Benedetto XVI a Karekin II nel 10.mo anniversario dell’elezione a Catholicos di
tutti gli Armeni: sempre più forti i legami con la Chiesa cattolica
Un’occasione gioiosa per sottolineare i progressi nel dialogo ecumenico: questo in
sintesi il contenuto del messaggio di Benedetto XVI inviato a Karekin II, in occasione
del decimo anniversario della sua elezione a Patriarca supremo e Catholicos di tutti
gli Armeni. Il Papa ha sottolineato il grande lavoro compiuto da Karekin II per far
rifiorire il cristianesimo nella terra armena. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Le buone
relazioni tra Chiesa cattolica e Chiesa Apostolica Armena continuino a rafforzarsi
sempre più nei prossimi anni: è l’auspicio di Benedetto XVI, che nel messaggio a Karekin
II lo ringrazia per il suo “personale impegno al dialogo, alla cooperazione e all’amicizia”
tra cattolici e armeni apostolici. La “rinascita della libertà” della Chiesa in Armenia,
alla fine del secolo scorso - si legge ancora nel messaggio - è stata accolta con
gioia dai cristiani di tutto il mondo. E rammenta che “il compito immenso di ricostruire
la comunità ecclesiale” armena è caduto proprio sulle spalle del Catholicos. Il Pontefice
parla di risultati “davvero considerevoli” raggiunti in poco tempo: nuove iniziative
per l’educazione cristiana dei giovani, la formazione del clero, la creazione di nuove
parrocchie e centri comunitari e ancora la promozione dei valori cristiani nella vita
sociale e culturale della nazione. Il messaggio si conclude con l’invocazione al Signore,
affinché cattolici e armeni apostolici siano sempre più uniti in un legame di fede,
speranza e amore.
Il 9 maggio del 2008, ricevendo
Karekin II in Vaticano, il Papa aveva sottolineato gli importanti progressi nel dialogo
tra le due Chiese. “Lo Spirito – aveva affermato in quell’occasione – può aprire porte
che sono chiuse”. Benedetto XVI aveva poi ricordato la storia recente della Chiesa
cattolica armena che, notava, “è stata scritta nei colori contrastanti della persecuzione
e del martirio”. Dal canto suo, Karekin II aveva incoraggiato il dialogo in corso
tra la Chiesa cattolica e la famiglia delle Chiese ortodosse orientali, ringraziando
il Papa per la sua cura nel rafforzare la conoscenza e la comprensione dei fondamenti
del Cristianesimo.
Secondo un’antica tradizione,
sarebbero stati gli Apostoli Bartolomeo e Taddeo a portare il Vangelo al popolo armeno,
che si sarebbe poi convertito al Cristianesimo nel 301 ad opera di San Gregorio Illuminatore.
Per questa ragione la Chiesa armena prende anche il nome di Chiesa gregoriana. Gli
armeni, che accettano i primi tre Concili ecumenici, non parteciparono invece al Concilio
di Calcedonia nel 451, dando vita ad una Chiesa autocefala. Nel 1996, Giovanni
Paolo II e Karekin I hanno firmato una Dichiarazione comune per dissipare “molti dei
malintesi ereditati dalle controversie e dai dissensi del passato”. Nel documento,
si riconosce che fattori “linguistici, culturali e politici hanno in sommo grado contribuito
all’insorgere di quelle divergenze teologiche che hanno trovato espressione” nella
loro formulazione dottrinale. Il Papa e il Catholicos prendono dunque atto del “grande
progresso” compiuto dalle loro Chiese nella “comune ricerca dell’unità in Cristo”,
“Dio perfetto nella sua divinità, uomo perfetto nella sua umanità”. Un’unione, sottolinea
il documento, “che è reale, perfetta, senza confusione, senza alterazione, senza divisione,
senza forma di separazione alcuna”.