Pubblichiamo qui di seguito la versione provvisoria, ufficiosa e non ufficiale, dell'Elenco
finale delle Proposizioni.
INTRODUCTIO
Propositio 1
Documenti
che si presentano al Sommo Pontefice
I Padri sinodali presentano alla considerazione
del Sommo Pontefice i documenti su «La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione,
della giustizia e della pace “Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del
mondo” (Mt 5, 13.14)» relativi a questo sinodo. Tale documentazione comprende: i “Lineamenta”,
l’ “Instrumentum laboris”, le Relazioni “ante” e “post disceptationem” e i testi degli
interventi, sia quelli presentati in aula sia quelli “in-scriptis”, le Relazioni dei
Circoli Minori e le loro discussioni - soprattutto alcune proposte specifiche, che
i Padri hanno ritenuto di fondamentale importanza. I Padri medesimi chiedono umilmente
al Santo Padre che valuti l’opportunità di offrire un documento sulla Chiesa in Africa
a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace.
I - ECCLESIA
IN SYNODO
Propositio 2
Il Sinodo di una nuova Pentecoste
Se la
Prima Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi fu chiamata “sinodo della
risurrezione e della speranza” (EIA, 13), i Padri sinodali, in comunione con il Santo
padre il papa Benedetto XVI, vedono questa Seconda Assemblea Speciale come il sinodo
di una “nuova Pentecoste”. Grati a Dio, ringraziano il Santo Padre per la provvidenziale
decisione di convocare questo sinodo. I Padri sinodali perciò sono contenti di
testimoniare il carattere universale di un’assemblea sinodale alla presenza del Santo
Padre, come suoi più stretti collaboratori e rappresentanti della Chiesa dagli altri
continenti. Pregano che lo Spirito della Pentecoste rinnovi la nostra apostolica
dedizione ad operare perché la riconciliazione, la giustizia e la pace e l’umanità
in generale prevalgano in Africa e nel resto del mondo, mentre non avvenga che gli
immensi problemi che gravano sull’Africa ci travolgano, e perché diventiamo “sale
della terra” e “luce del mondo”. Questo esercizio di comunione ecclesiale e responsabilità
collegiale ispiri altre strutture e forme di ministero di cooperazione nella Chiesa-Famiglia
di Dio.
Propositio 3
Comunione ecclesiale
Per sua intima natura,
la Chiesa è una comunione che comporta una organica solidarietà pastorale. I vescovi,
in comunione con il Vescovo di Roma, sono i principali promotori di comunione e collaborazione
nell’apostolato della Chiesa, al quale partecipano i preti, i diaconi, le persone
consacrate e i fedeli laici. Questa comunione della Chiesa appare particolarmente
nella collegialità effettiva ed affettiva tra i vescovi nelle loro provincie ecclesiastiche
e a livello nazionale, regionale, continentale e internazionale. Perciò il Sinodo
raccomanda che i vescovi, i preti, i diaconi, i religiosi e i laici rafforzino ulteriormente
la loro cooperazione a livello diocesano, nazionale, continentale e intercontinentale.
Incoraggia anche ulteriore e continua cooperazione tra il “Simposio delle Conferenze
Episcopali di Africa e Madagascar” (SECAM) e la “Confederazione delle Conferenze dei
Superiori/e Maggiori d’Africa e Madagascar” (COSMAM). In questo modo la Chiesa
diventa un segno più efficace e promotrice di riconciliazione, giustizia e pace.
Propositio
4
Comunione ecclesiale a livello regionale e continentale
I Padri sinodali
rendono grazie a Dio per il lavoro svolto dal SECAM/SCEAM (Simposio delle Conferenze
Episcopali di Africa e Madagascar), nei passati quaranta anni della sua esistenza
(1969-2009) come prima istanza di comunione ecclesiale a livello continentale. Desiderano
che, conservando lo Spirito di Pentecoste, le Conferenze Episcopali nazionali e l’Assemblea
della Gerarchia Cattolica d’Egitto rinnovino la loro adesione al SECAM/SCEAM allo
scopo di assicurare un ministero pastorale più fruttuoso in Africa, con speciale riferimento
alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace. Perciò incoraggiano i vescovi
di Africa a ravvivare le strutture della comunione ecclesiale, specialmente la COSMAM
(Confederazione delle Conferenze dei Superiori/e Maggiori d’Africa e Madagascar) e
promuoverne altre come: - un consiglio continentale per il clero; - un consiglio
continentale per i laici e - un consiglio continentale per le donne cattoliche.
Chiedono al SECAM/SCEAM di esplorare ed elaborare modi e strumenti per assicurare
una collaborazione fruttuosa nelle suddette strutture.
II - SYNODALIA THEMATA
A)
Reconciliatio
Propositio 5
Il sacramento della riconciliazione
La
grazia di Dio crea in noi un cuore nuovo e ci riconcilia con lui e con gli altri.
Essenziale per la “riconciliazione” è il sacramento della riconciliazione, che si
deve celebrare secondo le norme canoniche e nello spirito della Esortazione Apostolica
post-sinodale “Reconciliatio et Poenitentia”. Si tratta di restituire tutta la sua
importanza alla celebrazione del sacramento della penitenza nella sua doppia dimensione,
individuale e comunitaria. La riconciliazione sul piano sociale favorisce la pace.
Dopo un conflitto la riconciliazione ricostituisce l’unità dei cuori e la vita in
comune. In virtù della riconciliazione nazioni a lungo belligeranti hanno ritrovato
la pace, cittadini devastati dalla guerra civile hanno ricostruito l’unità; persone
o comunità che chiedono e offrono perdono hanno purificato la loro memoria; famiglie
divise rivivono ancora una volta in armonia. La riconciliazione supera le crisi, restituisce
dignità al popolo e apre la strada allo sviluppo e alla durata della pace nel popolo
a tutti i livelli. I Padri sinodali lanciano di cuore un appello a tutti coloro
che sono in guerra in Africa e fanno molto soffrire il loro popolo: “cessate le ostilità
e riconciliatevi”. Loro chiedono a tutti i cittadini e governi dell’Africa di riconoscere
la loro fraternità e promuovere iniziative di ogni tipo che potrebbero incoraggiare
la riconciliazione e rafforzarla stabilmente a tutti i livelli della società. Invitano
la comunità internazionale a dare forte sostegno ai tentativi di destabilizzare il
continente africano e ne provocano costantemente i conflitti. Propongono che le
nazioni africane celebrino ogni anno il Giorno della riconciliazione.
Propositio
6
La forma non sacramentale della celebrazione della riconciliazione
Sia
favorita prudentemente anche la forma non sacramentale della celebrazione della penitenza,
in maniera tale che riveli il carattere ecclesiale della penitenza e della riconciliazione.
Ciò permetterà alle comunità sparpagliate, senza un sacerdote, di vivere un reale
cammino di penitenza e riconciliazione. Permetterà a quei cristiani, privati dei sacramenti
a causa della propria condizione personale, di inserirsi in un cammino penitenziale
nella Chiesa. All’inizio di alcuni tempi liturgici come l’Avvento e la Quaresima,
può anche servire per quelle comunità che hanno un sacerdote, come tappa verso una
ricezione più fruttuosa del sacramento (cf. “Reconciliatio et Poenitentia”, 37). Sia
ricordato alle Conferenze Episcopali che tocca a loro “adattare questo Rituale della
Penitenza alle necessità di ogni regione” (“Reconciliatio et Poenitentia”, 38) ed
ai Vescovi Diocesani che tocca a loro “regolare la disciplina della penitenza nella
loro diocesi” (“Reconciliatio et Poenitentia”, 39).
Propositio 7
Inculturazione
del sacramento della riconciliazione
Un grande numero di cristiani in Africa
mostrano un’attitudine ambigua di fronte alla condotta circa la riconciliazione. Essi
adottano un comportamento di rispetto scrupoloso dei riti ancestrali di riconciliazione,
ma concedono poca importanza al sacramento della penitenza. Si conferma dunque
necessario effettuare uno studio serio e profondo dei riti tradizionali africani di
riconciliazione, per esempio la riconciliazione verbale (dove un gruppo di saggi svolgono
un arbitrato pubblico di casi giudiziari), e la ricomposizione di conflitti attraverso
un “gruppo di mediatori”. Simili organismi possono essere creati all’interno delle
Commissioni “Giustizia e Pace”, per aiutare i cristiani ad operare una conversione
profonda nella celebrazione del sacramento della riconciliazione. La grazia del
sacramento della penitenza celebrato con fede è sufficiente a riconciliarci con Dio
e con il prossimo e non richiede alcun rito tradizionale di riconciliazione.
Propositio
8
Prassi pastorale di riconciliazione
Per favorire lo sviluppo di una
cultura della riconciliazione, le Chiese locali potranno scegliere tra le seguenti
iniziative: 1. una Giornata o una Settimana di Riconciliazione all’anno, specialmente
in Avvento e Quaresima, o un Anno di Riconciliazione a livello continentale, per domandare
speciale perdono a Dio per tutti i mali e le ferite con cui ci affliggiamo a vicenda,
e per riconciliare persone e gruppi offesi nella Chiesa e nella società. Si possono
organizzare atti comunitari di riconciliazione e di perdono; e 2. un Anno giubilare
straordinario durante il quale la Chiesa in Africa e nelle Isole adiacenti ringrazia
Dio con la Chiesa universale e prega per il dono dello Spirito Santo. Questo periodo
di riconciliazione sia distinto dai seguenti elementi: a. una conversione personale
con la confessione sacramentale ed assoluzione individuale; b. un Congresso Eucaristico
continentale; c. la celebrazione di riti penitenziali durante i quali i partecipanti
si perdonano a vicenda; d. il rinnovo delle promesse battesimali, durante il quale
il nostro essere discepoli di Gesù supera tutte le forme di asservimento al clan o
a un partito politico; e e. una vita eucaristica rinnovata.
Propositio 9
La
spiritualità della riconciliazione
“Dio riconciliava a sé il mondo in Cristo,
non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori” (2 Cor 5, 19-20). Riconciliazione implica
un modo di vita (spiritualità) ed una missione. Per attuare una spiritualità di riconciliazione,
giustizia e pace, la Chiesa ha bisogno di testimoni radicati profondamente in Cristo,
nutriti della sua Parola e dei sacramenti. Così, essi potranno sforzarsi verso la
santità, sulla base di una conversione permanente e di una intensa vita di preghiera,
e darsi al lavoro di riconciliazione, giustizia e pace nel mondo, fino al martirio,
sull’esempio di Cristo. Con il loro coraggio nella verità, con la loro abnegazione
e con la loro gioia, essi offrono una testimonianza profetica in un modo di vita coerente
con la propria fede. Maria, la Madre della Chiesa-Famiglia di Dio, che volontariamente
accolse la Parola di Dio, ascoltò i bisogni umani e fu mediatrice compassionevole,
ne sarà il modello. I Padri sinodali raccomandano: - che sia preservata la memoria
dei grandi testimoni che diedero la loro vita in servizio del Vangelo, e che promossero
il bene comune e difesero la verità e i diritti umani, e che siano commemorati fedelmente; -
che i membri della Chiesa sviluppino un senso di responsabilità per le proprie azioni
ed una continua “metanoia”, che possa essere celebrata regolarmente nel sacramento
della riconciliazione; e - la celebrazione ed adorazione dell’Eucaristia, la preghiera
e meditazione sulla Parola di Dio, costituiscano profondamente la Chiesa-Famiglia
di Dio nel Signore e le diano la forza di essere “sale della terra” e “luce del mondo”.
