2009-10-21 08:24:24

Sri Lanka: il vescovo anglicano di Colombo chiede giustizia per i profughi tamil


Non dimenticare gli oltre 200mila rifugiati tamil che vivono nei campi profughi, operare per la riconciliazione del Paese, “fare i conti con gli errori del passato” e collaborare con tutte le confessioni religiose e le Chiese cristiane per “guarire” le ferite che affliggono la società dello Sri Lanka. Sono queste le preoccupazione principali del rev. Duleep de Chickera, vescovo anglicano di Colombo. Alla riunione annuale della diocesi, iniziata il 16 ottobre, la sua voce si è alzata ancora una volta a chiedere aiuto, libertà e uguaglianza per i rifugiati tamil. Il rev. de Chickera da tempo chiede giustizia per le migliaia di persone che da mesi vivono nei campi profughi in condizioni tragiche. L’incontro di clero e fedeli della diocesi di Colombo - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha dato occasione al reverendo per ricordare le 125 famiglie di cristiani anglicani del Vanni relegate nei campi. “Non dobbiamo mai dimenticare che tutti coloro che sono fuggiti nei campi sono cittadini dello Sri Lanka – ha ricordato de Chickera - e che lo hanno fatto perché il governo gli ha invitati ad essere liberati”. Nel Paese non si placano le polemiche sulle condizioni di vita dei campi profughi ed i continui ritardi nel reinsediamento dei rifugiati nelle loro terre di origine. Il prelato afferma che la liberazione promessa loro significa “uguali opportunità di educazione, sviluppo e crescita”. Chiede che “essi non siano ostacolati o oppressi da nessuna ideologia o potere che possa sfruttarli e sopprimerli di nuovo”. Per il rev. de Chickera “la disfatta militare del Liberation Tigers of Tamil Eelam(Ltte) non può rappresentare la soluzione della crisi nazionale”. Lo Sri Lanka ha bisogno di essere “guarito” da ferite profonde che segnano la sua storia sin dal raggiungimento dell’indipendenza. “Violenze inimmaginabili”, l’approfondirsi di divisioni etniche, “costanti fenomeni di intimidazione e discriminazione, hanno generato una società segnata dal sospetto e dall’antagonismo”. (R.P.)







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