2009-10-31 16:21:53

Rutelli lascia il Partito Democratico


Francesco Rutelli lascia il Partito Democratico, del quale è stato uno dei fondatori. La decisione, maturata da tempo, è stata ufficializzata a seguito delle primarie che hanno eletto segretario del Pd Pier Luigi Bersani . In una intervista al Corriere della Sera, Rutelli definisce l’Udc di Casini interlocutore essenziale per il nuovo partito di centro. Il servizio di Giampiero Guadagni: RealAudioMP3  
Quali fossero le sue intenzioni, Rutelli lo aveva scritto nel libro appena pubblicato dal significativo titolo “La svolta”. Oggi l’annuncio definitivo: “Lascio il Pd subito, con grande dolore”. Del Pd Rutelli è stato uno dei fondatori, avendo sciolto la Margherita di cui era leader. Ma il Pd che sognavamo, spiega, non è mai nato. Doveva essere un partito nuovo e invece è un ceppo del Pds; doveva riconquistare il centro della società italiana e invece approda nel socialismo europeo. Scelte legittime ma nelle quali non mi riconosco, aggiunge Rutelli. Che guarda ora a Casini. Lo definisce un interlocutore essenziale con il quale unire le forze democratiche, liberali e popolari, sino a creare in alcuni anni il primo partito italiano. Il percorso è lungo. Casini lavora alle prossime elezioni politiche, in agenda tra tre anni e mezzo: insieme a Rutelli, afferma il leader Udc, potremmo prendere 5 milioni di voti, vale a dire il 14%. Oggi, in un convegno a Roma, la prima uscita pubblica comune. E comune è anche la volontà di contrapporsi a populismo e xenofobia di destra; e a radicalismo e giustizialismo di sinistra. Con il Partito democratico, Rutelli intende dunque collaborare ma da postazioni diverse. Fassino esprime rammarico, convinto che nel Pd c’è spazio per le idee espresse da Rutelli. E’ quanto gli ha inutilmente assicurato anche D’Alema in un incontro di qualche giorno fa, nel quale i due ormai ex colleghi di partito hanno parlato anche della candidatura alla guida della politica estera europea dello stesso D’Alema. Il quale sul punto ieri ha manifestato gratitudine per l’appoggio annunciato dal governo Berlusconi, ma oggi osserva: è una partita complicata che riguarda tutti i 27 Paesi membri, non una questione che si risolva in Italia. 







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