Propositio
10
Dialogo ecumenico
Nel servizio alla riconciliazione, alla giustizia
e alla pace nel continente e in unione alla Chiesa universale, la Chiesa in Africa
rinnova il proprio impegno al dialogo e alla collaborazione ecumenica. Una cristianità
divisa resta uno scandalo, poiché contrasta con il volere del Maestro divino, il quale
pregò perché i suoi seguaci potessero essere una cosa sola (cf. Gv 17, 21). Perciò
lo scopo del dialogo ecumenico consiste sia nel dare testimonianza alla comunione
dei fedeli in Cristo sia a procedere verso l’unità cristiana con coloro con cui condividiamo
la stessa fede, attraverso l’ascolto della Parola di Dio e la collaborazione nel servizio
ai fratelli e sorelle “in un solo Signore… un solo Battesimo, un solo Dio e Padre
di tutti…” (Ef 4, 5-6). Di conseguenza il Sinodo loda i continui sforzi del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani nell’iniziare e mantenere il
dialogo con le altre Chiese e comunità ecclesiali. Il Sinodo è cosciente che, per
quanto l’unità dei cristiani non sia ancora una realtà, cristiani in diversi paesi
africani si sono riuniti in varie associazioni (come l’Associazione Cristiana di Nigeria,
il Consiglio Cristiano di Liberia, ecc.) per promuovere opere comuni di carità e per
salvaguardare gli interessi dei cristiani nei moderni stati pluralistici. Il Sinodo
loda questi sforzi e li raccomanda ad altri paesi, dove tali associazioni possono
servire la causa della pace e della riconciliazione. Inoltre, il Sinodo invita la
Chiesa in ogni diocesi o regione ad assicurarsi che la settimana dedicata alla preghiera
per l’unità dei cristiani sia segnata da preghiera ed attività comuni che promuovano
l’unità dei cristiani “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17, 21).
Propositio
11
Dialogo interreligioso
La pace in Africa come in altre parti del
mondo è ampiamente condizionata dalle relazioni tra le religioni. Perciò, la promozione
del valore del dialogo è importante perché i credenti lavorino nelle associazioni
dedite alla pace e alla giustizia, in mutuo spirito di fiducia e sostegno, e si insegnino
alle famiglie i valori dell’ascolto paziente e del rispetto reciproco senza paura.
Il dialogo con le altre religioni, specialmente l’Islam e la religione tradizionale
africana, è parte integrante della predicazione del Vangelo e dell’attività pastorale
della Chiesa in nome della riconciliazione e della pace. Di conseguenza l’iniziativa
del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso di intavolare il dialogo con
le diverse religioni non cristiane è altamente raccomandato. Tuttavia, poiché la
religione è costantemente politicizzata, e diviene causa di conflitti, si richiede
con urgenza il dialogo religioso con l’Islam e la religione tradizionale africana
a tutti i livelli. Questo dialogo sarà autentico e produttivo nella misura in cui
ogni religione si muove dal profondo della propria fede e incontra l’altra in verità
e in apertura. I Padri sinodali pregano che l’intolleranza e la violenza religiose
diminuiscano e vengano eliminate per mezzo del dialogo interreligioso. L’importante
evento ecumenico e interreligioso di Assisi (1986) ci fornisce un modello da seguire.
Propositio
12
Islam
Con il Concilio Vaticano II, la Chiesa-Famiglia di Dio “guarda
anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso
e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini” (“Nostra
Aetate”, 3). Per servire la riconciliazione, la giustizia e la pace, si deve superare
qualsiasi forma di discriminazione, di intolleranza e di fondamentalismo religioso.
Per quanto riguarda la libertà religiosa, il diritto al culto deve essere messo in
risalto. Nei rapporti con i Musulmani, dobbiamo: - dare la priorità al dialogo
della vita e ad un partenariato su contenuti sociali e sulla riconciliazione; -
prendere in considerazione la varietà delle situazioni ed esperienze; - confrontare
onestamente i nostri fraintendimenti e difficoltà; - fornire migliori informazioni
sull’Islam nella formazione dei sacerdoti, uomini e donne religiosi, e i fedeli laici;
e - prendere iniziative che promuovano il rispetto, l’amicizia, la collaborazione
e la reciprocità.
Propositio 13
La Religione Tradizionale Africana (RTA)
Poiché
la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa continua a vivere fianco a fianco con gli aderenti
della religione tradizionale africana, i Padri sinodali hanno ricordato il saggio
consiglio del Vaticano II (“Nostra aetate”) il quale considera la religione tradizionale
africana e le altre religioni in questa prospettiva: “Dai tempi antichi fino ad oggi
presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente
al corso delle cose e sopra agli avvenimenti della vita umana…” (2). La gente bene
informata, che si è convertita dalla religione tradizionale africana, può guidare
la Chiesa ad una sempre più grande e più precisa conoscenza delle culture e religioni
africane, facendo più facilmente discernimento dei veri punti di opposizione. Questo
aiuterà la necessaria distinzione che deve essere fatta tra il culturale e il religioso
e specialmente tra il culturale e quei perniciosi programmi di stregoneria che causano
la rottura e la rovina delle nostre famiglie e delle nostre società. Pertanto,
seguendo il Concilio Vaticano II, i Padri sinodali nulla rigettano di quanto “è vero
e santo in queste religioni… [La Chiesa] perciò esorta i suoi figli affinché, con
prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle
altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano,
conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che
si trovano in essi” (2). Pertanto, questo Sinodo propone che: - la religione
tradizionale africana e le culture siano soggette ad una qualificata e completa ricerca
scientifica nelle Università Cattoliche dell’Africa e nelle facoltà delle Università
Pontificie romane alla luce della Parola di Dio; - i Vescovi, nelle loro diocesi,
dovrebbero intraprendere una energica azione pastorale contro tutti coloro che sono
coinvolti nella stregoneria e decidere quali misure disciplinari siano necessarie;
e - ogni Vescovo dovrebbe nominare un esorcista, dove non ci sia. Riguardo alla
stregoneria ed ai culti, - la Chiesa locale si deve basare su un confronto equilibrato
che studi questo fenomeno alla luce della fede e della ragione, così da liberare gli
africani da questa piaga; e - una équipe pastorale diocesana multidisciplinare
deve preparare un programma pastorale basato sulla razionalità, sulla redenzione e
sulla riconciliazione.
B) Iustitia
Propositio 14
Giustizia
“La
Chiesa ... attesta all'uomo, in nome di Cristo, la sua dignità e la sua vocazione
alla comunione delle persone; gli insegna le esigenze della giustizia e della pace,
conformi alla sapienza divina” (“Catechismo della Chiesa Cattolica, 2419). Tuttavia
allo stato attuale della peccaminosità umana e dei cuori feriti, l’Antico Testamento
è sicuro nella sua convinzione che la giustizia non può arrivare alla persona umana
attraverso le sue proprie forze ma è un dono di Dio. Il Nuovo Testamento sviluppa
questa visione più pienamente, facendo della giustizia la rivelazione suprema della
grazia salvifica di Dio. Così la giustizia è, prima di tutto e soprattutto, un dono
di Dio. È Dio che ci giustifica attraverso Cristo. Questo significa che è Dio che
rende il peccatore degno della relazione di comunione e di alleanza con Dio e abilita
ciascuno a rendere giustizia (cf. “Relatio post disceptationem”). In realtà il
frutto della riconciliazione tra Dio e l’umanità e all’interno della stessa famiglia
umana, è il recupero della giustizia e delle giuste esigenze di relazione. È per questo
che Dio giustifica il peccatore non considerando i suoi peccati. Oppure uno giustifica
colui che l’offendo perdonando i suoi errori. E poiché Dio ci ha giustificati perdonando
i nostri peccati riconciliandoci a sé, anche noi possiamo istituire giuste relazioni
e strutture tra noi noi stessi e le nostre società, perdonando e non considerando
gli errori degli altri in virtù di amore e misericordia. Come possiamo ancora vivere
in comunità e comunione? Conseguentemente, riuniti in Sinodo i vescovi della Chiesa-Famiglia
di Dio in Africa, uniti a preti, diaconi, religiosi e laici, si impegnano: - a
cercare nella preghiera la giustizia / giustificazione di Dio alla cui luce siamo
resi capaci di giustificare gli altri e perdonare gli altri con amore e misericordia;
e - ad essere artefici di giuste strutture nelle nostre società alla luce della
giustizia che viene da Dio.
Propositio 15
Sicurezza nella società
Il
Sinodo si rivolge a tutti i membri della Chiesa in Africa, perché promuovano giustizia
per tutti e rispetto per i diritti umani attraverso l’educazione civica e costruendo
una cultura di giustizia e di pace. Per realizzare ciò, le diocesi e le parrocchie
dovrebbero istituire commissioni per la Giustizia e la Pace in collaborazione con
i capi delle comunità locali che possono fungere da intermediari. L’attuale mobilitazione
delle nazioni africane per la riduzione dell a povertà e il raggiungimento di una
pace duratura offrono grandi speranze. È per questo che il Sinodo raccomanda, per
amore della giustizia, il bene comune e il benessere dei popoli. Il Sinodo fa appello
ai governi perché, da una giusta ridistribuzione dei frutti dello sviluppo, provvedano
alla sicurezza della società e ai bisogni essenziali della vita dei più vulnerabili. Il
Sinodo ricorda ai nostri governi africani questa realtà e fa appello ad essi perché
promuovano la sicurezza della vita e della proprietà. La vita è sacra e deve essere
protetta nella sicurezza. I governi dovrebbero porre in atto un sistema per fermare
le uccisioni, i sequestri ecc. nel continente. L’insicurezza della vita e della proprietà
e la mancanza del buon ordine accresce l’emigrazione e la fuga di cervelli e di conseguenza
aumenta la povertà.
