Un sms a World Friends per aiutare le partorienti delle baraccopoli di Nairobi
E’ partita la campagna “Nati nel posto giusto”, patrocinata dall’associazione World
Friends. Fino al 16 novembre, inviando un sms al 48586 o con una telefonata da fisso
allo stesso numero, si potrà sostenere la costruzione del Reparto Maternità del "Neema
Hospital" di Nairobi, in Kenya. Inaugurato un anno fa, il centro sanitario polivalente
voluto dall’associazione World Friends è diretto dal medico chirurgo italiano Gianfranco
Morino. Il centro assiste la gente delle baraccopoli della capitale keniana, altrimenti
priva di qualsiasi forma di tutela sanitaria. Ma cosa significa "Neema" e in cosa
si distingue l’azione dell’ospedale? Lucas Dùran lo ha chiesto al dottor Morino:
R. – "Neema"
è una parola swahili che significa "grazia" o meglio ancora significa il "lavoro dell’uomo
con la benedizione di Dio", che è forse un po’ il sogno di ogni uomo. "Neema" è nato
dopo tanti anni di lavoro, all’interno delle baraccopoli ma anche nelle periferie
di Nairobi soprattutto, come centro di riferimento per i pazienti più poveri. Purtroppo
la situazione della sanità di Nairobi in particolare ma anche di molte altre megalopoli
africane è proprio che la salute è un privilegio, non è assolutamente un diritto.
Pensate che su una popolazione di tre milioni e mezzo di abitanti di Nairobi, più
di due milioni vivono in baraccopoli e praticamente nessuna famiglia e tantomeno nessuna
mamma in questo caso, né i bambini, né gli uomini hanno accesso alla salute, neanche
di base. Allora "Neema" è un sogno che si sta concretizzando. Ormai abbiamo qualche
migliaio di pazienti ogni mese. Abbiamo iniziato con gli ambulatori esterni, con il
laboratorio, col centro salute materno infantile e soprattutto con un centro di formazione
che è comunque fondamentale oltre all’attività clinica dove giovani medici e giovani
infermieri possano venire e aggiornarsi. D. – Cosa significa
partorire e nascere in baraccopoli? R. – La mamma spesso partorisce
da sola con tutte le complicanze possibili, sia di mortalità, ma anche di disabilità
sia della mamma sia del neonato. Infatti, nell’Africa dell’est, in Kenya in particolare,
un parto non assistito nelle baraccopoli è una delle principali cause di disabilità
nei bambini con paralisi cerebrali ed handicap di vario tipo. Una mamma su 16 in baraccopoli
è a rischio. Facciamo un confronto: in Occidente solo una mamma su 3.800 donne è a
rischio. D. - Che garanzie esistono che l’esperienza del "Neema
Hospital" non sia destinata come purtroppo in altri casi ad arenarsi? R.
- L’ospedale non è una cattedrale nel deserto, perché è arrivato un po’ alla fine
di tutto un lavoro fatto sul territorio. E’ l’ultimo tassello di un network sviluppato
in quasi 20 anni, che è fatto di operatori sociali, di infermieri. Noi abbiamo tra
i pochissimi medici che si recano all’interno delle baraccopoli. Quasi nessun medico,
infatti, a Nairobi va all’interno delle baraccopoli. Sono tutti medici locali, infermieri
locali e la stragrande maggioranza di essi ha studiato con World Friends per prendere
un diploma, per specializzarsi. Proprio da questa conoscenza delle famiglie si riescono
ad individuare anche i bisogni dei più poveri.