Salvadoregni in piazza per chiedere allo Stato di riconoscere le sue colpe nell'assassinio
di Romero
Con il ricordo della sua eredità spirituale e pastorale molto vivo nel cuore dei salvadoregni,
giovedì scorso nella capitale del Salvador centinaia di persone hanno reso omaggio
al loro arcivescovo, mons. Oscar Arnulfo Romero, assassinato quasi 30 anni fa, il
24 marzo 1980. In particolare, fedeli e esponenti di numerose associazioni della società
civile hanno chiesto che lo Stato riconosca le sue responsabilità in questo crimine
e dunque i suoi rappresentanti abbiano il coraggio oggi di chiedere pubblicamente
perdono. La richiesta non è nuova poiché è già scritta in un rapporto della Commissione
interamericana per i diritti umani, istituzione dell’Organizzazione degli Stati Americani
(Osa) che qualche anno fa, alla fine di un’indagine, concluse che esponenti e apparati
dello Stato salvadoregno furono coinvolti gravemente in quest’esecrabile omicidio.
I precedenti due governi all’attuale del presidente Mauricio Funes si sono sempre
rifiutati di compiere questo gesto e, ora, gli organizzatori della marcia di giovedì
ritengono che è “arrivata l’ora, alla vigilia del trentesimo dell’uccisione dell’arcivescovo,
di riconoscere queste colpe, chiedere perdono, e aprire così una fase nuova nel processo
di riconciliazione e pacificazione della nazione”. Un simile gesto, a giudizio di
padre Gerardo Poter, potrebbe anche essere molto utile per “abbassare il tasso troppo
alto d’impunità oggi esistente nel Paese dove solo il 5% delle indagini sugli omicidi
terminano con l’individuazione dei colpevoli e con un rinvio a processo”. L’uccisione
di mons. Romero fu senza dubbio uno dei momenti più tristi e delicati nella vita dei
salvadoregni già dilaniati da una lunga guerra interna che provocò almeno 75mila morti
e che si concluse dopo numerose mediazioni dell’Onu e del presidente del Costa Rica,
Oscar Arias, lo stesso che due giorni fa è riuscito insieme con la comunità internazionale
a trovare un accordo per la crisi in Honduras. Giovedì scorso, al termine della marcia
per il “perdono e la riconciliazione nella verità” alcuni rappresentanti degli organizzatori
sono stati ricevuti dal ministro degli Affari Esteri salvadoregno Hugo Martínez che
si è impegnato a sottoporre la questione al presidente Mauricio Funes. (A cura
di Luis Badilla)