Propositio 16
Fuga di cervelli
I paesi e
le famiglie africani investono grandi somme di denaro nel formare professionisti per
contribuire a migliorare le condizioni di vita della gente. Purtroppo molti di loro
abbandonano il paese subito dopo la loro specializzazione con la speranza di trovare
migliori condizioni di lavoro e di remunerazione. Il Sinodo propone: - che i
paesi africani prendano misure urgenti per migliorare le condizioni di vita e di lavoro
nel continente per prevenire la “fuga di cervelli”, affinché le persone non lascino
il paese per essere assorbite nelle società sviluppate; - che i professionisti
esercitino un senso di sacrificio e di servizio verso la propria gente, alle cui spese
sono stati addestrati; e - che i paesi sviluppati sostengano l’Africa nell’affrontare
questo problema, sviluppando centri di eccellenza accademica perché rispondano ai
bisogni di uno sviluppo integrale delle società.
Propositio 17
La giustizia
sociale e l’eliminazione della povertà
I Padri sinodali hanno fatto appello
ad un’economia al servizio dei poveri e hanno denunciato fortemente un ordine economico
ingiusto che ha portato al perdurare della povertà. Noi quindi proponiamo che: 1.
la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa si dedichi al servizio di poveri, orfani e esclusi
a imitazione della vita della Chiesa primitiva; 2. come la Chiesa primitiva, la
Chiesa in Africa e nelle Isole deve sviluppare un sistema interno per rispondere ai
propri bisogni. A proposito di situazioni d’emergenza (catastrofi e disastri) è d’obbligo
instaurare relazioni di solidarietà tra diverse diocesi e all’interno delle stesse
Conferenze episcopali. Per questo motivo è urgente stabilire un fondo di solidarietà
a livello continentale attraverso la rete Caritas. Allo stesso tempo la Chiesa dovrebbe
sforzarsi di promuovere e inculcare una concezione integrale del lavoro come espressione
di gratuità e solidarietà. In questo modo il talento umano sarà riconosciuto come
necessario per il bene di tutti; 3. che i politici prendano delle misure adeguate
(accesso alla terra, all’acqua, infrastrutture ecc.) per rimediare alla povertà e
per sviluppare politiche che garantiscano l’autosufficienza alimentare e programmi
educativi che siano orientati alla produzione; 4. sia propugnata l’ulteriore cancellazione
del debito a condizioni favorevoli e l’eliminazione della pratica dell’usura; 5.
i governi africani siano più prudenti nell’accesso a sussidi e prestiti, cosicché
non inducano il loro popolo ad ulteriore debito; 6. l’Africa sia attivamente coinvolta
come partner importante nei processi di prese di decisioni sul commercio internazionale
e sulle questioni socio-economiche che la riguardano, 7. e gli sforzi summenzionati
siano ispirati e regolati da valori umani autentici di promozione integrale e di sviluppo
umano.
Propositio 18
La dottrina sociale della Chiesa
La missione
evangelizzatrice della Chiesa-Famiglia di Dio in Africa si alimenta di materiali di
svariate sorgenti, la più importante dei quali in assoluto è la Scrittura, la Parola
di Dio. Ma, come è stato osservato al Sinodo (Relatio ante disceptationem, 6), la
condotta e il carattere del ministero della Chiesa sono messe in risalto da parecchi
“avvenimenti e materiali di appoggio”, “subsidia fidei”, come il “Compendio della
Dottrina sociale della Chiesa”, una guida molto esaustiva sulla missione e sulla realizzazione
della Chiesa come “maestra” e “lievito”, nel mondo e nel suo ordine sociale. Di conseguenza
i Padri sinodali, riconoscendo l’utilità del “Compendio” nel compito dell’evangelizzazione
nel continente e nelle sue Isole, propongono che ogni Conferenza episcopale nazionale
e regionale: - riveda tutti i materiali catechetici ad ogni livello (bambini, giovani,
giovani coppie, famiglie) per includere gli elementi della dottrina sociale della
Chiesa e tradurre il “Compendio” nelle lingue locali; - esiga che la dottrina sociale
della Chiesa sia resa obbligatoria in tutta l’educazione dei seminari e nei programmi
di formazione permanente per i preti, uomini e donne religiosi e nella formazione
ed attività dei laici in servizio alla Chiesa e alla società; - raccolga insieme,
laddove ancora non esistono, i messaggi e le lettere pastorali relative al loro insegnamento
sociale; - crei un gruppo di ricercatori per redigere il programma di un corso
per l’insegnamento e la comunicazione dei valori sociali e cristiani, di modo che
il programma, così concepito, sia insegnato dalla scuola primaria fino all’università;
e - faccia conoscere e amare il Vangelo e i valori africani della solidarietà,
della generosità e del bene comune.
Propositio 19
Educazione
I
Padri sinodali manifestano interesse per l’educazione, idea che spesso è espressa
dal Santo Padre Benedetto XVI. Come in altri luoghi in giro per il mondo, l’Africa
sta sperimentando la crisi dell’educazione. Un programma educativo completo e integrato
è necessario per unire fede e ragione attraverso cui il fedele è preparato adeguatamente
per affrontare tutte le circostanze della vita ed evitare che siano portati a regolarsi
con criteri dualistici e relativistici nelle loro scelte quotidiane. L’educazione
non può essere semplicemente ridotta ad accademia, ma dovrebbe istillare nella gioventù
il profondo senso della vita. La famiglia deve essere riconosciuta come primo luogo
di educazione e per questo assistita in questa missione. I Padri sinodali, perciò,
insistono sulla priorità dell’educazione e difendono il diritto del cittadino al lavoro
educativo, che non deve essere monopolio dello stato. Laddove le Chiese hanno istituito
scuole avviate a collaborare con lo stato nel promuovere l’educazione, è necessario
che il diritto delle Chiese per frequentare le scuole sia rispettato. Sarebbe anche
desiderabile se lo stato esprimesse la cooperazione con la Chiesa nel campo educativo
sostenendo le scuole.
Propositio 20
Protocollo di Maputo
I Padri
sinodali conoscono gli aspetti problematici del Protocollo di Maputo sulle donne e
la vita, ad esempio riguardo alla salute riproduttiva. Ma soprattutto ritengono inaccettabile
la promozione dell’aborto nell’articolo 14,2/c: “proteggere i diritti riproduttivi
delle donne autorizzando l’aborto terapeutico nei casi di violenza sessuale, stupro,
incesto e quando portare avanti la gravidanza comporterebbe la salute mentale e fisica
della donna o la vita della donna o del feto”. Secondo l’insegnamento della Chiesa,
l’aborto è contrario alla volontà di Dio. Inoltre questo articolo è in contraddizione
con i diritti umani e con il diritto alla vita. Banalizza la serietà del crimine dell’aborto
e svaluta il ruolo della maternità. La Chiesa condanna questa posizione sull’aborto,
proclamando che per valore e dignità la vita umana sia protetta dal concepimento fino
alla morte naturale. I Padri sinodali invitano la Chiesa in Africa e nelle sue
Isole a dedicarsi ad usare i mezzi e le strutture necessari per accompagnare donne
e coppie tentate di abortire. Inoltre lodano il coraggio dei governi che combattono
l’aborto nella loro legislazione.
C) Pax
Propositio 21
Pace
La
pace è innanzitutto un dono di Dio e poi un frutto dei nostri sforzi. Per questo la
pace dovrebbe cominciare nei cuori delle persone ocome una grazia donata (cf. Gv 14,
1). “Vi do la mia pace”, dice Gesù (Gv 14, 27). Poiché la pace è un bene universale,
che dipende dal rispetto dei diritti umani di ogni persona e di tutta la ceazione,
dovremmo dedicare le nostre energie al suo servizio. Il Sinodo quindi propone che: -
sia costituito un programma africano di pace e solidarietà per interventi di solidarietà
e assistenza alla Chiesa locale nella soluzione di conflitti e nella pacificazione
attraverso il continente con saggi consigli su giustizia, pace e riconciliazione.
Questa iniziativa farà emergere dalla nostra Chiesa coloro che esperienza coloro che
hanno esperienza, integrità e rispetto per gli altri. Il Pontificio Consiglio “Giustizia
e Pace” sarà invitato a collegarsi con il SECAM per promuovere questa iniziativa; -
siano organizzati Consigli per la Pace a livello diocesano, nazionale e regionale,
all’interno della Commissione per la Giustizia e la Pace, con una controparte a livello
continentale, costituito per un collegamento con “African Peace and Solidarity Initiative”
presso il SECAM; - questi Consigli per la costruzione della pace dovrebbero essere
ben provvisti di personale e mezzi per formare il clero ed i laici nella pratica della
costruzione della pace, del dialogo e degli sforzi di mediazione; - Commissioni
per la Giustizia e la Pace a livello nazionale e regionale destinati a un tavolo di
monitoraggio per la prevenzione e la risoluzione di conflitti; - siano sviluppati
piccoli gruppi e programmi di formazione adatti ad ogni livello (primario, secondario,
collegio e università) per impartire una vera cultura di pace; - i formatori dei
seminari seguano un corso che includa studi sulla pace e sulla risoluzione dei conflitti; -
sia formata un’organizzazione permanente che favorisca il dialogo interetnico, in
vista di una pace duratura; - preghiera per la pace e le elezioni.
D) Argumenta
adnexa
Propositio 22
La protezione dell’ambiente e la riconciliazione
con la creazione
La nostra fede cristiana ci insegna che Dio Creatore ha fatto
tutte le cose buone (cf. Gen 1), ed a noi, esseri umani, ha dato la terra perché la
coltivassimo e che ce ne prendessimo cura come amministratori (cf. Gen 2, 15). Ci
rendiamo conto che molti esseri umani, a tutti i livelli, continuano a maltrattare
la natura ed a distruggere il mondo buono di Dio attraverso lo sfruttamento delle
risorse naturali al di là di ciò che è sostenibile ed utile. Esiste al momento un
deterioramento irresponsabile ed una distruzione insensata della terra, che è “nostra
madre”. In complicità con coloro che esercitano la leadership politica ed economica
in Africa, alcuni uomini e donne d’affari, di governo, compagnie multinazionali e
transnazionali si coinvolgono in operazioni che avvelenano l’ambiente, distruggono
la flora e la fauna, causando così un’erosione ed una desertificazione di larghe zone
di terra coltivabile senza precedenti. Tutto ciò minaccia la sopravvivenza dell’umanità
e l’intero ecosistema. Ciò ha suscitato tra gli scienziati e i diretti interessati
la presa di coscienza degli effetti deleteri del cambiamento climatico, del raffreddamento
globale, delle calamità naturali (come terremoti, maremoti e loro conseguenze come
gli “tsunami”). Per rendere abitabile la terra oltre la generazione attuale e
garantire un’attenzione sostenibile e responsabile per la terra sollecitiamo le Chiese
particolari a: - promuovere l’educazione e la coscienza del rispetto per l’ambiente; -
convincere i governi locali e nazionali ad adottare politiche e regolamenti legalmente
vincolanti per la protezione dell’ambiente e promuovere fonti di energia alternative
e rinnovabili; e - incoraggiare tutti a piantare alberi e trattare la natura e
le sue risorse cooperando al bene comune e all’integrità della natura, con trasparenza
e rispetto per la dignità umana.
