2009-10-23 15:13:27

I Venerdì di Propaganda della Lev: Svidercoschi presenta il suo libro su Giovanni Paolo II


Questo pomeriggio alle 17.30, a Roma, nell’ambito dei “Venerdì di Propaganda” promossi dalla Libreria Editrice Vaticana, si svolgerà l’incontro con il giornalista e scrittore Gian Franco Svidercoschi sul suo ultimo libro intitolato “Un Papa che non muore - L’eredità di Giovanni Paolo II”, Edizioni San Paolo. L’appuntamento è presso la Libreria Internazionale Paolo VI in Via di Propaganda 4. Su quest’opera ascoltiamo lo stesso Svidercoschi al microfono di Luca Collodi e Rosario Tronnolone:RealAudioMP3

 
R. – E’ diviso in tre parti. La prima parte riguarda l’elezione, il senso della specificità del suo essere polacco, la sua diversità come Papa. Nella seconda parte tratto quei cinque punti che, a parer mio, sono state le linee forza della sua missione. La terza è l’eredità propria che lui ha lasciato, la testimonianza che ha dato con la sua vita e poi la santità che ha vissuto giorno per giorno. E poi – ecco la novità, forse, del libro – parlo della folla: del popolo di Dio che ha attraversato tutto il suo Pontificato, accompagnandolo, e adesso continua ancora ad accompagnarlo visitando la sua tomba, ogni giorno. E lì, io in qualche modo ho trovato il vero segreto di Giovanni Paolo II, cioè quello di un Papa che ha fatto riscoprire all’uomo di oggi il volto umano di Dio; che ha fatto capire che il primo rapporto tra l’uomo e Dio, fra l’azione umana e la risposta di Dio avviene su questa terra. Allora, c’è questa grande folla che accompagna la rilettura del Pontificato di Giovanni Paolo II.

 
D. - Svidercoschi, volevo richiamare la sua attenzione sui viaggi di Giovanni Paolo II. Lei ad un certo punto del libro racconta che Giovanni Paolo II aveva un atlante nel suo appartamento...

 
R. – Lui aveva un atlante e diceva che ogni giorno faceva un viaggio spirituale e dove andava poi a vedere, nell’atlante, la diocesi, la città del vescovo o dei vescovi che lui il giorno dopo avrebbe ricevuto in udienza. Lui era il Vicario di Cristo, era Pietro, ma nello stesso tempo era Paolo, il grande viaggiatore. Era uno che aveva viaggiato prima, aveva sentito il bisogno di viaggiare o – come lui diceva: non bisogna aspettare che i fedeli vengano in Piazza San Pietro … Aveva bisogno proprio di questo rapporto fisico con la gente, lui aveva bisogno di andare a vedere gli uomini, conoscere gli uomini - come disse una volta agli africani - 'dove voi lavorate, dove voi soffrite, dove voi fate la vostra vita'. E viaggi io li ho messi in un capitolo che fa, appunto, da accompagnamento ai cambiamenti della storia. Quando il Papa ha incominciato a viaggiare, il mondo era ancora diviso in due, c’erano due blocchi contrapposti che si facevano la guerra per interposti popoli: la facevano in Africa, la facevano in Asia e in altre parti! E questo Papa, invece, che andava in giro per il mondo a portare questa parola di speranza, certe volte riusciva anche a cambiare le situazioni! E’ andato in giro per il mondo, ha dato anche l’idea di una unitarietà che il mondo forse non concepiva: che i popoli sono uniti, hanno un destino comune! Anche a questo credo che siano serviti i viaggi del Papa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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