2009-10-23 12:46:40

Mons. Zimowski: il binomio etica e spiritualità è fondamentale nella cura dei malati


Guardare alla persona malata nella sua integralità: è l’esortazione dell’arcivescovo Zygmunt Zimowski, nella prolusione al Seminario “Etica e spiritualità della Sanità. Medicine tradizionali e complementari. Nuove ricerche e orientamenti”, svoltosi in questi giorni a Roma, sotto la presidenza del cardinale Paul Poupard. Nel suo intervento, il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari si è soffermato sulla dimensione spirituale della cura dei malati. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Nella cura del malato, il medico deve considerare che “l’etica e la spiritualità costituiscono l’essenza dell’essere umano”: è l’invito rivolto agli operatori sanitari dall’arcivescovo Zygmunt Zimowski. Il presule ha sottolineato che l’etica e la spiritualità rivelano tutto il loro significato e le proprie ricchezze nell’ambito della salute, della sofferenza e della malattia. L’etica e la spiritualità, ha detto, “si presentano molto più come un’esigenza e un’esperienza”, che "un’elaborazione teorica”. Dati i limiti della medicina ufficiale, ha rilevato mons. Zimowski, è necessario che il personale sanitario guardi alla persona malata “nella sua integralità”. Il servizio ai malati, ha ribadito, “abbraccia tutte le dimensioni della persona umana: fisica, psichica, spirituale e sociale”. Ecco perché, nei suoi insegnamenti, ha rilevato il presule, la Chiesa fornisce “una base antropologica solida per la riflessione etica e bioetica” e al tempo stesso “riconosce espressamente delle responsabilità etiche agli operatori sanitari”.

 
La Chiesa, ha proseguito, insegna che il ministero pastorale, “in seno alle strutture sanitarie, non può in alcun caso ridursi all’amministrazione dei Sacramenti ai malati”. Si tratta piuttosto, è stata la sua riflessione, di “un’azione ecclesiale dove la vita sacramentale dei malati e del personale medico si integra con l’annuncio vigoroso e continuo del Vangelo”. Ancor più oggi, ha detto riecheggiando Giovanni Paolo II, in un mondo in cui “i pericoli possono nascondersi dietro un arsenale di tecniche e dispositivi d’apparecchiature ultramoderne o provenire dalla desolante solitudine dei malati lasciati a se stessi”. Tuttavia, ha precisato, nella visione cristiana, la salvaguardia della buona salute non è il fine ultimo della vita. Come afferma, infatti, Benedetto XVI nella Spe Salvi, “dobbiamo fare di tutto per superare la sofferenza, ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità “, “questo potrebbe realizzarlo solo Dio”.







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