L'Africa raccontata in "Octava Dies", settimanale del Centro Televisivo Vaticano,
di sabato 17 ottobre
Da Octava Dies, settimanale del Centro Televisivo Vaticano, di sabato 17 ottobre:
Il Sinodo
dei Vescovi per l’Africa si avvia alla conclusione: i padri sinodali sono impegnati
nella discussione nei “Circoli minori”, e affrontano problemi come quello della povertà
causata dalla corruzione e dalle politiche delle multinazionali. Le voci raccolte
da Luca Collodi.
Giustizia ed ecologia per l’Africa di Luca Collodi
Con la relazione che raccoglie le indicazioni dei padri sinodali, la Relatio
post disceptationem, si è conclusa la prima parte dei lavori del Sinodo dei Vescovi
per l’Africa, in corso in Vaticano dal 4 ottobre scorso. Inizia ora la discussione
nei “Circoli Minori”, sul dramma dei migranti, il ruolo di sacerdoti e catechisti
e la presenza del fondamentalismo islamico in Africa. Nel dibattito dei Circoli minori,
i padri sinodali affrontano anche i problemi della povertà causate spesso dalle “politiche
delle multinazionali” e dei loro “complici locali”. Con noi mons. mons. Lucius Iwejuru
Ugorji vescovo di Umuahia, in Nigeria.
mons. Lucius Iwejuru Ugorji vescovo
di Umuahia, Nigeria (in inglese) Nella regione ci sono multinazionali che cercano
il petrolio degradando a tal punto l’ambiente che pescatori e contadini non riescono
più a lavorare. Il problema è diventato oggi molto importante per la Nigeria. Ci sono
proteste, anche violente, per una maggiore responsabilità delle multinazionali del
petrolio nei confronti dell’economia e dei lavoratori locali per favorire lo sviluppo.
Talvolta, gruppi di manifestanti, rapiscono le persone per ottenere un riscatto che,
naturalmente, ha una dimensione criminale. La soluzione del problema sta in una maggiore
responsabilità sociale di chi viene in Nigeria per il petrolio, aiutando a costruire
strade, ospedali, scuole in modo che la gente maturi un senso di appartenenza.
Il
problema ambientale preoccupa anche i vescovi della Tanzanìa, con ripercussioni sull’economia
locale e sulla popolazione già provata dalla povertà. Ce ne parla mons. Ruwa’chi.
mons. Tadeus Ruwa’chi Presidente Conferenza Episcopale Tanzania Quest’anno
la pioggia non è stata sufficiente anche nelle zone dove, normalmente, si riesce ad
avere piogge normali con la possibilità di una raccolta che sostiene la vita. La gran
parte del Paese e anche i Paesi vicini, come il Kenia, hanno sperimentato una carenza
di pioggia. Una popolazione già provata, povera, cade in una miseria sempre più profonda,
trovandosi nella condizione di ricorrere ad una assistenza fissa. E questo non libera
una persona verso un cammino di sviluppo. Quando si parla di giustizia e di pace si
deve pensare anche all’ambiente perché il rapporto con l’ambiente, che è l’habitat
dell’uomo, è un rapporto che quando viene minacciato, minaccia la pace.
Il
tema delle migrazioni è invece al centro della vita della chiesa cattolica in Libia,
che conta due vescovi, una quindicina di sacerdoti e un’ottantina di religiose che
lavorano in centri sociali di aiuto alla popolazione. Con noi, mons. Martinelli,
Vicario a Tripoli.
Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli Vicario apostolico
a Tripoli Le autorità sono disponibili nei nostri confronti soprattutto per il
servizio ai cristiani in tutte le parti della Libia, anche nelle prigioni dove andiamo
e nei centri di raccolta dove sono tutti questi immigrati che non riescono a passare
il Mediterraneo e sono portati nei centri di raccolta.
Ma come si vive nei
centri che ospitano i migranti in Libia ? Mons. Martinelli.
In genere c’è
un clima buono. Quelli che noi abbiamo visitato e dove incontriamo i migranti, abitualmente,
sono buoni. Certamente i libici non sono specialisti nel gestire tutta questa massa
di gente. Io più volte ho sottolineto che non è sufficiente rigettarli. E’ anche importante
aiutare i libici a gestire queste presenze di immigrati. Ci sono tanti aspetti positivi
per la pace, la povertà e la giustizia. La Libia sta lavorando in questo senso e il
leader libico è intervenuto più volte per portare la pace in Africa in diversi conflitti.
All’Africa è stato dedicato anche il rosario del Papa con gli universitari
degli atenei romani, un intenso incontro di preghiera in collegamento via satellite
con nove città del continente. Ce ne parla Barbara Castelli.
Una preghiera
per l’Africa di Barbara Castelli
Una straordinaria staffetta di preghiera,
intonata con e per l’Africa. Sabato scorso, in aula Paolo VI, migliaia di giovani
universitari si sono dati appuntamento per la veglia mariana con Benedetto XVI, in
occasione della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Un incontro
che è andato oltre i confini di Città del Vaticano e che grazie alle moderne tecniche
di telecomunicazione ha permesso a nove Paesi del vasto continente di essere collegati
via satellite: Egitto, Kenya, Sudan, Madagascar, Sud Africa, Nigeria, Repubblica Democratica
del Congo, Mozambico e Burkina Faso.
BENEDETTO XVI “Cari universitari
di Roma e dell’Africa, vi chiedo di essere nella Chiesa e nella società operatori
della carità intellettuale, necessaria per affrontare le grandi sfide della storia
contemporanea. Siate nelle Università sinceri e appassionati cercatori della verità,
costruendo comunità accademiche di alto livello intellettuale, dove è possibile esercitare
e godere di quella razionalità aperta e ampia, che apre la strada all’incontro con
Dio”.
Il Papa ha ricordato come meditando i misteri del Rosario si possa scrutare
il “vero volto di Dio, che in Gesù Cristo ci rivela la sua presenza nella vita di
ogni popolo”. Una presenza costante che deve ispirare soprattutto i giovani a costruire
ponti di riconciliazione, giustizia e pace. Ecco le testimoniane di alcuni di loro.
Onitsha – Nigeria (Inserto in inglese) “Quando tra i gruppi di una nazione
i rapporti si infrangono, il dia¬logo e la riconciliazione sono le strade obbligatorie
da percorrere per giungere alla pace. Soltanto un dialogo sincero e aperto alle legittime
rivendicazioni di tutte le parti, cui l’Università può ap¬portare un contributo significativo,
consentirà di costruire un edifi¬cio di autentica giustizia in cui tutti potranno
adoperarsi per il vero bene della patria e del loro popolo”.
Ouagadougou –
Burkina Faso (Inserto in francese) “La giustizia comprende numerose sfaccettature
e molte¬plici realtà, ma l’obiettivo rimane lo stesso: lo sradicamento della cultura
della morte e la promozione della vita nella piena dignità di ogni persona umana,
al fine di garantire l’introduzione di una pace duratura”.
Roma – Italia (Inserto
in portoghese) “Solo chi ha provato il dolore di un dente sa quello che significa.
Solo chi ha già vissuto momenti di guerra, sa quanto sia necessaria la pace. Io, come
giovane del Mozambico, so come la guerra distrugge tutto: la speranza, il sorriso,
il futuro, i sogni, l’economia. La guerra genera dolore, disperazione, lacrime senza
fine”.
BENEDETTO XVI “Il Dio di Gesù Cristo cammina con l’uomo: e
grazie a Lui è possibile costruire la civiltà dell’amore”.