Ciclo di incontri promossi dai medici cattolici di Milano su “migranti irregolari
e diritto alla salute”
“Migranti irregolari e diritto alla salute”. Un tema non facile quello scelto dai
Medici Cattolici di Milano per avviare il ciclo di incontri 2009/2010 da loro promossi.
Dalla tavola rotonda è emerso un quadro per nulla scontato dell’attuale situazione
che si sta vivendo in Italia e più nello specifico in Lombardia. Il professor Maurizio
Ambrosini, sociologo dell’Università degli Studi di Milano, ha posto l’accento su
chi è l’immigrato tipo che oggi raggiunge l’Italia. Solitamente appartiene alla classe
media del suo Paese d’origine, è pronto a pagarsi il viaggio in aereo (entrando regolarmente
in Italia con un visto turistico per poi darsi alla macchia) oppure a saldare il conto
di uno scafista. E’ animato dal desiderio di affrancarsi, di mantenere e accrescere
la propria posizione sociale nel Paese di origine che permetta di mandare i propri
figli a studiare nelle scuole private o in Università. Ambrosini ha quindi focalizzato
il proprio intervento sull’esigenza di eliminare facili stereotipi sulla figura degli
immigrati che oggi stanziano in Italia andando oltre alle apparenze che portano a
tollerare i migranti dalle 8 alle 17- quando operano nelle nostre case - e rifiutarli
dopo quell’orario oppure nel fine settimana quando stazionano nei parchi o nelle piazze.
Gli immigrati arrivano in Italia perché sanno che qui vi è necessità del loro lavoro.
Don Roberto Davanzo, direttore della Caritas ambrosiana, ha rimarcato l’esigenza di
un’omogeneizzazione che porti ad eliminare l’attuale arbitrio delle Asl ambrosiane
nella gestione dei codici nazionali di accesso Stp (Stranieri temporaneamente presenti),
strumenti che permettono l’accesso alle cure ritenute essenziali e non differibili.
Il problema evidenziato da Don Davanzo si estende anche ai cittadini comunitari che
non hanno accesso al Servizio Sanitario Nazionale – come rumeni e bulgari – che non
hanno un regolare lavoro in Italia e che non pagano le tasse né nel Paese di origine
né in quello che li accoglie. Questo comporta l’esigenza di utilizzare escamotage
presso alcune strutture ospedaliere pur di dar loro l’assistenza sanitaria necessaria.
Don Davanzo e il vicepresidente dei Medici Europei prof. Alfredo Anzani hanno richiamato
l’esigenza di ricercare un approccio pragmatico che permetta di affrontare i problemi
quotidiani legati ai migranti irregolari che hanno necessità di accedere alle cure.
Non occorrono infatti dogmi e scontri ideologici. Il richiamo più volte fatto dai
diversi relatori è stato diretto alla Caritas in Veritate del Sommo Pontefice. In
quelle pagine è facile trovare una precisa indicazione di orientamento, una bussola
verso cui rivolgersi. Il medico chiamato a dare una risposta concreta non deve adoperare
sotterfugi; l’agire quotidiano è stato presentato da suor Anna Maria Villa responsabile
dell’ambulatorio dell’Opera San Francesco di Milano. Dal primo marzo 2005 ad oggi
questa struttura ha aperto 34000 cartelle con la presenza di 115 nazionalità, la maggioranza
delle persone visitate appartenenti all’est Europa e all’America Latina. L’età delle
persone che si rivolgono a queste strutture appartiene alla fascia 31-64 anni (64,44%)
e a seguire 16-30 anni (30,69%). Queste strutture nel tempo si sono specializzate
ed informatizzate. Ma svolgono un ruolo insostituibile. Opera San Francesco a Milano
ha creato rapporti di sinergie in ambito di ricerca con alcune strutture ospedaliere
di primo livello come Policlinico di Milano e Ospedale Sacco (per la tubercolosi).
Un incontro quello promosso da Amci Milano che ha voluto porre attenzione su una problematica
forse troppo facilmente archiviata dai mass media, ma che presenta elementi di gravità
che necessitano l’esigenza di un urgente intervento correttivo. (Da Milano, Edoardo
Caprino)