Mons. Zimowski: il binomio etica e spiritualità è fondamentale nella cura dei malati
Guardare alla persona malata nella sua integralità: è l’esortazione dell’arcivescovo
Zygmunt Zimowski, nella prolusione al Seminario “Etica e spiritualità della Sanità.
Medicine tradizionali e complementari. Nuove ricerche e orientamenti”, svoltosi in
questi giorni a Roma, sotto la presidenza del cardinale Paul Poupard. Nel suo intervento,
il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari si
è soffermato sulla dimensione spirituale della cura dei malati. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
Nella cura
del malato, il medico deve considerare che “l’etica e la spiritualità costituiscono
l’essenza dell’essere umano”: è l’invito rivolto agli operatori sanitari dall’arcivescovo
Zygmunt Zimowski. Il presule ha sottolineato che l’etica e la spiritualità rivelano
tutto il loro significato e le proprie ricchezze nell’ambito della salute, della sofferenza
e della malattia. L’etica e la spiritualità, ha detto, “si presentano molto più come
un’esigenza e un’esperienza”, che "un’elaborazione teorica”. Dati i limiti della medicina
ufficiale, ha rilevato mons. Zimowski, è necessario che il personale sanitario guardi
alla persona malata “nella sua integralità”. Il servizio ai malati, ha ribadito, “abbraccia
tutte le dimensioni della persona umana: fisica, psichica, spirituale e sociale”.
Ecco perché, nei suoi insegnamenti, ha rilevato il presule, la Chiesa fornisce “una
base antropologica solida per la riflessione etica e bioetica” e al tempo stesso “riconosce
espressamente delle responsabilità etiche agli operatori sanitari”.
La
Chiesa, ha proseguito, insegna che il ministero pastorale, “in seno alle strutture
sanitarie, non può in alcun caso ridursi all’amministrazione dei Sacramenti ai malati”.
Si tratta piuttosto, è stata la sua riflessione, di “un’azione ecclesiale dove la
vita sacramentale dei malati e del personale medico si integra con l’annuncio vigoroso
e continuo del Vangelo”. Ancor più oggi, ha detto riecheggiando Giovanni Paolo II,
in un mondo in cui “i pericoli possono nascondersi dietro un arsenale di tecniche
e dispositivi d’apparecchiature ultramoderne o provenire dalla desolante solitudine
dei malati lasciati a se stessi”. Tuttavia, ha precisato, nella visione cristiana,
la salvaguardia della buona salute non è il fine ultimo della vita. Come afferma,
infatti, Benedetto XVI nella Spe Salvi, “dobbiamo fare di tutto per superare la sofferenza,
ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità “, “questo
potrebbe realizzarlo solo Dio”.