2009-10-24 16:01:57

Migliaia di giovani a Roma per gli Stati generali dell'Antimafia


La mafia può essere battuta tenendo insieme la mobilitazione della società civile, il risveglio delle coscienze e l'azione dello Stato. Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano intervenendo ieri pomeriggio agli “Stati generali dell’Antimafia”, organizzati a Roma dall’associazione Libera di don Luigi Ciotti. Sono arrivati in migliaia nella capitale, soprattutto giovani, per partecipare a questo evento pensato anche per rafforzare le strategie contro la criminalità organizzata. Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

Il presidente Napolitano ha fiducia nel futuro. Il capo dello Stato fa notare che “la mafia ha trovato il modo di crescere e svilupparsi, mentre contemporaneamente è molto cresciuta la mobilitazione, la coscienza civile e l’azione dello Stato. Se teniamo insieme in sinergia questi elementi penso che vinceremo”. D’accordo don Luigi Ciotti:

E’ un momento complesso e difficile nel contrasto alle varie forme di illegalità, di corruzione, alle mafie. E’ un momento in cui dobbiamo riconoscere i passi fatti in avanti nell’arco di questi anni, il grande fermento di una società civile responsabile, però il morso del più deve veramente oggi più che mai appartenerci a tutti”.

Tra le testimonianze di ieri pomeriggio, quella di Stefania Grasso che rappresenta i Familiari Vittime della Mafia. Eccola al microfono di Giuseppe Petrocelli:

R. – La mia è una storia semplice e non è tanto la mia storia, quanto la storia della mia famiglia, la storia di mio padre, che viveva e ci ha educato a vivere nel rispetto di quei principi di cui oggi io, grazie a Dio, sono ancora testimone: rispettare le regole, comportarsi bene. Lui ci ha sempre insegnato che questo ci faceva vivere felici. La storia di mio padre purtroppo non ha un lieto fine, perché è stato assassinato nel marzo dell’’89 sotto casa in maniera brutale. E noi siamo stati, purtroppo, in qualche maniera testimoni di quello che succedeva, perché lui non ci ha mai nascosto che aveva delle richieste estorsive, come non ci ha mai detto che i colpi che sparavano contro le vetrine del nostro negozio erano dei botti di Natale.
 
D. – Come si fa a trasformare il dolore in impegno?
 
R. – Questo è un merito che ha avuto don Luigi, quando ha deciso di raccogliere tutti i familiari di vittime innocenti. Ci troviamo e avvertiamo la necessità che quello che c’è successo non sia fine soltanto alla nostra vita, ma che possa continuare anche ad esistere dopo che non avremo più la forza di raccontarlo.
 
D. – Cosa ti senti di dire a chi, soprattutto giovane, pensa che la mafia sia una cosa lontana, che non ci riguardi...
 
R. – Lo pensavo anch’io e vivevo a Locri. Invece, tocca tutti e bisogna tenere gli occhi aperti. La cosa più importante è di non farsi coinvolgere dalla mentalità della mafia, non tanto dalla mafia come associazione a delinquere, ma da quella mentalità che ti fa scambiare il diritto come favore. 
Tanti i giovani arrivati a Roma per questo evento, e non tutti dalle regioni meridionali. Segno che la lotta alla mafia è una questione nazionale. Sentiamoli: 
“Vogliamo costruire insieme una comunità alternativa alle mafie e al malaffare”.  
“Testimoniamo una realtà che non si può capire se si vive in altri posti, in altri contesti”.
 
“Siamo qui per cercare di cambiare qualcosa che per noi non è giusto”.

L’educazione, la scuola, l’università, ribadisce don Ciotti, hanno un ruolo fondamentale nel formare le coscienze.







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