Propositio 23
Commercio di armi
La
Chiesa in Africa, riunita in Sinodo, a causa del proliferare di armi e mine nel continente
e nelle sue isole, si associa alla Santa Sede, e di tutto cuore dà il benvenuto ad
iniziative dell’ONU, dell’Unione Africana e delle organizzazioni intergovernative
regionali come ECOWAS - Embargo sulle armi leggere, per fermare il traffico illegale
di armi e per rendere trasparente qualsiasi commercio legale di armi. Il Sinodo raccomanda
che il Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace” aggiorni il suo documento sul commercio
delle armi. I Padri sinodali incoraggiano i governi nazionali ad appoggiare lo
studio in corso e la preparazione di un Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) all’ONU,
con standard universali di coercizione per il commercio globale di armi convenzionali,
che dovrebbe rispettare i diritti dell’uomo e la legge internazionale umanitaria. I
Padri sinodali facendo proprio l’invito del profeta Isaia, per amore di Dio e del
prossimo: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno
falci” (Is 2, 4), propongono che la progettazione e la produzione di qualsiasi tipo
di armi sia drasticamente ridotto per il bene dello sviluppo dell’istruzione e dell’agricoltura,
che rispetti l’ambiente. Inoltre i Padri sinodali condannano categoricamente la
produzione di armi nucleari, armi biologiche, armi anti-persona ed ogni tipo di armi
di distruzione di massa. Essi chiedono che queste siano bandite dalla faccia della
terra. Le Conferenze Episcopali dei Paesi che producono armi sono incoraggiate
a raccomandare pubblicamente ai propri governi di introdurre una legislazione che
riduca la produzione e la distribuzione di armi, che altrimenti sono a scapito dei
popoli e delle nazioni africani.
Propositio 24
Buon governo
Il
bene comune dovrebbe esprimersi giuridicamente nella Costituzione ed esige l’esercizio
del buongoverno. La sua pratica richiede anche il rispetto dei principi della democrazia:
uguaglianza tra le persone, sovranità dei popoli e rispetto per l’applicazione della
legge; altrimenti la democrazia manca di vitalità e muore. I Padri sinodali perciò
invitano i responsabili ad assumere ed esercitare coscienziosamente il senso della
gestione del bene comune al di sopra degli interessi di famiglia, clan, gruppo etnico
o partito politico e a proteggere e promuovere il diritto sociale, economico, politico
e religioso di ogni cittadino ai sensi della Dichiarazione Universale delle Nazioni
Unite e della Carta Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli. I Padri sinodali
sollecitano le Conferenze Episcopali a tutti i livelli a stabilire organismi di assistenza
che possano insistere presso membri del parlamento, di governi e di istituzioni internazionali
affinché favoriscano un contributo effettivo della Chiesa nell’elaborazione di leggi
giuste e politiche per il bene della gente. In attesa di svolgere pienamente un
ruolo e apportare il proprio contributo per una cultura di pace e dei diritti umani,
la Chiesa in Africa chiede di far parte di istituzioni nazionali, regionali e continentali
in Africa (AU). Il Sinodo esorta le Conferenze Episcopali a sostenere il Peer Reneview
Mechanism del NEPAD all’interno dell’Unione Africana, ed esorta gli stessi paesi africani
a sottomettervisi.
Propositio 25
Politica
I Padri sinodali riconoscono
gli sviluppi positivi nella sfera politica e socio-economica in quei paesi africani
che sono governati secondo la propria costituzione e dove i diritti umani, la giustizia
e la pace sono sostenuti. I Padri sinodali apprezzano la crescente maturità della
società civile che in alcuni paesi comincia ad affermarsi e a pesare sulle decisioni
relative al futuro della nazione. Accolgono con gioia e incoraggiano i responsabili
politici che si dedicano al servizio del popolo. Tuttavia il Sinodo ha rilevato
con tristezza che in molte nazioni africane c’è strisciante violazione dei diritti
umani, corruzione e impunità che fomentano colpi di stato, violenti conflitti e guerre.
In questi luoghi i principi della democrazia sono stracciati sin dalle radici (uguaglianza
tra gli esseri umani, sovranità del popolo, rispetto universale dello stato di diritto). Il
processo democratico in questi casi conosce sempre più derive che compromettono stabilmente
la pace, lo sviluppo e la stabilità delle nazioni; i sistemi antidemocratici come
quelli dipostici, le partitocrazie, i governi militari sono in espansione e trattano
gli stati come bottino di guerra. Queste nazioni si ritrovano indebitate, saccheggiate,
sovrasfruttate. La missione della Chiesa di fronte a tutto ciò è quella di promuovere
una cultura attenta al primato del diritto e del rispetto dei diritti umani per tutti.
I Padri sinodali invitano perciò tutti i pastori ad impegnarsi nell’assicurare ai
responsabili politici ed economici attuali e futuri una formazione spirituale, dottrinale,
pastorale e pratica, come pure un accompagnamento spirituale (creando cappellanie).
Richiedono la creazione di facoltà di scienze politiche nelle università cattoliche.
La dottrina sociale della Chiesa è uno strumento prezioso che merita una larga divulgazione.
Esortiamo tutte le Conferenze episcopali a promuovere programmi multidimensionali
di educazione civica; a creare programmi per favorire la formazione di una coscienza
sociale a tutti i livelli; incoraggiano la partecipazione di cittadini competenti
ed onesti nei partiti politici.
Propositio 26
Le elezioni
I cittadini
esprimono liberamente con il voto la loro scelta politica. Così le elezioni democratiche
rappresentano il segno del legittimo esercizio del potere in Africa. L’assenza di
rispetto della Costituzione nazionale, della legge, dei diritti umani, del verdetto
delle urne dove le elezioni sono state libere, imparziali e trasparenti, non è accettabile
in ogni caso. Così i Padri sinodali invitano le Chiese locali a sensibilizzare
i candidati alle varie elezioni perché rispettino le regole del gioco (trasparenza
elettorale, rispetto del proprio avversario politico, la Costituzione, il voto e l’imparzialità
dei diversi osservatori e l’accettazione della legittima sconfitta) e a contribuire
attraverso le Commissioni “Giustizia e Pace” al rilevamento di elezioni, perché siano
libere, imparziali, trasparenti e sicure per noi. Nell’incoraggiare tutti i cristiani
a prender parte alla vita politica, la Chiesa, nella sua missione profetica, continuerà
ad esprimersi contro gli abusi elettorali e tutte le forme di broglio nella conduzione
delle elezioni. I capi religiosi sono invitati a conservare l’imparzialità e in
nessun caso essi devono prendere posizioni di parte. Dovrebbero essere la voce critica,
oggettiva e realistica di chi non ha voce, senza compromettere la loro imparzialità.
Propositio
27
Libertà religiosa
La libertà religiosa (che presuppone la possibilità
di professare la propria fede privatamente e pubblicamente) e la libertà della propria
ricerca di Dio come Creatore e Salvatore, sono diritti umani fondamentali. Perciò
i Padri sinodali raccomandano che tutte le nazioni in Africa riconoscano e proteggano
la libertà religiosa e la libertà di culto, estirpando tutte le forme di intolleranza,
persecuzione e fondamentalismo religioso. Essi chiedono anche la restituzione di chiese,
di proprietà ecclesiastiche e di proprietà di altre istituzioni religiose confiscate
in alcune nazioni.
Propositio 28
Migranti e rifugiati
Nel continente
africano ci sono circa quindici milioni di migranti che cercano una patria e un luogo
di pace. Il fenomeno di questo esodo rivela l’aspetto delle ingiustizie e crisi socio-politiche
in alcune aree dell’Africa. Migliaia hanno tentato, ed ancora cercano, di attraversare
deserti e mari per raggiungere “pascoli più verdi”, dove credono di ricevere un’istruzione
migliore, guadagnare più soldi, e, in alcuni casi, godere di una maggiore libertà.
Purtroppo questo fenomeno affligge molte nazioni del continente. Ancora oggi, molti
rifugiati stanno languendo in prigione, centinaia sono già morti. Questa situazione
precaria per tanti stranieri dovrebbe essere vinta dalla solidarietà di ciascuno;
invece essa causa molta paura e ansietà. Molti considerano gli immigranti un peso
e li considerano con sospetto e li ritengono un pericolo e una minaccia. Tutto ciò
spesso porta ad espressioni di intolleranza, xenofobia e razzismo. Tra alcuni recenti
e preoccupanti sviluppi c’è: una legislazione che penalizza tutti gli ingressi clandestini
nelle nazioni straniere e consolati e polizia di frontiera che discrimina negli aeroporti
i passeggeri africani. Certamente migrazioni all’interno e fuori del continente
sono un dramma con molte dimensioni, che incide su tutti i paesi, creando destabilizzazione,
la distruzione di famiglie ed uno spreco del capitale umano dell’Africa. I Padri
sinodali credono innanzi tutto che le politiche e le leggi migratorie restrittive
del mondo contro gli Africani violino sempre più il principio della destinazione universale
dei beni creati e gli insegnamenti della Chiesa sui diritti umani, sulla libertà di
movimento e sui diritti dei lavoratori migranti. Il Sinodo quindi è convinto che
sia necessario ed urgente: - chiedere che il governo applichi la legge internazionale
sulle migrazioni in modo giusto e conveniente senza discriminare i passeggeri africani; -
fornire una cura pastorale speciale per i settori vulnerabili della popolazione dell’Africa,
in uno sforzo congiunto tra le Chiese di origine e le Chiese ospitanti, per ampliare
la cura pastorale ai migranti; - propugnare un giusto trattamento dei rifugiati
in cooperazione con il Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, la Commissione
Internazionale Cattolica per le Migrazioni e le Commissioni per la Giustizia e la
Pace a tutti i livelli della Chiesa; - stabilire uffici o “Commissioni” per il
Movimento dei Popoli nei segretariati delle Conferenze Episcopali, incaricati di lavorare
insieme e con il Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti; - sviluppare
programmi di cura pastorale per i migranti e le loro famiglie. Il Sinodo invita
anche i governi Africani a creare un clima di sicurezza e di libertà per attuare programmi
di sviluppo e di creazione di lavoro, dissuadendo così i loro cittadini da lasciare
la casa diventando rifugiati e a prendere iniziative che incoraggino i rifugiati a
ritornare, con programmi di accoglienza per loro.
