Crisi del matrimonio negli Usa: i vescovi preparano una lettera pastorale
Negli Stati Uniti è stato pubblicato uno studio sullo stato di salute della famiglia.
Sono stati incrociati i dati riferiti a cinque indicatori: la percentuale di persone
sposate tra i 20 e i 54 anni; la percentuale degli sposati che si definiscono “molto
felici” del loro matrimonio; la percentuale di matrimoni rimasti integri tra persone
tra i 20 e i 59 anni; la percentuale di nascite da genitori sposati; la percentuale
di bambini che vivono con i genitori sposati. Dalla combinazione di questi dati si
è ricavato un indice unico sulla salute del matrimonio, calato dal 76,2% del 1970
al 60,3% del 2008. Da segnalare, comunque, che aumentano i matrimoni rimasti integri
(dal 59,9% del 2000 al 61,2% del 2008). E’ in crescita anche la percentuale di bambini
che vivono con i loro genitori regolarmente sposati (dal 60,5% al 61%). Ma l’allarme
rimane. Lo studio, a cura dell’Institute for American Values e il National Center
on African-American Marriages and Parenting della Hampton University in Virginia,
conferma che il matrimonio negli Stati Uniti è in pericolo. La Conferenza episcopale
statunitense, che dal 14 al 16 novembre si riunirà a Baltimora per l’assemblea annuale,
sarà chiamata a votare l’approvazione du una lettera pastorale intitolata “Matrimonio:
amore e vita nel progetto divino”. Nel documento sono ricordati i punti essenziali
del magistero cattolico sul matrimonio. “La lettera – si legge nella lettera di cui
l'Osservatore Romano anticipa alcuni passaggi – è un invito a scoprire, o forse a
riscoprire, la benedizione ricevuta quando Dio ha stabilito il matrimonio come istituto
naturale e quando lo ha elevato a segno sacramentale di salvezza”. I vescovi “sollecitano
un rinnovato impegno da parte dell’intera comunità cattolica per aiutare chi è stato
chiamato alla vocazione del matrimonio a viverlo nella fede, fruttuosamente e gioiosamente”.
L’intento dei vescovi – sottolinea il quotidiano della Santa Sede – è anche di invertire
“quella che è stata definita un’inquietante tendenza a vedere il matrimonio come una
questione fondamentale privata che ha come unico obiettivo il soddisfacimento di un’esigenza
personale”. L’unione di un uomo e di una donna – scrivono i presuli – è ridotto “a
mezzo di gratificazione di ogni proprio desiderio e in tal modo l’amore coniugale
ne è diminuito”. Il documento incoraggia inoltre l’uso della pianificazione familiare
naturale che secondo i vescovi promuove “un atteggiamento di rispetto e sviluppa la
vera intimità che solo tale rispetto può condurre”. I vescovi affermano poi che le
tecniche moderne, quali quelle usate per la fertilizzazione e la clonazione, possono
“degradare la vita umana producendola e manipolandola in vario modo”. In tal modo
“i figli sono sempre meno considerati come dono e sempre più come espressione di uno
stile di vita, un bene che deve essere accessibile ai consumatori”. I presuli riconoscono
infine che il divorzio possa essere a volte l’unica soluzione per “situazioni moralmente
inaccettabili”, come quelle nelle quali “la sicurezza della donna e dei figli è a
rischio”. Allo stesso tempo, a chi crede che il divorzio sia l’unica soluzione alla
quale si possa ricorrere, suggeriscono di fare “frequente ricorso ai sacramenti, specialmente
la penitenza e l’eucaristia”. Anche i cattolici che hanno divorziato e si sono risposati
civilmente – concludono i presuli – dovrebbero “partecipare alla vita parrocchiale
e alla Messa”, anche se “non possono ordinariamente ricevere la Santa Comunione”.
(A.L.)