un lavoro fatto sul territorio. E’ l’ultimo tassello di un network sviluppato in quasi 20 anni, che è fatto di operatori sociali, di infermieri. Noi abbiamo tra i pochissimi medici che si recano all’interno delle baraccopoli. Quasi nessun medico, infatti, a Nairobi va all’interno delle baraccopoli. Sono tutti medici locali, infermieri locali e la stragrande maggioranza di essi ha studiato con World Friends per prendere un diploma, per specializzarsi. Proprio da questa conoscenza delle famiglie si riescono ad individuare anche i bisogni dei più poveri.







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