Propositio 29
Risorse
naturali
La terra è un prezioso dono di Dio all’umanità. I Padri sinodali rendono
grazie a Dio per le abbondanti ricche risorse naturali dell’Africa. Ma essi affermano
che i popoli d’Africa, invece di goderli come benedizione e fonte di reale sviluppo,
sono vittime di una cattiva gestione pubblica da parte delle locali autorità e dello
sfruttamento da parte di poteri stranieri. Oggi esiste una stretta connessione
tra lo sfruttamento delle risorse naturali, il traffico di armi e l’insicurezza deliberatamente
mantenuta. Alcune società multinazionali sfruttano le risorse naturali delle nazioni
africane spesso senza interessarsi delle popolazioni né rispettare l’ambiente, con
la complicità di molte persone privilegiate del posto. I Padri sinodali condannano
la cultura del consumismo che è devastante e invocano la cultura della moderazione.
Il Sinodo fa appello alla comunità internazionale perché si incoraggino formule di
legislazione nazionale e internazionale per una giusta distribuzione del reddito prodotto
dalle risorse naturali a beneficio delle popolazioni locali e per assicurare una gestione
legale a vantaggio delle nazioni proprietarie di tali risorse, impedendo allo stesso
tempo lo sfruttamento illegale. Il Sinodo propone anche di rivolgersi al sistema economico
globale che continua a tenere al margine l’Africa. Noi raccomandiamo con urgenza
alla Chiesa-Famiglia di Dio in Africa perché faccia pressione sui nostri governi perché
adottino un quadro giuridico accettabile che tenga conto degli interessi delle nostre
nazioni e popolazioni. Noi chiediamo alle istituzioni della Chiesa che operano
in quelle società perché facciano pressione allo scopo di ottenere che quelle popolazioni
gestiscano in proprio le loro risorse naturali. Per parte sua la Chiesa cercherà
di istituire nelle varie nazioni del continente un tavolo di monitoraggio della gestione
delle risorse naturali.
Propositio 30
La terra e l’acqua
Siccome
grandi appezzamenti di terreno fertile e di risorse idriche sono sfruttate senza scrupolo
da investitori stranieri e locali in molti paesi Africani, causando lo spostamento
e la privazione di persone povere e delle loro comunità spesso impotenti ad opporsi
a questo “assalto”, questo Sinodo invita urgentemente tutti i governi ad assicurarsi
che i loro cittadini siano protetti contro l’ingiusta esclusione dalla propria terra
e dall’accesso all’acqua, che sono beni essenziali della persona umana. I Padri
sinodali raccomandano vivamente che: - la Chiesa in Africa si informi ed impari
riguardo ai problemi sulla terra e dell’acqua nelle Chiese locali, per educare il
Popolo di Dio e renderlo capace di contestare ingiuste decisioni al riguardo; -
tutte le negoziazioni per contratti terrieri siano condotte in piena trasparenza e
con la partecipazione delle comunità locali che potrebbero esserne affette; - gli
accordi per l’alienazione di terre non siano contrattati né firmati senza il consenso
previo, libero e cosciente delle comunità locali coinvolte, né la gente perda la propria
terra senza un compenso appropriato; - gli agricoltori abbiano garantito un salario
decente alla luce del fatto che gli investimenti promuovono la creazione di impiego; -
i modelli della produzione agricola rispettino l’ambiente e non contribuiscano al
cambiamento del clima, all’impoverimento del terreno ed all’esaurimento delle riserve
d’acqua potabile; - la produzione del cibo per l’esportazione non metta in pericolo
la sicurezza e la proprietà del cibo, né i bisogni delle generazioni future; -
i diritti tradizionali alla terra siano rispettati e riconosciuti dalla legge; e -
l’acqua non sia sfruttata come un prodotto economico privato senza la dovuta attenzione
agli interessi della gente.
Propositio 31
La globalizzazione e l’aiuto
internazionale
La Chiesa in Africa dovrebbe essere consapevole dell’ambiguità
della globalizzazione e delle sue conseguenze. Deve essere pronta a rispondere alle
sfide che la globalizzazione implica e far fronte alle responsabilità che ne derivano.
La migliore globalizzazione deve essere una globalizzazione di solidarietà. La
globalizzazione della solidarietà a volte assume la forma di aiuto internazionale
attraverso agenzie che agiscono a livello mondiale. Sfortunatamente tale aiuto non
sempre raggiunge le persone alle quali è destinato e talvolta arriva con condizioni
che non riflettono i bisogni della gente. I Padri sinodali richiamano i governi
africani e le agenzie intermediarie ad una maggiore responsabilità e ad una amministrazione
trasparente della solidarietà internazionale, nell’interesse del bene comune. I Padri
sinodali insistono che questi valori siano apprezzati e che le Chiese locali siano
riconosciute come partners nello sviluppo.
Propositio 32
Rispetto per
la diversità etnica
La Chiesa, a servizio della riconciliazione, ha la missione
di riconciliare tutte le cose in Cristo (cf. 2Cor 5, 19). Nell’adempiere la sua missione
la Chiesa riconosce e rispetta le ricche diversità etniche culturali, politiche e
religiose dei popoli africani, cercando l’unità nella diversità, piuttosto che nell’uniformità,
preferendo quanto unifica a ciò che li divide e prendendo dalle diversità i valori
positivi come sorgente di forza per raggiungere la concordia sociale, la pace e il
progresso.
Propositio 33
Inculturazione
C’è bisogno di compiere
uno studio completo sulle tradizioni e culture Africane alla luce del vangelo, per
arricchire la vita cristiana, per mettere da parte quegli aspetti che sono contrari
all’insegnamento cristiano e per animare e sostenere il lavoro di evangelizzazione
dei popoli d’Africa e delle loro culture. La Chiesa in Africa sperimenta una crescita
costante nel numero dei suoi membri e di coloro che servono come clero. Tuttavia esiste
un’incoerenza tra alcune pratiche culturali tradizionali Africane e quanto richiesto
dal vangelo. Per poter essere pertinente e credibile, la Chiesa ha bisogno di compiere
un discernimento profondo, per identificare quegli aspetti della cultura che promuovono
ed quelli che impediscono l’inculturazione di valori evangelici. Quindi il Sinodo
propone: - che siano promossi i valori culturali positivi e inculcati in tutte
le sue istituzioni di insignamento ed educazione; - che sia incoraggiato e promosso
il lavoro dei teologi autenticamente africani; - che gli elementi positivi delle culture
tradizionali africane siano incorporati nei riti della Chiesa;- che gli agenti pastorali
imparino le lingue e culture locali, così che i valori del vangelo possano toccare
il cuore della gente, ed aiutarla verso una genuina riconciliazione, che porti ad
una pace durevole; - che i documenti del Magisterium siano tradotti nelle lingue
locali; - che lo scambio di documenti tra Conferenze Episcopali sia facilitato; -
che le regole canoniche e liturgiche riguardanti il ministero dell’esorcismo siano
usate in un ministero di compassione, giustizia e carità; e - che venga denunciata
la simonia tra un certo numero di sacerdoti, i quali abusano dei sacramentali per
venire incontro alle richieste dei fedeli, a cui piacciono simboli religiosi, come
incenso, acqua santa, olio d’oliva, sale, candele, ecc. L’insegnamento della cultura
condiziona lo sviluppo integrale degli individui e gruppi. Quindi gli Africani dovrebbero
promuovere l’eredità culturale della loro regione. Essi dovrebbero tenere cari certi
valori e allo stesso tempo aprirli ad un incontro con altre culture, valori come il
rispetto per gli anziani e per le donne come madri; rispetto per la solidarietà, aiuto
vicendevole ed ospitalità, unità, rispetto per la vita; onestà, verità e la parola
d’onore.
III - PROMOTORES
A) Ecclesia
Propositio 34
Evangelizzazione
I
Padri sinodali mettono in risalto l’urgenza e la necessità dell’evangelizzazione che
è la missione e la vera identità della Chiesa (“Evangelii nuntiandi”, 14). I Padri
sinodali mettono in evidenza che questa evangelizzazione consiste essenzialmente nel
dare testimonianza prima di tutto attraverso la vita e poi con la parola (“Evangelii
nuntiandi”, 21), in uno spirito di apertura agli altri, di rispetto e dialogo con
loro, attenendosi ai valori del Vangelo. Questo sinodo si rivolge alla Chiesa-Famiglia
di Dio in Africa perché sia testimone nel servizio della riconciliazione, della giustizia
e della pace, come il “sale della terra” e “la luce del mondo”.
Propositio
35
Piccole Comunità Cristiane / Comunità Ecclesiali Viventi
Il Sinodo
rinnova il suo appoggio alla promozione delle SCC / CEV, che edificano saldamente
la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa. Le SCC / CEV, basate sulla condivisione del vangelo,
dove i cristiani si riuniscono per celebrare la presenza del Signore nella loro vita
e in mezzo a loro, attraverso la celebrazione dell’Eucaristia, la lettura della Parola
di Dio e la testimonianza della loro fede nel servizio amorevole tra loro e nelle
loro comunità. Sotto la guida dei loro pastori e catechisti cercano di approfondire
la lor fede e maturare nella testimonianza cristiana nel vivere esperienze concrete
di fraternità, maternità, relazione, amicizia aperta, dove ciascuno si prende cura
dell’altro. Questa Famiglia di Dio si estende al di là dei vincoli di sangue, etnia,
tribù, cultura e razza. In questo modo le SCC / CEV aprono sentieri di riconciliazione
con le famiglie estese, che hanno la tendenza ad imporre ai nuclei delle famiglie
cristiane i loro modi e costumi sincretistici.
Propositio 36
Sfide dei
nuovi movimenti religiosi
Alla luce delle sfide poste dai nuovi movimenti religiosi
(culti, movimenti esoterici, ecc.), alle Chiese locali è richiesto di approntare forme
di evangelizzazione che affrontino al meglio gli attuali problemi dei fedeli. Anche
le parrocchie devono promuovere nelle loro Piccole Comunità Cristiane / Comunità Ecclesiali
Viventi (SCC / CEV) una vita fraterna di solidarietà. Gli operatori nell’attività
apostolica devono sviluppare un ministero di ascolto spirituale e di sostegno per
assistere i fedeli nel vivere ogni giorno conservando la fede. Inoltre il Sinodo
raccomanda che la catechesi conduca ad una genuina esperienza di conversione e includa
la formazione alla perseveranza nella fede in tempo di prova (cf. Rm 5, 3-5) alla
stessa maniera che l’iniziazione tradizionale prepara i giovani ad affrontare tutti
i tipi di situazioni. Deve essere offerto ai fedeli un profondo insegnamento biblico
e dottrinale. I gruppi di preghiera, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità dovrebbero
introdurre anche questa istanza nei loro programmi.
