2009-10-20 16:54:38

Intervento di Mons. Fortunato BALDELLI, Arcivescovo titolare di Bevagna, Penitenziere Maggiore


S. E. R. Mons. Fortunato BALDELLI, Arcivescovo titolare di Bevagna, Penitenziere Maggiore (CITTÀ DEL VATICANO)
Intervento consegnato per iscritto ma non pronunciato in Aula.

Ringrazio Dio per l’esperienza di Chiesa che stiamo vivendo in questi giorni del Sinodo, provvidenzialmente convocato dal Santo Padre in risposta ad una richiesta dell’ episcopato africano.
Nell’ Assemblea sinodale si riflettono le ansie e le speranze, i problemi e le attese dei popoli dell’Africa e, in qualche modo, dei popoli della Terra. È la prima volta che ho l’onore di partecipare ad un incontro ecclesiale di cosi grande respiro.
Pur nella grande diversità di situazioni e di contesti sociali, politici ed economici, la Chiesa di Dio che è in Africa si sta dimostrando sempre più consapevole della sua identità peculiare e della sua vocazione in questo delicato momento storico del Pianeta. Come suggerisce il tema conduttore del Sinodo, la Chiesa africana, nelle sue varie articolazioni, sta prendendo chiara coscienza del suo ruolo insostituibile nella promozione della riconciliazione, della giustizia e della pace. La difficile situazione internazionale, le difficoltà interne del Continente, i conflitti razziali, religiosi e politici, le emergenze sanitarie e alimentari, nella loro drammaticità interpellano la Chiesa in prima persona e chiedono ai Cristiani coraggio e impegno, testimonianza e condivisione.
L’itinerario della riconciliazione, della giustizia e della pace è lungo e delicato: chiede pazienza, saggezza e lungimiranza, ma, soprattutto, chiede di fondarsi sulla roccia della fede, di mettere le ali della speranza e di lasciarsi trascinare dalla segreta energia della carità. La pace sarà frutto della giustizia e la giustizia si compie nel sostenere le ragioni degli ultimi e dei poveri. Non ci sarà riconciliazione vera e duratura se non saranno sanate le radici, a volte secolari, dei conflitti e delle ingiustizie, se non saranno guarite le relazioni tra gruppi e tra etnie, se non saranno rigenerati i cuori delle persone. La Chiesa in Africa è chiamata a manifestare la sua natura di comunità riconciliata e riconciliante “per contribuire. a lenire le ferite di società straziate dall’esperienza .di violenze, di conflitti e di guerre” (Instr. lab. n. 86).
Nello Strumento di lavoro si indicano, molto opportunamente, i mezzi soprannaturali che il Signore offre ai suoi figli in questo cammino faticoso, ma esaltante: la presenza vivificante di Cristo, la Parola di Dio e i sacramenti. Vorrei sottolineare quanto viene detto al numero 86 sul sacramento della. Riconciliazione: “Fedele al suo ministero di riconciliazione dell’uomo con Dio e degli uomini fra loro, la Chiesa assicura ai suoi figli e figlie il servizio del sacramento di penitenza, di riconciliazione e di perdono. Attraverso la pratica abituale di questo sacramento, i cristiani testimoniano che essi imparano a guardare in faccia la loro vita per confessare l’esperienza della misericordia e della bontà di Dio verso la loro miseria, il loro peccato, le loro mancanze d'amore”.
È compito dei Pastori aiutare i fedeli a penetrare e vivere la realtà profonda del sacramento della Riconciliazione come momento significativo del loro cammino di conversione e come espressione personale della missione riconciliante della Chiesa. L'opera di riconciliazione passa sempre attraverso il cuore dell 'uomo, di ogni uomo perché la pace è un dono di Dio affidato alla responsabilità degli uomini e solo la grazia sanante di Cristo - per il ministero della Chiesa - può
rigenerare il cuore dei fedeli e renderli creature nuove, artefici di pace, testimoni della giustizia. I fedeli devono essere educati a guardare con sincerità la loro vita nella luce della verità, ad aprirsi con fiducia ai sacerdoti, a celebrare spesso il sacramento della riconciliazione, a portare frutti di conversione con la loro vita riconciliata. Sarà importante anche fare attenzione a non creare confusione nella coscienza dei fedeli con insegnamenti e opinioni divergenti, nella teologia, nella predicazione, nella catechesi, nella direzione spirituale, circa questioni gravi e delicate della vita cristiana.
La cura dell’aspetto celebrativo, dando adeguata importanza alla Parola di Dio proclamata e spiegata e adattando opportunamente il rituale alla mentalità e la cultura dei diversi popoli africani, contribuirà a vivificare la pratica del sacramento e a impedire che scada in un gesto formalistico e avulso dalla vita e dall’impegno quotidiano del Cristiano.
A questo proposito - come suggerisce lo Strumento di lavoro - può essere fruttuoso dal punto di vista catechetico e pastorale, in particolari circostanze avere celebrazioni comunitarie del sacramento della Riconciliazione. La celebrazione comunitaria della Riconciliazione - si legge nell’ esortazione postsinodale Reconciliatio et Poenitentia - “'proprio per il suo carattere comunitario e per la modalità che la distingue, dà risalto ad alcuni aspetti di grande importanza: la parola di Dio ascoltata in comune ha un singolare effetto rispetto alla sua lettura individuale, e sottolinea meglio il carattere ecclesiale della conversione e della riconciliazione” (Reconc. et Poeniten., n. 32) La celebrazione comunitaria del sacramento della riconciliazione, secondo le norme stabilite dalla Chiesa deve, però, trovare il suo culmine nella confessione e assoluzione individuale dei penitenti, né può oscurare in nessun modo la celebrazione individuale del sacramento come momento di incontro personale con la grazia della conversione. La riconciliazione dei singoli penitenti costituisce, infatti, “l’unico modo normale e ordinario della celebrazione sacramentale” (ibid.).
I sacerdoti, in particolare, dovranno essere preparati, fin dagli anni della loro formazione, a celebrare personalmente e frequentemente il sacramento della riconciliazione e, nonostante le molteplici incombenze pastorali, dovranno essere disponibili ad accogliere i fedeli desiderosi di incontrarsi sacramentalmente con la misericordia di Dio. Nella formazione dei sacerdoti, così come dei religiosi e delle religiose si dovrà, pertanto, porre grande cura nel trasmettere ai giovani la dottrina cattolica sul sacramento della penitenza, mostrandone le radici bibliche e patristiche, e vigilare che nei seminari e nelle case di formazione siano a disposizione confessori prudenti e fervorosi.
Crediamo che sarà di grande aiuto alla Chiesa dell’Africa, nelle responsabilità che la attendono nel futuro, riproporre ai fedeli la sana dottrina cattolica della riconciliazione come un evento di grazia che scaturisce dalla riconciliazione con Dio, che porta alla riconciliazione con se stessi, che apre nuovi sentieri di comunione con i fratelli e con le sorelle, chiunque essi siano, e che si estende ad abbracciare in una rinnovata armonia tutto il creato.







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