Riflettere sulla crisi economica, la salvaguardia del creato e la pace nell’ottica
dell’interdipendenza del pianeta. E’ l’obiettivo de “Le giornate dell’Interdipendenza
2009”, promosse oggi e domani a Firenze da Acli, Comunità di Sant’Egidio, Legambiente,
Focsiv, Movimento politico per l’unità dei Focolari e Regione Toscana. Tra gli interventi
quello del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras,
e presidente di Caritas Internationalis, e quello del fondatore delle “Giornate”,
il politologo statunitense, Benjamin Barber. Al microfono di Paolo Ondarza
il presidente delle Acli, Andrea Olivero, spiega le motivazioni dell’iniziativa.
R. – Questa
iniziativa parte dall’idea del professor Barber, negli Stati Uniti, il giorno successivo
alla tragedia dell’11 settembre, quando ci siamo scoperti tutti più vulnerabili ma
anche tutti più interconnessi. Noi siamo convinti che riproporre il tema dell’interdipendenza
sia un modo per cercare di uscire insieme dalle problematiche. D.
– Oggi si ragiona di più in termini di indipendenza, piuttosto che di interdipendenza... R.
– Sì, purtroppo pur alla luce della crisi economica, si continua a ragionare a compartimenti
stagno e soprattutto a pensare che la riuscita di un Paese possa essere fatta a scapito
degli altri. Questo, appunto, è un assurdo. D. – Forse invece
una logica dell’interdipendenza potrebbe aiutare ad avere una visione più complessiva
e quindi coinvolgere anche quei Paesi che da soli non ce la possono fare – penso all’Africa
… R. – Sì. Come ci ha ricordato Papa Benedetto XVI nell’Enciclica
“Caritas in veritate” c’è un problema, in questa crisi, che è dato dalla mancanza
di fraternità. Se noi non entriamo in una logica di fraternità, il dono anche come
elemento all’interno del sistema economico, difficilmente noi riusciremo ad uscire
dalla crisi in maniera stabile. D. – Quanto i temi toccati,
affrontati nel recente Sinodo per l’Africa, possono andare nella stessa direzione
in cui voi state andando con queste giornate dell’interdipendenza? R.
– Ci sono moltissimi punti di contatto. Innanzitutto, il partire dalla volontà dei
popoli di autodeterminarsi attraverso un processo che però veda la solidarietà attiva
e fattiva degli altri popoli; una solidarietà che parta dal riconoscimento di fratellanza. D.
– Le passate edizioni della Giornata dell’interdipendenza vi hanno dato soddisfazione?
Avete raccolto risultati significativi? R. – Soprattutto, abbiamo
abbattuto degli steccati e superato pregiudizi. Una certa visione dell’Africa, una
certa visione della Cina sono cadute a fronte delle riflessioni di merito che abbiamo
potuto compiere. E’ importante per noi entrare nel dialogo diretto con i soggetti
e avviare una riflessione, un incontro, un confronto per verificare come ciascuno
stia oggi affrontando le questioni e in molti casi, così facendo, si scopre che vi
sono tanti più punti di congiunzione piuttosto che differenze incolmabili.