Propositio 37
I
laici
I fedeli laici di Cristo condividono la sua triplice missione di sacerdote,
profeta e re, poiché sono membri del Popolo di Dio. Sono quindi chiamati a vivere
la loro vocazione e missione a tutti i livelli della società, specialmente nella sfera
socio-politica, in quella socio-economica ed in quella socio-culturale. In questo
modo essi diventano “sale della terra” e “luce del mondo”, servendo la riconciliazione,
la giustizia e la pace in questi ambiti della società. Di conseguenza la Chiesa
deve equipaggiarli con una catechesi iniziale e permanente per la conversione del
cuore, sostenuta da un’adeguata formazione spirituale, biblica, dottrinale e morale,
per creare una coscienza civile da cristiano. A questo proposito forse uno degli
strumenti provvidenziali per lo sviluppo di questa conversione ed esperienza di fede
sono i nuovi movimenti ecclesiali. I movimenti e le comunità di fede e di comunione
sono nella Chiesa “veri laboratori di fede”, spazi di formazione e di arricchimento
attraverso lo Spirito per una vita di testimonianza e di missione. Così formati come
discepoli del Signore, essi operano come lievito nel mondo. La Chiesa si deve prendere
particolare cura di coloro che sono coinvolti nella guida degli affari politici, economici
e culturali, pianificando un programma di formazione basato sulla Parola di Dio e
sulla dottrina sociale della Chiesa (cfr. “Compendio”). Questo programma deve comprendere
la formazione per guidare gli altri in modo da trasformare la vita con l’azione (tirocinio
formativo di guida attraverso l’azione). Allo stesso tempo la Chiesa deve incoraggiare
la formazione di associazioni e compagnie laicali nei differenti campi professionali
(medico, giuridico, parlamentare, accademico, ecc.) per assisterli nelle rispettive
attività nell’ambito della società e della Chiesa. Deve anche rafforzare e sostenere
i Consigli per i Laici già esistenti, assistendoli ad ogni livello, provvedendoli
di cappellani. Le Piccole Comunità Cristiane / Comunità Ecclesiali Viventi (SCC
/ CEV) devono prestarsi nella formazione del Popolo di Dio e servire come luogo dove
si viva concretamente la riconciliazione, la giustizia e la pace.
Propositio
38
La famiglia
Come istituzione, la famiglia ha origini divine. Essa
è il “santuario della vita” e il nucleo della società e della Chiesa. Essa è il luogo
appropriato per imparare e praticare la cultura del perdono, della pace, della riconciliazione
e della concordia. A causa della sua capitale importanza e delle minacce che essa
affronta, segnatamente la trivializzazione dell’aborto, il disprezzo della maternità
(gravidanza), la distorsione della nozione del matrimonio e della stessa famiglia,
l’ideologia del divorzio ed una nuova etica relativista, la famiglia e la vita umana
devono essere protette e difese. I Padri sinodali invitano le chiese locali ad
adottare le seguenti misure: - rendere nota la Carta della Famiglia della Santa
Sede; - un’adeguata catechesi sulla concezione cristiana della famiglia; - programmi
pastorali concreti integrali che promuovano una vita di preghiera e ascolto della
Parola di Dio (lectio divina) nelle famiglie; - educazione delle coppie a crescere
nell’amore coniugale e nella paternità responsabile, secondo la dottrina della Chiesa; -
offrire sostegno pastorale ai genitori nelle loro responsabilità di primi educatori; -
accompagnamento spirituale delle coppie (p. e. attraverso le Équipes Notre Dame; la
Fraternità di Cana, ecc.); - considerare il servizio degli sposi cristiani come ministero
e mettere questa dignità a fondamento della famiglia; - aiutare gli sposi a vivere
il loro ministero come un ministero di preghiera, evangelizzazione, carità e vita; -
celebrazione di giubilei di matrimonio (nozze d’argento, d’oro) con diplomi d’onore; -
sostegno alle giovani coppie attraverso coppie esemplari ben note; - offerta di
consulenza matrimoniale e istituti per la famiglia; - educazione e formazione sui
valori matrimoniali e familiari attraverso i media (radio, telvisione, ecc.) e -
creazione di associazioni diocesane e nazionali, sostenute a livello continentale.
Propositio
39
I preti
Ogni prete configurato per l’ordinazione a Cristo, Capo e
Buon Pastore, è chiamato ad essere un’immagine viva di Gesù Cristo, che venne a servire,
non ad essere servito (Mc 10,45). Di conseguenza i preti devono coltivare una profonda
vita spirituale che comprenda l’ascolto della Parola di Dio, la celebrazione dell’Eucaristia
e la fedeltà alla preghiera, specialmente delle Ore. Devono dedicarsi in modo risoluto
una vita di comunità evangelica e fraterna, protetti da pressioni familiari, dedicati
ad una sobria vita di disciplina e di abnegazione (“Apostolica vivendi forma”), e
ad un amore speciale per i poveri. Devono essere esempi di un’amministrazione responsabile
e trasparente. Dovrebbero imitare i profeti coraggiosi di fronte ai mali sociali.
Divengono così “sale della terra” e “luce del mondo”. La vocazione sacerdotale
comprende anche un impegno alle virtù evangeliche di povertà, castità ed obbedienza.
Queste sono la loro più grande professione di amore per Cristo, per la sua Chiesa
e per i loro vicini. Di conseguenza i Padri sinodali raccomandano a tutti i preti
di rito latino di vivere il loro celibato generosamente e con amore. Secondo l’Esortazione
Apostolica “Pastores dabo vobis” (n. 29): “Il celibato è dunque da accogliere... come
dono inestimabile di Dio, come «stimolo della carità pastorale», come singolare partecipazione
alla paternità di Dio e alla fecondità della Chiesa, come testimonianza al mondo del
Regno escatologico”. Inoltre il periodo di grazia dell’Anno Sacerdotale invita
tutti i preti a imitare lo zelo di S. Giovanni Maria Vianney nel ministero del sacramento
della penitenza. In vista di tutto ciò e a causa dei ministeri che i preti esercitano
in Cristo e in favore dei fedeli cristiani, talvolta in circostanze molto difficili,
i Padri sinodali non cessano di ringraziare Dio per loro e di portarli nella preghiera
a Dio, perché li aiuti. Ma i Padri sinodali desiderano anche assicurare ai loro preti
una solida formazione permanente nelle rispettive zone di vita e di ministero. Raccomandano
loro per il proprio mantenimento e crescita spirituale: - giornate mensili ed
annuali di ritiro; - regolare vita di preghiera e lettura biblica; - formazione
permanente specialmente per giovani preti, che hanno bisogno di un accompagnamento
amorevole, che includa la dottrina sociale della Chiesa; ed - un’assicurazione
generale e mezzi per una vita dignitosa dei preti malati e anziani. Inoltre il
Sinodo precisa, per i preti che lavorano fuori della loro diocesi, che venga raggiunta
una convenzione tra la diocesi di origine e quella di destinazione, che definisca
chiaramente le condizioni di vita e di lavoro e la durata della missione. Per di più
questi preti devono essere considerati pienamente pastori in tutta giustizia e carità
cristiana, e inseriti pienamente nel presbiterio.
Propositio 40
Seminaristi
Nella
formazione dei seminaristi è necessario un trattamento integrale di preparazione al
sacerdozio cattolico. Mentre bisogna sostenere l’importanza di una solida formazione
intellettuale, morale, spirituale e pastorale, la crescita umana e psicologica di
ogni candidato dovrebbe essere inclusa come elemento fondamentale per lo sviluppo
di una vita autenticamente sacerdotale. I formatori devono assicurare un rinnovamento
spirituale dei seminaristi, i quali siano liberi dai condizionamenti etnici e culturali
(cf. Rom 12), ma al contrario divengano “nuovi esseri in Cristo” (2Cor 5, 17). In
questo modo i nostri futuri preti possono diventare più stabilmente radicati nella
comprensione delle loro culture e delle virtù evangeliche e rafforzati nel loro affidamento
e dedizione alla persona di Cristo e alla missione della Chiesa per la riconciliazione,
la giustizia e la pace. Il gruppo accademico del seminario e lo speciale gruppo formativo
lavorano insieme allo scopo di facilitare questa formazione integrale. I seminaristi
devono essere formati alla vita di comunità in modo tale che la vita fraterna fra
di loro sarà garantita per il futuro una vera esperienza di sacerdozio come una “fraternità
strettamente sacerdotale”. Nella selezione e formazione dei candidati il vescovo
e il gruppo dei formatori devono attentamente discernere la motivazione e l’attitudine
dei seminaristi per accertare che coloro che saranno poi ordinati preti saranno veri
discepoli di Cristo e servitori della Chiesa.
Propositio 41
I diaconi
permanenti
Questo Sinodo ha identificato il servizio di riconciliazione, giustizia
e pace come l’aspetto urgente e la forma della missione apostolica della Chiesa-Famiglia
di Dio in Africa e nelle sue isole. Facendo ciò, questo Sinodo ha anche descritto
diversi agenti di questa missione apostolica della Chiesa, compresi vari componenti
del laicato, ma includendo anche i ministri ordinati, in mezzo ai quali ci sono i
diaconi permanenti che “servono la riconciliazione, la giustizia e la pace” come ministri
dedicati a Dio, al suo amore misericordioso e alla sua Parola. “Fortificati dalla
grazia sacramentale… essi servono il popolo di Dio nel diaconato liturgico, della
parola e della carità” (“Lumen gentium”, 29). Pertanto, questo Sinodo raccomanda
che questi servi del Signore ricevano una adeguata formazione soprattutto nelle scienze
sacre e nella dottrina sociale della Chiesa. Poiché l’intento di tutti gli esercizi
spirituali è la scoperta di un modo migliore di servire, i Padri sinodali invitano
i diaconi a cercare e contemplare il volto del Signore quotidianamente, così che essi
possano scoprire un modo più credibile di servire la riconciliazione, la giustizia
e la pace.
Propositio 42
La vita consacrata
La Chiesa riconosce
l’inestimabile valore della vita consacrata, forma particolare del discepolato di
Cristo, che ricopre un ruolo fondamentale nella sua vita e missione al servizio del
regno di Dio. La Chiesa in modo particolare apprezza la testimonianza della vita
consacrata nella vita di preghiera e nella vita di comunità, nell’istruzione, nella
sanità, nella promozione umana e nel servizio pastorale. Il ruolo profetico delle
persone consacrate deve essere accentuato nel processo di riconciliazione, giustizia
e pace, e nel fatto che spesso essi sono molto vicini alle vittime di oppressione,
repressione, discriminazione, violenza e sofferenze di ogni tipo. In stretta collaborazione
con il clero nel ministero pastorale, la dignità delle donne nella vita consacrata
e la loro identità e carisma religioso devono essere protetti e promossi. I vescovi
devono assistere i giovani istituti religiosi verso l’autosostentamento. La Chiesa
si aspetta molto dalla testimonianza delle comunità religiose, caratterizzate da diversità
razziali, regionali ed etniche. Con la loro vita in comune essi proclamano che Dio
non fa distinzioni tra persone, e che siamo tutti suoi figli, membri della stessa
famiglia, vivendo in armonia pur nella diversità, e nella pace. Per sostenere ed
incoraggiare la vita consacrata, i Padri sinodali raccomandano che: - un attento
discernimento dei candidati (fratelli, sorelle e sacerdoti) sia fatto nel corso della
loro formazione; - sia loro data una solida formazione umana, spirituale, intellettuale
(biblica, teologica, morale) e professionale; - rimangano fedeli alla loro vocazione
e carisma; e - la loro formazione iniziale (postulandato e noviziato) normalmente
sia fatta in Africa. Il Sinodo si rallegra con la costituzione della Confederazione
delle Conferenze dei Superiori/e Maggiori d’Africa e Madagascar (COSMAM), che è una
struttura di sostegno alla vita consacrata in Africa ed un luogo di dialogo con i
vescovi del continente (SECAM).
