2009-10-20 14:43:45

Mons. Migliore all’Onu: rispettare le tradizioni e la cultura delle popolazioni indigene


E’ necessario affrontare i bisogni sociali, personali e spirituali degli oltre 370 milioni di indigeni che vivono nel mondo: è l’appello rivolto alla comunità internazionale dall’arcivescovo Celestino Migliore alla 64.ma sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’Osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro di New York ha sottolineato l’importanza di comprendere e rispettare le tradizioni culturali delle popolazioni indigene. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3
 
Riconoscere la dignità di ogni persona e promuovere i diritti umani rimane la strategia più efficace per un autentico sviluppo: è quanto ribadito da mons. Celestino Migliore che si è soffermato sulle grandi sfide che sono oggi di fronte alle popolazioni indigene. In tempi di cambiamento e di crisi economica, ha rilevato, va favorito un modello di sviluppo che eviti la distruzione della terra e lo sfruttamento ambientale in vista di interessi economici di breve termine. Le grandi industrie, è stato il richiamo del presule, non devono agire in modo da danneggiare i diritti delle popolazioni indigene che hanno sempre avuto un grande rispetto per il Creato e la vita umana. Ancora, ha rilevato che l’incremento della migrazione, spesso per esigenze di lavoro, può portare a situazioni di disagio umano e degrado culturale.
 
L’interazione tra le culture, ha dunque affermato il presule, è sicuramente un valore positivo, ma deve essere svolto attraverso il dialogo interculturale e non in una logica di dominio. Soffermandosi poi sul problema alimentare, ha invocato una riforma agricola per le popolazioni indigene, attraverso investimenti nelle infrastrutture, nelle irrigazioni, nel trasporto e nella tecnologia. Infine, mons. Migliore ha rivolto il pensiero alla lotta all’Aids, tema della Giornata mondiale delle popolazioni indigene 2009. Per sconfiggere questa pandemia, ha detto, bisogna puntare sull’educazione per prevenire la trasmissione del virus, in particolare coinvolgendo le comunità locali nel rispetto dei valori morali fondati sulla natura umana.







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