2009-10-18 17:05:45

A 25 anni dalla morte, la Polonia ricorda padre Popiełuszko, martire della fede e della libertà


Una sofferta pagina della storia polacca sarà protagonista oggi all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Nell’ambito della quarta edizione del Festival Internazionale del Film capitolino, verrà proiettato il film “Popieluszko”, del regista Rafal Wieczynski, che racconta la storia di padre Jerzy Popiełuszko, cappellano del movimento “Solidarność”, brutalmente ucciso esattamente 25 anni fa, il 19 ottobre 1984, all’epoca della dittatura comunista in Polonia. La tomba di padre Popiełuszko - per il quale è in corso il processo di Beatificazione - è meta di continui pellegrinaggi dalla Polonia e dall'estero e su di essa si raccolse in preghiera nel 1987 anche Giovanni Paolo II. Alessandro De Carolis ha dedicato un ritratto al sacerdote polacco, che aveva esortato i connazionali a ribellarsi pacificamente alla repressione sovietica nel nome del Vangelo:RealAudioMP3

E’ il 19 ottobre 1984, un venerdì sera. Il giovane sacerdote rifiuta l’invito dei suoi amici operai a trattenersi a Bydgoszcz, dove è stato invitato per un incontro di preghiera con loro. Deve rientrare a Varsavia, così sale in un’auto guidata da un conoscente e si appresta a percorrere con pazienza gli oltre 250 Km che lo separano dalla capitale. Di chilometri padre Popiełuszko ne farà solo una trentina. Poco prima di attraversare un paese, Górsk, tre poliziotti sbarrano la strada all’auto. Padre Popiełuszko e il suo autista sono costretti a scendere. L’autista finisce ammanettato nell’auto della polizia, Padre Popiełuszko finisce a terra, colpito con violenza alla testa. Poi viene legato e infilato nel bagagliaio dell’auto della polizia che riparte. Per i tre uomini dei Servizi segreti polacchi - perché tali sono i finti poliziotti - e per chi ha armato la loro mano è l’inizio di una vendetta attesa, che sarà spietata e feroce.

 
Il sacerdote che inizialmente si dibatte nel bagagliaio è un nemico dello Stato comunista polacco. Trentasette anni, padre Popiełuszko ha il difetto di possedere la schiena dorsale diritta tipica di molti preti polacchi, che la crudeltà della repressione socialista non riesce a intimorire né a piegare. Soprattutto, il prete che scalcia nel bagagliaio - e che a un tratto riesce a fuggire per essere subito riacciuffato, selvaggiamente picchiato e rinchiuso di nuovo nel baule dell’auto - ha la colpa di essere un grande amico di quegli operai che da anni, sotto la bandiera di Solidarność, stanno mettendo in grave imbarazzo il regime agli occhi di Mosca e costringendo la nomenklatura di Varsavia alla proclamazione dello stato di guerra nel 1981. Gli operai chiedono libertà, giustizia, progresso e quel prete è la loro anima. Un’anima che dall’agosto 1980 - da quando è diventato cappellano in fabbrica - innesta i valori sociali della protesta sulla radice dei valori evangelici. Mentre denuncia persecuzioni, opportunismi, soprusi, il giovane prete esalta il coraggio di chi resiste alla violenza senza violenza perché, afferma pubblicamente in una delle sue celebri Messe per la Patria - “l’uomo che dà testimonianza della verità” che nasce da Dio “è un uomo libero, anche in condizioni di costrizione interna”.

 
Dal 22 luglio 1983, la Polonia non è più formalmente in stato di guerra. Ma lo è sempre la società, avvelenata da un contrasto ormai insanabile tra un intero Paese che preme per tornare a godere di diritti fondamentali negati e una dirigenza che - come ogni dittatura - non può accettare alcuna declinazione della parola libertà. E’ allora che padre Popiełuszko diventa un bersaglio. Tra gennaio e luglio del 1984, viene interrogato 13 volte, quindi imprigionato, liberato, calunniato, minacciato, fatto oggetto di un attentato fallito il 13 ottobre. Il prete-coraggio è stanco, teso, difetta di salute, pensa a un viaggio di studio a Roma. Il Primate della Chiesa polacca gli lascia la scelta e lui sceglie: resta a Varsavia. Quindi arriva quel 19 ottobre. Il 30, la Vistola ne restituisce il corpo orrendamente deformato dalle percosse dei suoi aguzzini, che dopo le torture hanno completato il lavoro gettando padre Popiełuszko dalla diga di Włocławek. In questa città, a poca distanza dal luogo dell’assassinio, Giovanni Paolo II celebra una Messa il 7 giugno del 1991. Il Muro è caduto da poco e l’Europa, afferma Papa Wojtyla, “ha bisogno di redenzione” dall’odio che l’ha sfigurata nel Novecento. In questo scenario, don Jerzy, afferma, è un martire che va considerato non “solo nella misura in cui servì in una certa causa di ordine politico, anche se si trattava di una causa profondamente etica”, bensì si deve “guardare a lui e leggere la sua figura nell’intera verità della sua storia”, dal punto di vista dell’“uomo interiore”. E conlcude:

(Parole in polacco)
“Proprio quest’uomo interiore può essere testimone, testimone dei nostri tempi difficili, del nostro difficile decennio, così come egli è stato (...) Insieme a don Jerzy, ‘piego le ginocchia di fronte al Padre’. Chiedo il rafforzamento dell’uomo interiore, imploro il rafforzamento per l’uomo interiore, per tutti i figli e le figlie di questa terra, della mia patria, ora, alla soglia dei tempi che sono giunti e che verranno”.