Propositio 43
Catechesi
L’insegnamento
del catechismo è divenuto il modo normale di introdurre le persone alla fede e di
iniziarle alla Chiesa attraverso il battesimo, Eucaristia e cresima. È anche il modo
per preparare i fedeli a ricevere gli altri sacramenti. Si dovrà inoltre mantenere
un legame vitale tra il catechismo imparato a memoria e la catechesi vissuta, in modo
tale che esso conduca ad una conversione di vita profonda e durevole. I Padri sinodali
raccomandano vivamente che sia prestata una particolare attenzione all’iniziazione
al sacramento della Riconciliazione. Si tratta dunque di formare ad una vita cristiana
adulta che possa affrontare le difficoltà della loro vita sociale, politica, economica
e culturale. Nella catechesi deve essere fatto uso adeguato del Catechismo della
Chiesa cattolica.
Propositio 44
I catechisti
I catechisti permanenti
o occasionali sono nelle nostre Piccole Comunità Cristiane / Comunità Ecclesiali Viventi
(SCC / CEV) gli araldi viventi del Vangelo. Vi esercitano il ruolo di animatori della
preghiera, di consiglieri e di mediatori. Hanno bisogno di una solida formazione e
di sostegno materiale per assumere efficacemente il loro ruolo di guide spirituali.
Devono essere anche incoraggiati nel loro zelo per il servizio all’interno delle loro
comunità, specialmente il servizio alla riconciliazione, alla giustizia ed alla pace.
ne I catechisti volontari devono ricevere una formazione adeguata ed essere sostenuti
nella loro preparazione e provvisti di sussidi didattici.
B) In Christo roborati
Propositio
45
Eucaristia fonte di comunione e riconciliazione
All’inizio del terzo
millennio del cristianesimo la nostra grande sfida non consiste nell’illustrare le
differenze di origine e di cultura, ma nel costruire un’unità che rispetti la diversità.
Uomini e donne di differente origine, per carattere, cultura e religione possono costruire
insieme un alto grado di unità: un’unità tale da fondare la vita di ciascuno per e
con gli altri per amore della stessa persona, cioè Dio fatto uomo, Gesù Cristo, che
visse tra noi, sparse il suo sangue per noi con la più grande solidarietà e ci dà
se stesso in cibo nella nostra vita quotidiana. Questo sangue di Cristo sparso per
noi è il vincolo e il fondamento di una nuova relazione che respinge ogni parvenza
di tribalismo, razzismo, etnicismo, nepotismo, feticismo, ecc. Il Sinodo ha espresso
una forte disapprovazione di certe deviazioni nella pratica sacramentale, contrarie
ai sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia. Insistiamo nel ricordare che l’Eucaristia
rimane la fonte e il culmine della riconciliazione e l’intera vita cristiana e che
la santità è il mezzo più efficace per costruire una società di riconciliazione, giustizia
e pace. Guardiamo con attenzione alla celebrazione eucaristica e disponiamo tempi
e luoghi per l’adorazione eucaristica, individuale e comunitaria, in tutte le diocesi
e parrocchie. Bisogna curare che le chiese e le cappelle siano ordinariamente riservate
alla celebrazione dell’Eucaristia, evitando il più possibile che esse divengano semplicemente
degli spazi sociali. I Padri sinodali chiedono che le organizzazioni assistenziali
siano pronte ad appoggiare le diocesi in un dialogo sincero con i vescovi locali nella
costruzione di spazi di culto, convinti che essi sono essenziali per la visibilità
della Chiesa e garantiscono il senso del sacro e di uno sviluppo umano autentico ed
integrale.
Propositio 46
Il potere della Parola di Dio
“Ignorare
le Scritture è ignorare Cristo” (S. Girolamo). Il Sinodo dei vescovi, nello spirito
del Vangelo... ha ricordato ai vescovi ai preti e ai diaconi il loro ministero essenziale
di predicatori del Vangelo nella Chiesa-Famiglia di Dio e nel mondo. La lettura e
la meditazione della Parola di Dio ci inserisce più profondamente in Cristo e guida
il nostro ministero di servitori della riconciliazione, della giustizia e della pace. Perciò
questo Sinodo raccomanda che sia promosso l’Apostolato Biblico in ogni comunità cristiana,
nelle famiglie e nei movimenti ecclesiali. Il Sinodo inoltre raccomanda che tutti
i fedeli si dedichino ogni giorno alla lettura della Bibbia.
C) Ecclesia agens
Propositio
47
Donne in Africa
Le donne in Africa offrono un grande contributo alla
famiglia, alla società e alla Chiesa con i loro molti talenti e capacità. Tuttavia
non solo la loro dignità e apporto non vengono pienamente riconosciuti e apprezzati,
ma i loro stessi diritti sono spesso negati. Nonostante il grande progresso fatto
nell’educazione e nello sviluppo delle donne in alcune nazioni dell’Africa, lo sviluppo
delle giovani e delle donne in generale è sproporzionato rispetto a quello dei giovani
e degli uomini; ragazze e donne generalmente sono trattate ingiustamente. I Padri
sinodali condannano tutti gli atti di violenza contro le donne, p. e. i maltrattamenti
alle mogli, la privazione dell’eredità alle figlie, l’oppressione delle vedove in
nome della tradizione, i matrimoni forzati, la mutilazione genitale alle donne, traffico
delle donne e tanti altri abusi come la schiavitù sessuale ed il turismo sessuale.
Sono ugualmente condannati tutti gli altri atti disumani ed ingiusti contro le donne. I
Padri sinodali propongono: - la formazione umana integrale (intellettuale, professionale,
morale, spirituale, teologica, ecc.) delle ragazze e delle donne; - la creazione
di “case di accoglienza” per ragazze e donne vittime di abusi perché trovino riparo
e consulenza. -la stretta collaborazione tra Conferenze Episcopali per porre fine
al traffico delle donne; - l’integrazione più ampia delle donne nelle strutture
della Chiesa e nei processi decisionali; - l’istituzione di una commissione di
studio diocesana e nazionale per trattare le questioni delle donne, per aiutarle a
svolgere meglio la loro missione nella Chiesa e nella società; e - l’istituzione
di una commissione di studio sulle donne nella Chiesa all’interno del Pontificio Consiglio
per la Famiglia.
Propositio 48
Giovani
Oggi in Africa i giovani
costituiscono la maggior parte della popolazione e sono un dono e una ricchezza da
parte di Dio di cui tutta l’Africa è grata. Essi dovrebbero essere amati, valorizzati
e rispettati. Inoltre, i giovani sono la forza e la speranza della Chiesa e della
società. In molti paesi dell’Africa, i giovani si trovano di fronte a molti problemi
e sfide, che li rendono particolarmente vulnerabili a causa di una inadeguata formazione
ed educazione personale, della disoccupazione, dello sfruttamento politico, dell’abuso
di droghe, ecc… Tali situazioni fanno sentire i giovani frustrati e rifiutati. I
Padri sinodali sono profondamente interessati alla situazione dei giovani e propongono
quanto segue: - provvedere risorse e centri per l’insegnamento di abilità professionali
e la formazione umana dei giovani da parte della Chiesa locale, in collaborazione
con varie altre istituzioni; - fornire consulenti per gli studi, per l’addestramento
professionale e la creazione di posti di lavoro per i giovani; - dare ad essi una
permanente formazione catechetico-biblica per educarli ad essere agenti di riconciliazione,
giustizia e pace fra di loro e per avere uno spirito critico corretto circa le problematiche
legate ai mass media;- intraprendere uno studio dei problemi e delle sfide che riguardano
i giovani, da parte delle commissioni giovanili diocesane e parrocchiali; - organizzare
commissioni giovanili diocesane, nazionali, regionali e continentali; - istituire
centri traumatologici e di riabilitazione per giovani vittime di traumi (bambini-soldato,
giovani che hanno subito abusi, coloro che soffrono per la dipendenza da droghe, ecc…);
e - fare in modo che il sistema educativo nazionale sia più aperto ai meno dotati
in modo da offrire opportunità per tutti.
Propositio 49
I bambini
I
bambini, che sono un dono di Dio all’umanità, devono essere oggetto di una speciale
attenzione da parte della famiglia, della Chiesa, della società e dei governi. I bambini
sono portatori di novità di vita: nel loro ambiente sono apostoli e sono la speranza
della loro famiglia, come anche della società e della Chiesa. Purtroppo, I le seguenti
categorie di bambini sono soggetti a trattamenti intollerabili: - aborti - orfani -
albini - bambini di strada - bambini abbandonati - bambini soldato -
bambini prigionieri - bambini operai - bambini disabili fisici o mentali -
bambini accusati di stregoneria - bambini venduti come schiavi del sesso - bambini
traumatizzati, senza alcun orientamento cristiano o prospettiva umana - ecc. I
Padri sinodali invitano le Chiese locali, nel quadro della “Pastorale per l’Infanzia”
a dedicare attenzione speciale a quei bambini che si trovano in situazioni di grande
vulnerabilità, e a far sì che nelle scuole cattoliche essi ricevano la Parola di Dio,
un aiuto psicologico, la cultura della giustizia e della pace e imparino a comportarsi
in modo da diventare buoni e sani membri della società.
Propositio 50
Persone
disabili
Molte persone nella nostra società sono mentalmente o fisicamente
disabili e, spesso, emarginate. Il Sinodo, ricordando il diritto alla vita delle
persone disabili, propone che: - ogni sforzo sia fatto per assicurare la loro piena
integrazione nella società e nelle nostre comunità ecclesiali, così che possano mettere
in pratica i loro doni, realizzare le loro potenzialità e sperimentare pienamente
la presenza riconciliante di Cristo nella comunità; e - siano stabiliti dei programmi
per incoraggiare la loro integrazione nel piano pastorale delle nostre diocesi e comunità
ecclesiali locali.
