Il Papa alla Specola Vaticana nell’Anno dell’Astronomia: non ridurre la scienza a
mero calcolo ed esperimento, ma scoprire nel Creato l'amore di Dio
La scienza deve aprire l’orizzonte della ragione verso la ricerca della verità: è
quanto sottolineato da Benedetto XVI nell’udienza di stamani ai partecipanti all'Incontro
promosso dalla Specola Vaticana, in occasione dell'Anno Internazionale dell'Astronomia.
Il Papa ha affermato che, nella contemplazione dell’universo come delle altre meraviglie
del creato, possiamo riconoscere l’opera di Dio-Amore. Oggi e domani, la Specola Vaticana
e il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano celebrano l’Anno dell’Astronomia
con una serie di iniziative culturali a cui prendono parte astronomi di tutto il mondo.
L'indirizzo d'omaggio al Papa è stato rivolto dal cardinale Giovanni Lajolo. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
L’Anno Internazionale
dell’Astronomia, dedicato a Galileo, ci invita a guardare l’universo con spirito di
meraviglia, impegnandoci a ricercare la verità: è l’esortazione rivolta da Benedetto
XVI agli astronomi internazionali riuniti a Roma dalla Specola Vaticana. Il Papa ha
sottolineato che in Cristo, nuovo Adamo, riconosciamo “il vero centro dell’universo
e della storia”. In Lui, Verbo incarnato, ha proseguito, vediamo nella sua totalità
la nostra grandezza di esseri umani, dotati di ragione e chiamati ad un destino eterno.
Il Papa ha così rammentato che la storia dell’Osservatorio è legata alla figura di
Galileo, “alle controversie che hanno circondato la sua ricerca, e al tentativo della
Chiesa di ottenere una comprensione corretta e fruttuosa della relazione tra scienza
e religione”: “I take this occasion to express my gratitude…” “Colgo
questa occasione - ha aggiunto il Pontefice - per esprimere la mia gratitudine non
solo per i puntuali studi che hanno chiarito il preciso contesto storico della condanna
di Galileo”, ma anche “per gli sforzi di coloro che sono impegnati in un dialogo continuo
e in una riflessione sulla complementarietà della fede e della ragione, nel servizio
di una comprensione integrale dell’uomo e del suo posto nell’universo”. Si è così
soffermato sulla “sintesi umanistica della conoscenza” che ha ispirato i padri della
scienza moderna. Una lezione sempre attuale: “Who can deny
that responsibility for the future…” “Chi può negare – si è chiesto
il Papa – che la responsabilità per il futuro dell’umanità e il rispetto della natura”
richieda, “oggi più che mai”, “l’osservazione attenta, il giudizio critico, la pazienza
e la disciplina che sono essenziali al metodo scientifico moderno?” Ma, allo stesso
tempo, i grandi scienziati dell’era delle scoperte ci ricordano anche che “la vera
conoscenza è sempre diretta verso la saggezza, e, piuttosto che restringere l’orizzonte
della mente, ci invita a sollevare il nostro sguardo verso l’alto regno dello spirito”: “Knowledge,
in a word, must be understood…” “La conoscenza, in una parola – ha detto
ancora – deve essere compresa e perseguita” in tutta la sua dimensione liberatrice.
Certo, ha riconosciuto il Papa, “può essere ridotta a calcolo ed esperimento”. Tuttavia,
“se aspira ad essere saggezza, capace di orientare l’uomo”, deve essere tesa al perseguimento
della verità ultima, che, seppure al di là delle nostre capacità, è "nondimeno la
chiave della nostra autentica felicità e libertà". Il Papa ha chiuso il suo discorso
con un’esortazione a tutti gli scienziati: “It is my hope
that the wonder and exaltation…” “Ho la speranza – ha detto Benedetto
XVI – che lo stupore e l’esaltazione”, frutti di questo Anno Internazionale dell’Astronomia,
“condurranno al di là della contemplazione delle meraviglie della creazione fino alla
contemplazione del Creatore”. Di quell’Amore, ha concluso riecheggiando Dante, che
“move il sole e l’altre stelle”.