2009-10-25 12:00:45

Jozef Kowalczyk, nunzio apostolico in Polonia, ricorda la figura di Pio XI


“Servo fedele, prudente e buono”: così mons. Jozef Kowalczyk, nunzio apostolico in Polonia, ha tratteggiato la figura di Papa Pio XI nell’omelia per la messa di stamani celebrata nella Basilica parrocchiale di Desio, in provincia di Monza e Brianza. Una funzione che cade in occasione del 90.mo anniversario della Consacrazione episcopale di Achille Ratti, avvenuta a Varsavia il 28 ottobre 1919, e a ricordo dei 70 anni dalla sua morte. Nel pomeriggio di ieri nel corso della presentazione del libro: “Achille Ratti, il prete alpinista che diventò Papa” di Domenico Flavio Ronzoni, mons. Kowalczyk lo aveva definito “vescovo polacco che considerava la Polonia la sua seconda patria”. Il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3

E’ Benedetto XVI a suggerire la riflessione di mons. Kowalczyk sulla figura di Achille Ratti, nunzio in Polonia prima di diventare Papa Pio XI. A partire dalle caratteristiche del vescovo – ricordate dal Santo Padre diverse settimane fa durante la consacrazione di alcuni nuovi presuli – il nunzio ha rintracciato nella storia di Pio XI la fedeltà, la prudenza e la bontà. “Un servo è fedele – ha detto mons. Kowalczyk – in quanto sa custodire dei beni preziosi che non sono suoi: anzitutto la fede e gli insegnamenti di Gesù”. In quel particolare momento storico, sul finire della prima Guerra Mondiale, egli seppe affrontare i potenti della terra “mettendo la fedeltà a Cristo al di sopra di ogni rispetto umano”. Altra virtù fondamentale fu la prudenza cioè “la capacità di guidare l’azione secondo la retta ragione”; una caratteristica che servì per “i demoni, serpenti e veleni” contro i quali egli si trovò a lottare: l’odio tra i popoli, il dramma dell’oppressione che aveva impedito alla Polonia di vivere da nazione libera e soprattutto il nazionalismo “che – ha continuato il nunzio – tendeva ad insinuarsi anche nella vita religiosa e negli stessi uomini di Chiesa, con la tentazione di strumentalizzare per i propri fini la fede cristiana”.

 
Veleni che da Papa dovette affrontare in modo più tragico: il nazismo, il comunismo e il nazionalismo. “Prudenza – ha aggiunto il presule – che non fu sinonimo di cautela o timore” ma “sguardo lucido sulla realtà” e scelta oculata nei momenti in cui parlare e agire, “denunciando con coraggio, davanti al mondo, i pericoli che correva l’uomo del suo tempo”. Infine mons. Kowalczyk ha ricordato la bontà di mons. Ratti, simile a quella dei padri di famiglia che sono burberi e allo stesso tempo completamente dedicati al bene delle persone care. Dunque “egli realizzò in maniera singolare quell’ideale di vescovo tracciato dalla grande riforma tridentina, incarnato da San Carlo Borromeo”, un’ideale, ricorda il presule, che conobbe dall’infanzia nella Chiesa ambrosiana. Pio XI è quindi un esempio al quale guardare perché testimonianza di risposta “con generosità e senza paura” alla chiamata di amore di Dio.

 
Caratteristiche che mons. Kowalczyk ha ritrovato nel lungo excursus storico sulla figura di Ratti prima come visitatore apostolico e poi come nunzio in Polonia. Nel corso della sua prolusione di ieri pomeriggio durante la presentazione del libro “Achille Ratti, il prete alpinista che diventò Papa”, il presule ne ha sottolineato la competenza, la padronanza del diritto canonico, la capacità di prendere decisioni rapide. A lui si deve l’accelerazione del processo di riconoscimento formale dello stato polacco da parte della Santa Sede e la promozione dell’ambasciata polacca a sede diplomatica di prima classe così come la Nunziatura Apostolica a Varsavia. Di mons. Ratti, in Polonia, si ricorda l’impegno nel promuovere la cultura accademica e la testimonianza di coraggio quando restò nella capitale durante la guerra polacco-bolscevica. Da Papa più volte rievocò il suo soggiorno in Polonia, definendosi “vescovo polacco” e lavorando per il Concordato tra la Sede Apostolica e la Repubblica Polacca.







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