“Riveder le stelle”: l’editoriale di padre Lombardi
“Astrum 2009: Astronomia e strumenti. Il Patrimonio storico italiano quattrocento
anni dopo Galileo”. E’ il titolo della mostra inaugurata giovedì scorso ai Musei
Vaticani e che sarà aperta ai visitatori fino al 16 gennaio prossimo. Su questo importante
evento culturale, l’editoriale dipadre Federico Lombardi per Octava
Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano: Le
stelle continuano a brillare nel firmamento, ma è sempre più difficile vederle dalle
nostre città, sia per l’inquinamento atmosferico, sia per la presenza permanente dell’illuminazione
artificiale. Un tempo era spontaneo per il salmista cantare: “Se guardo il cielo,
opera delle tue mani, la Luna e le stelle che hai fissato…” (Sal. 8). Oggi rischiamo
di dimenticarci di loro.
L’Anno internazionale dell’astronomia,
che è in corso, può aiutarci a rialzare lo sguardo verso il firmamento, e l’attiva
partecipazione – con convegni e mostre - dell’Osservatorio Vaticano (la famosa “Specola”)
ci incoraggia a ritrovare questo spazio quasi naturale del dialogo fra la scienza
e la fede. Il giovane direttore della Specola, padre Funes, ci dice che gli indiani
dell’Arizona – dove gli scienziati hanno costruito numerosi osservatori per il cielo
terso e cristallino – hanno definito gli astronomi “il popolo dagli occhi lunghi”.
Proprio così: tutti dobbiamo allungare i nostri occhi, abituati a guardare troppo
vicino, per superare i veli che ci impediscono di lasciarci prendere nuovamente dallo
stupore vertiginoso, dalla meraviglia, dalla trepidazione, che suscita la profondità
dello spazio che ci circonda. E lasciar rinascere in noi le inevitabili domande su
chi siamo e dove siamo, su questo piccolo e fragile pianeta in volo attraverso il
tempo e lo spazio…
Infatti il salmista continua il
suo canto: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi? Eppure gli hai dato potere sulle
opere delle tue mani…”. E alla fine conclude: “O Signore, nostro Dio, quanto è grande
il tuo nome su tutta la terra!”. Per molti dei nostri contemporanei la conclusione
non è così rapida, ma per tutti è possibile ritrovare la domanda iniziale e il senso
del mistero. Accompagniamoci a loro allungando gli occhi per cercare le risposte più
profonde, più vere e più belle.