 
Milioni di polacchi hanno visitato e continuano a visitare la tomba padre Jerzy Popiełuszko. Cosa rappresenta, dunque, questo sacerdote per il sentimento popolare e nazionale? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Vladimiro Redzioch, corrispondente da Roma del settimanale cattolico polacco "Niedziela": RealAudioMP3

R. - Si calcola che dal 1985 al 2005 circa 15 milioni di persone abbiano visitato il luogo della sepoltura del martire: i grandi di questo mondo, ma prima di tutto tanta gente semplice per la quale padre Popieluszko è già un Santo. Ci sono delle testimonianze che attestano che la preghiera presso la tomba diventa per tanta gente fonte di conversione e di cambiamento spirituale. Si sono constatati tantissimi miracoli anche se va detto che nel caso del processo di Beatificazione di un martire, non è necessaria l’approvazione formale di tale miracolo. Tante vie e piazze in Polonia portano già il suo nome e vengono eretti monumenti. Padre Popieluszko è diventato anche il simbolo della Chiesa polacca che in modo pacifico si oppose al sistema totalitario imposto dopo la seconda guerra mondiale.

 
D. - Il dramma della sua morte scosse la Polonia dei primi anni Ottanta, che ancora lottava per la sua libertà al di là del Muro. 25 anni dopo quei fatti la Polonia è ormai integrata nell’Unione Europea: si può dire che padre Popiełuszko abbia contribuito a questo progresso?
 
R - Ogni sistema totalitario si regge sulla paura e sull’intimidazione. Padre Jerzy liberava invece la gente dalla paura del sistema e per questo motivo veniva percepito dai comunisti come un nemico mortale. Ogni tiranno regna con la paura, ma quando i sudditi si liberano dalla paura, i tiranni cominciano a tremare. Per questo motivo anche Giovanni Paolo II, che gridava “Non abbiate paura” era percepito, come nemico da tutti i dittatori del mondo. Allora padre Popiełuszko, da un lato smascherava tutta la falsità e l’ipocrisia del sistema comunista, dall’altro indicava ai cristiani come affrontare il totalitarismo: “Combatti il male con il bene”, come dice San Paolo. Va ricordata anche un'altra cosa: lo scopo del comunismo era, tra altro, l’introduzione della nuova antropologia che prevedeva la totale cancellazione della dimensione religiosa dalla vita dell’uomo. Nel caso della Polonia questo significava la lotta e la distruzione della Chiesa cattolica. Oggi la Polonia è ormai integrata nell’Unione Europea. Ma non ci scordiamo che anche nel mondo, ritenuto democratico e libero, ci sono le forze che promuovono l’antropologia contraria alla visione cristiana dell’uomo e vogliono emarginare o distruggere la Chiesa. Se padre Popieluszko fosse vivo, avrebbe avuto tanto da fare anche oggi.

 
D. - Padre Popiełuszko è passato alla storia come un martire dell’affrancamento della Polonia dal giogo del socialismo reale. Ma nel 1991, Giovanni Paolo II affermò che per comprenderne bene la grandezza bisognava “leggerlo dal lato dell’uomo interiore”. Come definirebbe questa specifica dimensione di padre Popiełuszko?
 
R. - Padre Popiełuszko non era un attivista sociale o politico ma un sacerdote cattolico fedele al Vangelo. L’Eucaristia e la preghiera erano il centro della sua vita. Lui prestava assistenza pastorale agli operai: li confessava, celebrava per loro la Messa; capitava che battezzava qualcuno di loro che si era convertito. Tutto ciò che proclamava era contenuto nella Dottrina sociale della Chiesa, negli insegnamenti di Giovanni Paolo II e del defunto primate polacco Stefan Wyszyński. Secondo me, per capire meglio la figura di padre Popieluszko bisognerebbe parlare della sua vocazione sacerdotale. In quei tempi le autorità comuniste tentavano di creare degli ostacoli nella formazione dei seminaristi e cercavano i tutti i modi di indurli a rinunciare agli studi teologici. Prima di tutto facevano fare loro due anni di un duro servizio militare obbligatorio nelle unità speciali create appositamente per gli alunni dei seminari. Questo cosiddetto servizio militare consisteva in inutili esercitazioni, continui corsi politici per la loro indottrinazione e vessazioni di varia natura. Ma il giovane Popieluszko non crollò psicologicamente perché era già allora un uomo interiormente libero e un uomo di preghiera (di nascosto organizzò nella caserma un circolo di preghiera: si pregava e si recitava il Rosario di notte).

 
D. - Dal 2001 il processo di Beatificazione di padre Popiełuszko vive la sua fase vaticana: con quali sentimenti la Chiesa polacca ne attende la fine?

 
R. - Sul piano spirituale i fedeli si stanno preparando a questo grande evento partecipando alle giornate di preghiera, a ritiri e alle Messe speciali. Invece, per quanto riguarda la Chiesa, vorrei ricordare che nel mese di ottobre 2008 l’arcivescovo di Varsavia Kazimierz Nycz ha portato al Santo Padre una copia della “Positio” insieme con una lettera postulatoria di tutto l’episcopato polacco. Era una lettera riservata ma si è saputo che i vescovi sottoponevano all’attenzione del Santo Padre l’importanza della Beatificazione di padre Popiełuszko per la Chiesa e la nazione polacca. Ovviamente questo potrebbe servire soltanto a dare la precedenza nei lavori della Congregazione senza influenzare il risultato finale del processo stesso.







All the contents on this site are copyrighted ©.