Propositio 51
HIV/AIDS
L’AIDS è una pandemia,
che insieme alla malaria e alla trubercolosi sta decimando la popolazione africana
e danneggiando fortemente la sua vita economica e sociale. Non la si deve considerare
come problema semplicemente medico-farmaceutico e solamente come un’istanza di cambiamento
della condotta umana. In realtà si tratta di un’istanza di sviluppo integrale e di
giustizia, che richiede alla Chiesa un trattamento integrale e una risposta. I
malati di AIDS in Africa sono vittime di ingiustizia, poiché non ricevono la stessa
qualità di trattamento di altri paesi. La Chiesa chiede che i fondi destinati a loro
siano realmente devoluti a questo scopo e raccomanda che i pazienti africani ricevano
la stessa qualità di trattamento praticato in Europa. La Chiesa condanna decisamente
ogni tentativo deliberato da parte di persone e gruppi di diffondere il virus, o come
arma da guerra o con il proprio stile di vita. Il Sinodo incoraggia tutte le istituzioni
e movimenti della Chiesa che lavorano nel campo della salute e specialmente dell’AIDS,
e chiede alla agenzie internazionali di riconoscerli e sostenerli nel rispetto della
loro specificità. La Chiesa raccomanda urgentemente che la ricerca corrente sui trattamenti
sia allargata per scongiurare questa profonda sofferenza. Inoltre il Sinodo propone: -
l’abolizione di ogni causa di diffusione della malattia, di distruzione della vita
familiare, di infedeltà coniugale, la promiscuità e uno stile di vita che disprezzi
i valori umani e le virtù evangeliche; - una pastorale che offra ai malati di HIV
e AIDS di accedere alla terapia, al cibo, ad un accompagnamento per un cambiamento
di condotta e una vita priva di marchio di condanna; - una pastorale che offra
ad orfani, vedove e vedovi una vera speranza di vita priva di marchio di condanna
e discriminazione; - un sostegno pastorale di aiuto alle coppie di contagiati
per informarle e formare la loro coscienza perché facciano scelte giuste, con piena
responsabilità per il miglior bene reciproco, la loro unione e la loro famiglia; e -
la preparazione da parte del SECAM di un manuale pastorale sull’HIV/AIDS per tutti
coloro che sono coinvolti nel ministero della Chiesa per l’AIDS (preti, religiosi,
medici, infermieri, consulenti, catechisti, insegnanti) nell’attuazione della dottrina
morale e sociale della Chiesa nelle diverse situazioni in cui il popolo di Dio in
Africa affronta le diverse sfide della pandemia.
Propositio 52
Malaria
La
malaria resta la maggior causa di mortalità nel continente africano e sue isole, contribuendo
enormemente all’aggravio della povertà. Noi apprezziamo tutte le iniziative volte
alla lotta di questa malattia. Tuttavia riconosciamo che molto di più deve essere
fatto perché si ottengano risultati apprezzabili. Perciò il Sinodo propone i seguenti
punti: - che la malaria sia inclusa in tutte le attività sanitarie della Chiesa; -
che siano intraprese iniziative concordate, volte ad educare la gente alla conoscenza
della malaria e a prevenire i casi della malattia; - che i governi siano sollecitati
a sviluppare politiche più solide e programmi diretti alla eliminazione della malaria; -
che i produttori di medicine le rendano disponibili a prezzi ragionevoli, per poter
salvare più vite; e - che vengano sostenuti i programmi di produzione del vaccino
contro la malaria.
Propositio 53
Droghe e Alcol
La diffusione
e la vendita delle droghe sono devastanti per il capitale umano in Africa. Analogamente
il cattivo uso dell’alcol induce molti seri problemi; separazioni di famiglie, deterioramento
della salute fisica, dispendio di risorse già scarse, conflitti e accelerazione nella
diffusione dell’HIV/AIDS. La Chiesa considera questo come un pericolo per le persone,
specialmente giovani, e una causa della crisi nelle istituzioni educative, nelle famiglie
e nella moralità pubblica. Pertanto: - la Chiesa dovrebbe impegnarsi nella
lotta contro la produzione, la vendita e il traffico di droghe in Africa; - la
Chiesa dovrebbe incoraggiare il governo e le istituzioni private nella loro battaglia
contro l’abuso di droghe nei nostri paesi; - la Chiesa nella formazione della gioventù,
dovrebbe incoraggiare, se non la completa astension, l’uso moderato e cosciente dell’alcol; -
gli operatori pastorali dovrebbero offrire un sostegno pastorale agli alcolisti e
consumatori di droghe e alle loro famiglie, promuovendo programmi di recupero, e riconciliazione
con le loro famiglie; - preti e religiosi dovrebbe essere sensibili a dare buon
esempio nell’uso moderato dell’alcol; - preparare preti, religiosi e laici nell’attività
di consulenza; e - offrire sostegno pastorale ai consumatori di droga e assistenza
perché si liberino dall’abuso di sostanze.
Propositio 54
Preoccupazione
per i prigionieri
I Padri sinodali esprimono profonda preoccupazione per l’aumento
dei crimini e degli effetti dell’attività criminale nella società africana, che si
ripercuotono sui cittadini innocenti e sulle loro famiglie. Raccomandiamo agli ufficiali
di pace e agli enti addetti al mantenimento della legge che cerchino di proteggere
i cittadini e garantiscano la loro sicurezza. Esprimiamo anche grande rispetto
per il sistema giudiziario che cerca di mantenere la legge e l’ordine. Consideriamo
inopportuni i molti casi di uso erroneo della legge e di fallimento della giustizia
che si sommano alla violazione dei diritti umani delle vittime che potrebbero essere
incarcerate. La Chiesa in Africa-Famiglia di Dio, riconosce la sua missione profetica
verso tutti coloro che sono colpiti da crimini e il loro bisogno di riconciliazione,
giustizia e pace. Comunque, essa denuncia anche tutti i casi di fallimento della giustizia
e di cattiva amministrazione della giustizia e maltrattamenti dei prigionieri. Pertanto,
raccomandiamo che: - i governi e i responsabili avviino riforme penali, migliorino
la prevenzione del crimine ed adottino gli standard minimi internazionali per il trattamento
dei prigionieri, includendo un trattamento più umano in termini di cibo, alloggio,
vestiario e cura sanitaria, riconoscendo i diritti dei prigionieri, e garantendo loro
decenti condizioni di detenzione; - le leggi siano giudiziosamente applicate e
i diritti umani siano adeguatamente rispettati; - la cura pastorale dei prigionieri
sia organizzata e sostenuta dalla Commissione di Giustizia e Pace, con un ufficio
a livello regionale, nazionale, diocesano e parrocchiale al quale le piccole comunità
cristiane prendano parte; - un approccio olistico sia adottato nella cura pastorale
dei prigionieri con del personale propriamente preparato che lavori in équipe; -
gli operatori pastorali nelle prigioni si dedichino allo studio e pratichino la giustizia
ricostruttiva come mezzo e processo per nutrire la riconciliazione, la giustizia,
la pace e la reintegrazione dei colpevoli, delle vittime e degli ex-carcerati nelle
comunità; - “centri di riabilitazione” siano creati per aiutare i prigionieri a
rientrare nella società.
Propositio 55
Abolizione della pena di morte
“La
Chiesa vede come un segno di speranza la crescita della pubblica opposizione alla
pena di morte, anche quando essa è vista come un’espressione di giustizia ed un tipo
di legittima difesa da parte della società. La società moderna, infatti, ha i mezzi
per una effettiva abolizione del crimine rendendo innocui i criminali senza certamente
negare loro la possibilità di emendarsi” (“Compendio della Dottrina Sociale della
Chiesa Cattolica”, 405). La dignità della persona richiede che i suoi diritti fondamentali
siano rispettati anche quando essa non rispetta i diritti degli altri. La pena di
morte fa fallire tale intenzione. A volte, la pena di morte è usata per eliminare
gli oppositori politici. Inoltre, la povera gente che non può difendersi da sola,
è più facilmente soggetta a questa pena definitiva e inappellabile. Questo Sinodo
invoca l’abolizione totale ed universale della pena di morte.
Propositio 56
Media
Per
sua natura la persona umana è sempre (creata per essere) un “essere in comunicazione”,
con la vocazione alla comunione. Così la formazione è una priorità per lo sviluppo
umano e per l’evangelizzazione. Inoltre in un mondo globale, l’uso migliorato e
la maggiore disponibilità dei mezzi di comunicazione sociale (visuale, audio, web
e stampa) sono indispensabili per la promozione di pace, giustizia e riconciliazione
in Africa. Questo Sinodo quindi richiede: - una presenza aumentata della Chiesa
nei mezzi di comunicazione sociale; - la rete di centri audio-visivi, case di
pubblicazione e centri mediatici; - la preparazione professionale e la formazione
etica di giornalisti per promuovere una cultura di dialogo che evita divisione, sensazionalismo,
informazione scorretta e offensiva trivializzazione della sofferenza umana; - l’uso
di media moderni per diffondere il Vangelo ed i frutti del Sinodo attuale, per l’educazione
dei popoli africani in verità, riconciliazione, e la promozione di giustizia e pace; -
lo sviluppo di reti satellitari, sotto la coordinazione di CEPACS (l’organo mediatico
del SECAM) per servire la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa; e - l’organizzazione
di commissioni per la comunicazione diocesane, nazionali e regionali, con personale
competente, per aiutare la Chiesa ad esercitare il suo ministero profetico nella società. Riassumendo,
dovremmo assicurare mezzi di comunicazione educativi e formativi che siano pronti
a trasmettere valori culturali moralmente sani e le virtù evangeliche.
Propositio
57
Maria, Nostra Signora d’Africa
Il Sinodo ha affidato ogni aspetto
del suo lavoro alla supplice intercessione della Beata Vergine Maria, Nostra Signora
d’Africa, Regina della Pace. Maria è il nostro modello nel ministero della riconciliazione,
della giustizia e della pace. Con la sua obbedienza al Padre e la sua docilità allo
Spirito Santo ha collaborato alla missione del suo Figlio, fino alla sua morte in
croce che ha definitivamente riconciliato l’umanità con Dio. Madre compassionevole,
Maria, per la Chiesa Famiglia di Dio, è modello di riconciliazione in misericordia
e amore. Maria intercede per la Chiesa dal Cielo nella sua costante missione di trasformazione
dell’Africa e delle sue Isole. Il Sinodo perciò sollecita i Vescovi e tutti gli
operatori pastorali della Chiesa in Africa e nelle Isole ad affidare il loro ministero
alla supplice intercessione della Beata Vergine Maria, per ottenere la grazia di essere
testimoni credibili del Signore Risorto e, attraverso il servizio di riconciliazione,
giustizia e pace, diventare “sale della terra” e “luce del mondo”.