Rapporto dell’Onu sulla drammatica situazione dei diritti umani in Corea del Nord
La Corea del Nord deve bloccare le esecuzioni pubbliche e le punizioni per quanti
vengono catturati e rimpatriati dopo aver cercato rifugio all’estero. È quanto afferma
Vitit Muntarbhorn, relatore speciale dell’Onu per la Corea del Nord. “Solo un terzo
della popolazione” – pari a due milioni di persone – riceve gli aiuti stanziati dal
Programma mondiale alimentare delle Nazioni Unite. L’emergenza cibo - aggiunge - è
a livelli “disperati”. Muntarbhorn ha presentato il suo rapporto al comitato dell’Assemblea
generale Onu che si occupa di diritti umani. Il dossier è stato stilato con la collaborazione
di agenzie umanitarie, Ong e profughi nord-coreani. Il rapporto – riferisce l’agenzia
AsiaNews – è stato smentito con fermezza da Pak Tok-hun, vice-ambasciatore di Pyongyang
alle Nazioni Unite, che lo definisce “un documento di cospirazione politica, pieno
di distorsioni, bugie e falsità”. Il diplomatico ha anche aggiunto che la politica
di pressioni verso il suo Paese è “totalmente inutile” e rafforza “l’orgoglio nel
sistema nordcoreano a protezione dei diritti umani”. Vitit Muntarbhorn chiede iniziative
di lungo periodo che portino il regime comunista a sostituire la politica “dello Stato
militarizzato” con una che guarda “prima di tutto al popolo”. Il relatore speciale
dell’Onu per la Corea del Nord esorta anche la classe dirigente del Paese a garantire
sicurezza e libertà personali, smantellando il sistema di sorveglianza diffuso in
tutto il territorio. Tra le emergenze quella più preoccupante è legata al cibo: dopo
un miglioramento nei primi mesi del 2009, gli esperimenti missilistici e nucleari
di Pyongyang nella scorsa primavera hanno fatto precipitare la situazione. Attualmente,
sottolinea Muntarbhorn, c’è un bisogno “disperato” di aiuti. In passato è stato più
volte denunciato che gli aiuti, invece di arrivare alla popolazione, venivano sottratti
dai vertici militari e dai funzionari di governo. (A.L.)