Assisi: concluso l'incontro sulla Testimonianza nell'era di Internet
“Testimoniare”, nell’epoca dell’internet 2.0, “vuole dire anzitutto incontrarsi”.
Così mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni
sociali della Cei, ha chiuso ieri ad Assisi il terzo incontro residenziale per animatori
della comunicazione e della cultura che hanno frequentato il corso Anicec. Parlando
della “Chiesa al tempo del 2.0”, mons. Pompili ha fatto ampiamente riferimento al
convegno “Testimoni digitali per i nuovi media”, che si terrà a Roma dal 22 al 24
aprile 2010 ed è la prosecuzione ideale di una riflessione della Chiesa italiana sui
media già avviata nel 2002 con il meeting “Parabole mediatiche” e poi, nel 2004, con
il Direttorio sulle comunicazioni sociali “Comunicazione e missione”. Tra le qualità
richieste a “una testimonianza ecclesiale 2.0”, ha sottolineato il direttore dell’Ufficio
Cei per le comunicazioni sociali, vi è “la leggerezza”, ossia avere “un equipaggiamento
leggero, una dinamica evangelizzatrice sciolta e non ingessata, ovvero una più elastica
capacità di adattarsi e di cambiare, riconoscendo nella mutevolezza non l’ostacolo,
bensì la risorsa più verace per un annunzio fede a Dio e all’uomo”. Una testimonianza
“leggera”, però, “non significa una verità diluita, svenduta o di minor profilo”,
ha messo in guardia mons. Pompili, proponendo i criteri del “silenzio”, della “bellezza”
e dell’“interpersonalità”. Il silenzio, ha precisato, consiste nella “capacità di
superare le seduzioni prometeiche della tecnocrazia efficientista, facile preda del
consumismo che induce bisogni e crea dipendenze”; la bellezza, invece, è “la capacità
di riappropriarsi di un’espressività totale”; l’interpersonalità, infine, va intesa
come “capacità di condividere, partecipare, collaborare, alimentandosi della comune
ricerca di quel contenuto del credere che sfugge a ogni oggettivazione unilaterale”.
(R.P.)