Le Proposizioni finali del Sinodo: l'Africa vuole prendere in mano il suo destino
Con la presentazione e la votazione delle cinquantasette Proposizioni finali, l’Aula
del Sinodo dei Vescovi per l’Africa ha chiuso stamani i battenti. Il documento, di
norma, è riservato al Papa che può basarsi su di esso per elaborare, eventualmente,
un’Esortazione post-sinodale. Ma Benedetto XVI ne ha autorizzato la pubblicazione
di una versione non ufficiale. Subito dopo l’ultima Congregazione, i Padri Sinodali
hanno condiviso un momento di agape fraterna con il Santo Padre. Infine, domattina
alle 10.00, il Papa presiederà la Messa conclusiva del Sinodo nella Basilica di San
Pietro. La nostra emittente seguirà l’evento in diretta a partire dalle 9.50. Ma torniamo
al contenuto delle Proposizioni finali del Sinodo con il servizio di Isabella Piro:
È un’Africa
che ha voce quella che esce oggi dall’Aula del Sinodo, un’Africa che ha voglia di
rialzarsi e dire basta con lo stare ai margini del mondo, un’Africa che vuole prendere
in mano il proprio destino. Non conta solo le sue piaghe, questo continente vivo,
ma suggerisce anche i modi per rimettersi in marcia. Ed eccoli, i modi: queste 57
Proposizioni finali che il Sinodo dei Vescovi ha elaborato. Si
parte con il ribadire l’importanza della comunione ecclesiale e del Sacramento della
Riconciliazione, poiché essa apre la strada allo sviluppo. Tutti i belligeranti, allora,
cessino le ostilità, chiedono i Padri Sinodali. Poi, il dialogo,
declinato nella forma ecumenica, interreligiosa e con la tradizione africana. Nel
primo caso, il Sinodo ricorda che la cristianità divisa è uno scandalo e invita la
Chiesa a ricordare la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Sul fronte
del dialogo interreligioso, invece, la religione non va politicizzata, le intolleranze
e le violenze vanno eliminate. In particolare l’Islam superi le discriminazioni e
il fondamentalismo e la Chiesa dia risalto alla libertà di culto e le vengano restituite
le proprietà confiscate. Quanto alle religioni tradizionali africane, non si rifiuta
ciò che di buono e santo contengono, si suggerisce la ricerca scientifica su di loro,
si richiede un’azione pastorale per liberare l’Africa dalla piaga della stregoneria.
Quindi, la pagina dedicata alla giustizia, articolata in vari
punti: sicurezza della società, con l’appello ai governi perché fermino gli omicidi
e i sequestri e ridistribuiscano i beni, creando così condizioni di vita migliori
e fermando la “fuga dei cervelli”. Altro punto, l’eliminazione della povertà, attraverso
un fondo continentale di solidarietà gestito dalla Caritas, la cancellazione del debito
e dell’usura. E ancora: il tema dell’evangelizzazione dell’Africa,
che deve vedere una maggiore diffusione della Dottrina sociale della Chiesa, e quello
dell’educazione, perché anche questo continente vive un’emergenza educativa. Le scuole
cattoliche siano tutelate nel diritto di frequenza, chiedono i Padri Sinodali, e lo
Stato le sostenga. Centrale anche la difesa dell’ambiente,
delle risorse naturali dell’Africa, dei beni essenziali come l’acqua e la terra. Per
questo, il Sinodo mette in guardia dallo sfruttamento perpetrato dalle multinazionali,
incoraggia le energie rinnovabili, guarda alla difesa degli agricoltori, condanna
la cultura del consumismo a favore di quella della moderazione. Quindi,
la pagina politica che vede la lotta alla corruzione, l’auspicio di una good governance,
la promozione del diritto contro sistemi dispotici e militari in espansione. Le elezioni
siano libere, trasparenti e sicure, dice il Sinodo, i leader religiosi siano imparziali,
i membri del Parlamento siano assistiti dalla Chiesa. Poi,
i temi dell’inculturazione e dell’evangelizzazione, da portare avanti grazie all’aiuto
dei teologi, delle piccole comunità cristiane, di laici e catechisti ben preparati,
che sappiano anche vincere la sfida di movimenti religiosi esoterici. Il Sinodo guarda
anche a preti, seminaristi e consacrati: chiede loro di vivere il celibato come dono
di Dio, di accertare la propria vocazione, di guardare all’esempio del Curato d’Ars.
Inoltre, i Padri Sinodali si soffermano sulle categorie più
vulnerabili: famiglie, donne, giovani, bambini, disabili. Per tutti chiedono un maggiore
inserimento nella società, la fine delle violenze di cui sono vittime, una cura pastorale
attenta. Centrale anche la questione del rispetto della diversità etnica, che va vista
come unità nella diversità, piuttosto che come uniformità. E
ancora, la questione sanitaria, segnata da Aids, malaria, droga e alcool: contro tutte
queste piaghe, l’Africa dice no a stili di vita promiscui che ne aumentano la diffusione,
vuole un accesso paritario e a basso costo ai medicinali, chiede la produzione di
vaccini, incoraggia il lavoro della Chiesa. Il documento finale
si sofferma anche sui migranti e i rifugiati, che in Africa sono 15 milioni, esprime
preoccupazione per la criminalizzazione delle migrazioni e per le politiche restrittive
in materia. Analoga attenzione è riservata ai detenuti, i cui diritti fondamentali
non vanno violati. E forte l’appello all’abolizione totale e universale della pena
di morte, così come quello alla realizzazione di un trattato sul traffico di armi
e all'abolizione di quelle nucleari, biologiche e di distruzione di massa. Proposizioni
singole sono poi dedicate al Protocollo di Maputo, del quale si deplora l’art. 14
che autorizza l’aborto terapeutico, svalutando, di fatto, anche la maternità, e alla
globalizzazione, definita ambigua e che deve basarsi sulla solidarietà. Un’altra proposizione
è riservata alla comunicazione, perché la Chiesa sia più presente nei mass media e
il giornalismo sia etico, lontano da sensazionalismi e disinformazione. Infine, il
Sinodo affida la Chiesa d’Africa a Maria, vero modello di riconciliazione, giustizia
e pace. Il “Sinodo della Nuova Pentecoste”, così lo definiscono
i Padri Sinodali, apre dunque la strada ad un’Africa di speranza, piena di voglia
di fare e di fare anche da sola. E il mondo cerchi di non dimenticarlo.