Simposio sul Mississippi: intervista con il cardinale McCarrick
Sono proseguiti con una sessione di studio sull’inquinamento del fiume Mississippi
e delle aree limitrofe i lavori del Simposio di Religione Scienza e Ambiente, in corso
in Louisiana. I partecipanti al convegno hanno visitato la comunità di Chalmette,
alla periferia est di New Orleans, sede di un impianto petrolchimico. Il servizio
della nostra inviata al Simposio, Giada Aquilino:
Soltanto
una rete metallica separa le ciminiere dell’industria petrolchimica di Chalmette e
la comunità cittadina. I residenti vivono a ridosso dell’impianto, uno dei 175 in
piena attività in quella striscia di terra lunga 90 miglia che separa New Orleans
da Baton Rouge, più a nord. Gli abitanti chiamano questa zona “Cancer Alley”, vicolo
del cancro. Gli ambientalisti l’hanno invece soprannominata “Mississippi River Chemical
Corridor”, il corridoio chimico del fiume Mississippi. I nomi non lasciano adito a
dubbi. Gli abitanti vivono quotidianamente a contatto con emissioni di sostanze chimiche
nocive. L’allarme per le conseguenze sulla loro salute è forte. Asma, bronchite cronica,
emicranie, eruzioni cutanee, tumori, come si legge in un rapporto tossicologico dell’estate
2004 che i cittadini hanno distribuito ai partecipanti al Simposio, accompagnandoli
per le vie di Chalmette, proprio accanto agli impianti industriali, tra fumi e rumore.
La zona è la stessa colpita dalla devastazione dell’uragano Katrina, che provocò la
fuoriuscita di oltre un milione di galloni di greggio dalle raffinerie locali. La
ricostruzione edilizia in questa periferia est di New Orleans è più lenta rispetto
ad altre zone. I cantieri sono ancora aperti. Molte sono le case abbandonate. Ma nessuno
ha perso le speranze, come conferma Margie Eugene Richard, presidente di uno dei comitati
cittadini: crediamo in Dio, dice, e poi intona un canto del Sud. Così si va avanti
in Louisiana e in quest’America dal volto diverso, provato ma intenso. Ma
cosa rappresenta il fiume Mississippi nella tradizione americana? Giada Aquilino
lo ha chiesto al cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington:
R. – It is
for us the old Indian … Per noi, nell’antico idioma indiano, è il “padre
delle acque”. E’ importante che noi prendiamo coscienza di cosa significhi per il
mondo e per il futuro dell’umanità. Personalmente, sono profondamente riconoscente
al Patriarca per essere venuto sul Mississippi … D. – Sia il
Patriarca sia il Papa nel suo messaggio, sia gli scienziati al convegno hanno ricordato
l’uragano Katrina. Lei cosa ricorda di quei giorni dell’estate 2005? R.
– I remember it very well. The Holy Father had asked … Oh, ricordo molto
bene! Il Santo Padre aveva chiesto all’allora arcivescovo Paul Cordes di venire in
quest’area della costa degli Stati Uniti e insieme abbiamo visitato le zone colpite.
Una delle cose che ci hanno colpito è stata la grande vitalità della Chiesa negli
Stati Uniti. Con il cardinale Cordes abbiamo sorvolato la città New Orleans e siamo
rimasti profondamente colpiti da questa tremenda catastrofe. E poi, la domanda: potrà
sopravvivere questa città? Potrà tornare come prima? D. – La
Chiesa ha avuto un ruolo importante nei soccorsi: in questo contesto, che importanza
ha il dialogo tra cattolici e ortodossi nella salvaguardia del Creato? R.
– There is no question but that terrible catastrophe … Non c’è dubbio che
ogni catastrofe, terribile come quella portata da Katrina, ci pone nuovamente davanti
alla grande domanda: dove sta andando il mondo? Cosa possiamo fare, noi, per prevenire
queste distruzioni? Noi sappiamo che la comunità cattolica non può farcela, da sola.
Ecco perché incontri come questi, che riuniscono scienza e religione, che raccolgono
la preoccupazione di gente di tutto il mondo, sono molto importanti!