Mons. Migliore: riforma agraria globale per vincere la fame nel mondo. Più potere
agli agricoltori, meno al capitale
L’appello ad un’urgente riforma del sistema agricolo globale per vincere la fame nel
mondo è stato lanciato ieri al Palazzo di Vetro di New York da mons. Celestino Migliore,
osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, nel suo nuovo intervento all’Assemblea
generale delle Nazioni Unite. Il servizio di Sergio Centofanti.
La fame nel
mondo invece di diminuire aumenta. Mons. Migliore ricorda che quest'anno per la prima
volta le persone sottonutrite hanno superato il miliardo. E questo “anche se il mondo
produce cibo a sufficienza per la comunità mondiale”. Il presule indica alcune cause
strutturali: c’è da notare infatti che l’aumento della fame negli ultimi dieci anni
“non è stato causato ma piuttosto accentuato dall’attuale crisi finanziaria”. Occorre
“modificare i modelli di consumo”: nei Paesi in via di sviluppo “i terreni agricoli
vengono utilizzati a fini non agricoli” e “i prodotti agricoli sono sempre più spesso
destinati a scopi non alimentari”. E’ il caso per esempio dei biocarburanti.
Oggi
– ha affermato il rappresentante vaticano - è quanto mai urgente che gli agricoltori
tornino ad essere “protagonisti” dello sviluppo agricolo. “Infatti – ha aggiunto -
il potere reale dell'agricoltura oggi sembra risiedere non più nelle mani degli agricoltori,
ma soprattutto nelle fasi che precedono e seguono la produzione. La leadership agricola
è nelle mani di coloro che hanno il controllo del credito e delle nuove tecnologie,
di coloro che gestiscono i trasporti, la distribuzione e la vendita di tali prodotti”.
Per
il presule occorre “dare maggiore importanza al ruolo del lavoro e della produzione
rispetto al capitale, alle transazioni finanziarie e alle speculazioni”: in particolare
le speculazioni – denuncia mons. Migliore - generano “una situazione destabilizzante
di incertezza e imprevedibilità” con improvvise cadute dei prezzi e il blocco della
produzione in certi settori agricoli con la conseguenza di “tragiche perdite di lavoro”.
L’osservatore permanente punta il dito anche contro le distorsioni del mercato provocate
dal protezionismo e dai sussidi a protezione degli agricoltori dei Paesi più sviluppati
tutto a svantaggio dei Paesi poveri. “E’ necessario lavorare per la creazione di una
nuova economia” – ha rilevato il presule - perché sia “attenta non solo al profitto,
ma, soprattutto ai bisogni umani”. Mons. Migliore cita quindi
il recente rapporto di Banca Mondiale e Fao dal titolo significativo: “Svegliare il
gigante dormiente dell’Africa”. Un “gigante” di “400 milioni di ettari di savana che
attraversa 25 Paesi, dal Senegal al Sudafrica, e che è dotato di un immenso potenziale
agricolo”. Ad oggi “solo il 10% della savana viene utilizzato, ma una politica tempestiva
e corretta – ha sottolineato - fondata sulle medie e piccole aziende agricole potrebbe
dare i risultati sorprendenti già sperimentati in altre regioni del mondo”.
Tuttavia
– ha proseguito – “la scienza e la tecnologia, certamente necessarie per migliorare
l'agricoltura, non sono sufficienti per affrontare i problemi esistenti” che “possono
essere affrontati solo nel quadro di una solidarietà” che dia “maggiore attenzione
alla dignità degli agricoltori, che più beneficiari dello sviluppo agricolo e della
sicurezza alimentare sono i suoi veri protagonisti”.
“Il
dibattito sulla malnutrizione e la fame – ha concluso mons. Migliore - non ha bisogno
di ulteriori astratte analisi e di moltiplicazione di parole, ma richiede azioni concrete”
da parte di tutti.