Sinodo. Un vescovo del Camerun: la voce della Chiesa contro la corruzione
Proseguono, anche oggi a porte chiuse, i lavori del Sinodo dei vescovi per l’Africa.
Domani si riunirà la 18.ma congregazione generale per la presentazione e la votazione
del Messaggio finale. In molti lo hanno già definito il “Sinodo della Pentecoste”
considerata la pluralità degli interventi e dei temi trattati. Tra questi ultimi,
particolare attenzione è stata dedicata all’ambiente: deforestazione e desertificazione
minacciano infatti vaste zone del Continente. Tra queste c’è anche il Camerun, Paese
in cui è in atto un graduale, ma difficile processo di democratizzazione. Paolo
Ondarza ha intervistato mons. Cornelius Fontem Esua, arcivescovo della
diocesi camerunese di Bamenda:
R. – La cosa
interessante è che siamo arrivati come una Torre di Babele e torniamo a casa uniti.
Come affrontare i problemi? Il Sinodo per me è un momento di grazia che ci fa capire
innanzitutto che i problemi che abbiamo in un Paese sono gli stessi che si trovano
in un altro e dunque bisogna lavorare insieme. Tutte le esigenze che abbiamo discusso
sono anche le esigenze del Camerun. In Camerun abbiamo la fortuna di non avere conflitti
etnici: è una benedizione! Però, nel Camerun la società civile non è contenta; il
processo democratico è un po’ lento e non dà molto spazio alla libertà di espressione
e alla possibilità di scegliere il proprio partito: la gente è praticamente obbligata
a scegliere il partito del governo. Penso che in questo campo ci sia bisogno di riconciliazione.
C’è poi in Camerun il problema della giustizia, perché i giovani soprattutto sono
vittime della corruzione: l’80 per cento di loro non ha lavoro perché il lavoro si
trova soltanto in base alle conoscenze.
D. – La voce
della Chiesa è una voce scomoda?
R. – Qualche volta
sì, noi non tacciamo. Abbiamo scritto una Lettera pastorale sulla corruzione e sulla
base di questa lettera abbiamo avviato ora un programma di formazione, soprattutto
nelle scuole. Bisogna rendere consapevoli i giovani del fatto che i problemi della
corruzione possono essere risolti soltanto con una formazione che consenta loro di
poter poi cambiare la società di domani.
D. – Qui
al Sinodo si è parlato anche di ambiente: deforestazione e desertificazione sono realtà
che purtroppo interessano anche il Camerun …
R. –
Questo problema esiste nel Sud del Camerun, dove l’esportazione del legno dalle nostre
foreste non avviene in maniera responsabile. Si esporta in Europa, soprattutto in
Francia: si abbattono gli alberi e il Paese diventa deserto.
D.
- Lo definisce un modo di fare “irresponsabile” perché a poco a poco stanno scomparendo
tutti gli alberi?
R. – Sì, alberi che hanno impiegato
almeno 100 anni per essere quello che vediamo oggi: e non si pensa al domani.