Il Papa all'udienza generale: migliore attenzione alla Messa e alla lettura della
Bibbia per arrivare alla verità attraverso la fede e la ragione
La fede e la ragione, quando sono in rispettoso dialogo fra loro, sono come ali con
le quali “lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”. L’affermazione
di Giovanni Paolo II è stata ripresa da Benedetto XVI a conclusione dell’udienza generale
di questa mattina in Piazza San Pietro. Il Papa ha dedicato la sua catechesi ai due
modelli di teologia, quella monastica e quella scolastica, che si affermarono nel
XII secolo in Europa, grazie a una felice congiuntura sociale e culturale. Ed ha invitato
i cristiani di oggi a far tesoro di questa ricca eredità spirituale. Il servizio di
Alessandro De Carolis:
Nutrire la
propria esistenza dei cristiani attraverso un “più attento” ascolto del Vangelo e
delle Scritture, come insegnarono 800 anni fa i fautori della teologia monastica.
E comprendere attraverso la ragione umana, con un’“amore che diventa intelligenza”,
orizzonti sempre più vasti del mistero di Dio, come insegnarono i teologi scolastici
in quello stesso periodo. Sono le due fondamentali eredità per i credenti di oggi
che Benedetto XVI ha posto in luce parlando all’udienza generale della fioritura della
teologia latina del XII secolo. Tratteggiando, per l’Europa dell’epoca, quello che
fu un periodo di “vivace attività culturale” e di “maggiore purezza evangelica” all’interno
della Chiesa, favorita dalla riforma gregoriana, il Pontefice ha affermato che in
quello stesso contesto:
“Rifiorì anche la teologia
acquisendo una più grande consapevolezza della propria natura: affinò il metodo, affrontò
problemi nuovi, avanzò nella contemplazione dei Misteri di Dio, produsse opere fondamentali,
ispirò iniziative importanti della cultura, dall’arte alla letteratura, e preparò
i capolavori del secolo successivo, il secolo di Tommaso d’Aquino e di Bonaventura
da Bagnoregio”. Alle oltre 30 mila persone che lo ascoltavano,
Benedetto XVI ha spiegato le differenze di metodo sulle quali monaci, da un lato,
e colti pensatori dall’altro svilupparono in quella stagione medievale il loro rispettivo
modo di fare teologia. Quella monastica - cosiddetta perché nata nei monasteri era
legata, ha rilevato, “principalmente alla spiegazione della sacra pagina”, alla lectio
divina, ovvero alla lettura pregata della Bibbia: “Per
loro la semplice lettura del Testo sacro non bastava per percepirne il senso profondo,
l’unità interiore e il messaggio trascendente. Occorreva, pertanto, praticare una
'lettura spirituale', condotta in docilità allo Spirito Santo. Alla scuola dei Padri,
la Bibbia veniva così interpretata allegoricamente, per scoprire in ogni pagina, dell’Antico
come del Nuovo Testamento, quanto dice di Cristo e della sua opera di salvezza”. I
monaci dell’epoca, dunque, erano preparati non solo dal punto di vista spirituale
ma anche da quello letterario del testo biblico. Per loro, fare teologia equivaleva
ad ascoltare la Parola divina purificando il cuore che doveva accoglierla, in una
costante meditazione che sfociava in lode a Dio. Questa dinamica, ha soggiunto Benedetto
XVI, costituisce anche per noi oggi un invito: “...a
nutrire la nostra esistenza della Parola di Dio, ad esempio, mediante un ascolto più
attento delle letture e del Vangelo specialmente nella Messa domenicale. E’ importante
inoltre riservare un certo tempo ogni giorno alla meditazione della Bibbia, perché
la Parola di Dio sia lampada che illumina il nostro cammino quotidiano sulla terra”
A coltivare invece la teologia
scolastica - nata per l’appunto nelle scholae, che poi diventeranno le prime
Università - erano, ha sottolineato Benedetto XVI, dei veri “professionisti della
cultura”, appassionati di ricerca che desideravano “mostrare la ragionevolezza e la
fondatezza dei misteri di Dio”, “creduti con la fede” ma “compresi pure dalla ragione”: “La
teologia scolastica mirava a presentare l’unità e l’armonia della Rivelazione cristiana
con un metodo, detto appunto 'scolastico', della scuola, che concede fiducia alla
ragione umana (...) Ancora oggi, leggendo le summae scolastiche
si rimane colpiti dall’ordine, dalla chiarezza, dalla concatenazione logica degli
argomenti, e dalla profondità di alcune intuizioni”. Spiegando
l’articolato procedimento della teologia scolastica - che partendo da un tema centrale
metteva a confronto varie tesi fino a giungere a una summa, cioè a una sintesi “tra
autorità e ragione”- il Papa ha osservato che tale teologia: “...ci
ricorda che tra fede e ragione esiste una naturale amicizia, fondata nell’ordine stesso
della creazione (...) La fede è aperta allo sforzo di comprensione da parte della
ragione; la ragione, a sua volta, riconosce che la fede non la mortifica, anzi la
sospinge verso orizzonti più ampi ed elevati”. Ai
vari gruppi presenti in Piazza San Pietro e destinatari dei suoi saluti particolari
- tra i quali l’Associazione regionale cori d’Abruzzo - il Papa ha augurato che “l’incontro
con il Successore di Pietro susciti in ciascuno un rinnovato impegno di testimonianza
cristiana”. Da sottolineare, infine, il breve colloquio che Benedetto XVI ha riservato
al termine dell'udienza generale ai due coniugi olandesi Paul e Wilma Van Munster,
violentemente aggrediti nell'agosto del 2008 alla periferia di Roma. La coppia era
accompagnata dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno.