Zimbabwe: allarme delle Chiese per la crisi del governo di unità nazionale
Si rischia “un bagno di sangue” in Zimbabwe, dopo la rottura delle relazioni tra il
Primo ministro Morgan Tsvangirai e il Presidente Robert Mugabe e il suo partito, Zanu-Pf.
Lo affermano le maggiori confessioni cristiane del Paese in un comunicato pubblicato
dall’Alleanza Cristiana dello Zimbabwe, - ripreso dall'agenzia Fides - della quale
fanno parte cattolici, anglicani, evangelici e pentecostali. “Noi, Alleanza Cristiana
dello Zimbabwe, abbiamo ricevuto con inquietudine la notizia della disputa tra il
Movimento per il Cambiamento Democratico (Mdc, il partito di Tsvangirai) e l’Unione
Nazionale Africana dello Zimbabwe-Fronte Patriottico (Zanu-Pf, il partito di Mugabe).
“Temiamo che questo possa essere il segno di una prima tappa verso la disintegrazione
e il fallimento del governo di unità nazionale. Siamo preoccupati per il fatto che
il crollo del governo possa scatenare delle violenze generalizzate nel Paese, che
avranno un impatto negativo sulla regione” afferma il comunicato. Il governo di unità
nazionale è stato costituito nel febbraio di quest'anno dopo un lungo scontro politico,
sfociato spesso in scontri e violenze, tra il Presidente Mugabe e il principale esponente
dell’opposizione, Tsvangirai. Quest’ultimo contestava la vittoria al primo turno di
Mugabe delle elezioni presidenziali del marzo 2008. Grazie alla mediazione della Comunità
Economica degli Stati dell’Africa Australe venne raggiunto un accordo per la condivisione
dei poteri (Presidente Mugabe e Premier Tsvangirai) e la formazione di un governo
di unità nazionale. Dopo mesi di coabitazione difficile, il 16 ottobre il Movimento
per il Cambiamento Democratico, ha annunciato il parziale boicottaggio delle attività
di governo accusando il partito del Presidente, lo Zani-Pf “di essere un partner inaffidabile
e disonesto”. Da allora i Ministri dell’Mdc boicottano le riunioni del governo. (R.P.)