2009-10-27 14:59:14

Denuncia di mons. Migliore: i cristiani, la comunità più discriminata al mondo


La libertà religiosa continua ad essere ampiamente violata nel mondo: la denuncia di mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenuto all’Assemblea generale dell’Onu, in corso nel Palazzo di Vetro a New York. Il servizio di Roberta Gisotti.RealAudioMP3

A dispetto di quanto “ripetutamente proclamato dalla comunità internazionale e specificato negli strumenti legislativi internazionali, così come nella Costituzione di molti Stati”, il diritto alla libertà religiosa “continua oggi ad essere ampiamente violato”, si è rammaricato l’arcivescovo Migliore. Non c’è religione sul Pianeta “che sia libera da discriminazione”. Atti d’intolleranza religiosa, sono “perpetratri in molte forme” e innumerevoli sono i casi portati all’attenzione delle Corti e degli organismi che si occupano di diritti umani. E se l’intolleranza religiosa aumenta nel mondo, i cristiani sono il gruppo religioso maggiormente colpito – ha riferito il rappresentante vaticano - tanto che sarebbero più di 200 milioni le persone, di diverse confessioni cristiane, che subiscono discriminazioni sul piano legale e culturale.
 
Ha ricordato l’arcivescovo Migliore, i ripetuti attacchi registrati nei mesi scorsi in alcuni Paesi asiatici e del Medio Oriente contro le comunità cristiane, che hanno provocato morti e feriti, e visto bruciare chiese e case. Azioni “commesse – ha spiegato il presule – da estremisti “in risposta ad accuse contro individui ritenuti - secondo le leggi antiblasfemia - in qualche modo irrispettosi del credo altrui”. E, in questo contesto la Santa Sede accoglie con favore “la promessa del governo del Pakistan di rivedere ed emendare tali leggi”, che troppo facilmente danno opportunità agli estremisti di perseguitare chi liberamente sceglie di seguire una diversa tradizione di fede. Leggi che hanno favorito “ingiustizia, violenza settaria e violenza tra religioni”. I Governi – ha chiesto l’osservatore vaticano - devono abrogare queste “leggi che servono come strumenti di abuso.” Così anche “gli Stati dovrebbero astenersi dall’adottare restrizioni alla libertà d’espressione”, che hanno spesso condotto le autorità a tacitare “le voci dissidenti, specie quelle di individui appartenenti a minoranze etniche e religiose”. Al contrario “l’autentica libertà d’espressione può contribuire ad un più grande rispetto per tutti i popoli, così anche dare l’opportunità di denunciare violazioni come intolleranza religiosa o razzismo e promuovere eguale dignità di tutte le persone”. “Per questa ragione è imperativo – ha concluso il presule – che i popoli di varie fedi religiose lavorino insieme per crescere nella mutua comprensione”. E, qui ci vuole “un autentico cambiamento delle menti e dei cuori”.







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