Offensiva dell'esercito pakistano in Waziristan contro i talebani
Cresce il livello dello scontro militare in Pakistan tra il governo di Islamabad e
la guerriglia talebana. All'alba, è partita la grande offensiva di terra dell'esercito
pakistano contro le roccaforti delle milizie integraliste nel Sud Waziristan, al confine
con l'Afghanistan. L’operazione, secondo Islamabad, dovrebbe durare due mesi ed essere
simile a quella che ha espulso i talebani dalla Valle dello Swat. Il servizio di Marco
Guerra:
Due divisioni
dell’esercito pakistano per un totale di 28 mila soldati stanno muovendo da stamani
contro le roccaforti dei talebani nel sud Waziristan, la regione tribale nel nord
ovest del Paese ai confini con l'Afghanistan. Obiettivo dell’offensiva è togliere
il controllo della regione alla tribù dei Mehsud, il cui leader Hakemullah è a capo
del gruppo ritenuto responsabile della maggior parte degli attentati in Pakistan,
compresi quelli che nelle ultime due settimane hanno fatto oltre 150 vittime. Il governo
ha imposto il coprifuoco in tutta l'area per proteggere l'avanzata dei reggimenti
che si avvalgono anche dell’appoggio dell’aviazione. Nelle zone in questione si ritiene
che ci siano almeno 15 mila talebani che hanno iniziato a opporre una strenua resistenza
fin dalle prime ore dell’operazione. Si contano, infatti, già tre vittime tra i militari
di Islamabad. Intanto cresce allarme per la popolazione civile: è stato lasciato aperto
un corridoio umanitario per permettere agli abitanti dei villaggi di raggiungere i
campi d’accoglienza nelle province vicine. Secondo dati dell'Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i rifugiati, oltre 80 mila persone hanno lasciato la regione. Il
governo pakistano appare dunque determinato a conquistare quello che è considerato
la più importante roccafore dell’estremismo islamico al di fuori dell’Afghanistan.
Afghanistan Tre
soldati americani dell'Isaf (la Forza Nato in Afghanistan) sono stati uccisi da bombe
artigianali nell'est e nel sud del Paese in due diversi attentati avvenuti ieri. Giovedì
scorso, altri quattro soldati Usa erano rimasti uccisi in analoghi episodi nella parte
meridionale dell'Afganistan, una delle roccaforti della guerriglia talebana. Intanto,
il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, è a Kabul questa fine settimana
per invitare al rispetto dei risultati delle elezioni presidenziali afghane, attesi
da un momento all'altro. Dopo le voci di un probabile ballottaggio per l'elezione
presidenziale afghana, il presidente Hamid Karzai ha avuto colloqui telefonici su
tale questione con il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, il primo ministro
britannico, Gordon Brown, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton e il presidente
del Pakistan, Asif Ali Zardari. La Commissione per i ricorsi elettorali annuncerà
nel giro di un paio di giorni i risultati definitivi delle presidenziali del 20 agosto,
dopo un riconteggio dei voti seguito alle accuse di brogli. Secondo indiscrezioni,
il nuovo conteggio avrebbe tolto a Karzai la maggioranza assoluta, costringendolo
al ballottaggio con l'altro candidato Abdullah Avdullah.
Iraq Nuova
escalation di violenza in Iraq. Quattro agenti della polizia irachena sono morti e
altri 10 sono rimasti feriti per un attacco dinamitardo avvenuto nei pressi di Falluja.
Nella notte un'autobomba ha distrutto un ponte nella città di Ramadi, causando l'interruzione
del traffico sulla superstrada che collega Baghdad al confine con la Giordania. Questi
attacchi arrivano a meno di 24 ore dal sanguinoso attentato suicida nella provincia
di Nineveh che ha causato oltre 15 vittime.
Elezioni palestinesi: il 25
ottobre l'annuncio della data Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese
Abu Mazen (Mahmud Abbas) ha detto che il prossimo 25 ottobre sarà annunciata la data
delle elezioni presidenziali e legislative palestinesi. L'annuncio della chiamata
alle urne deve essere dato, secondo la legislazione palestinese, con almeno tre mesi
di anticipo. La legislatura palestinese scade il prossimo gennaio. Le elezioni potrebbero
essere rinviate a giugno del 2010 nel caso di un un'intesa tra le fazioni palestinesi
sull'accordo di riconciliazione mediato dall'Egitto. A questo accordo Al Fatah, l'organizzazione
a capo della quale c'è Abu Mazen, ha già apposto la sua firma giovedì. Hamas ha detto
che domani al Cairo farà sapere la sua decisione.
Rapporto Onu sui crimini
di guerra commessi nella Striscia di Gaza Israele sembra intenzionato a lanciare
un'offensiva diplomatica su scala mondiale per controbattere le conseguenze della
risoluzione del Consiglio dell'Onu per i Diritti Umani, che ieri ha adottato a maggioranza
il rapporto Goldstone. Un documento che accusa lo Stato ebraico di crimini di guerra
durante l'operazione "Piombo Fuso" a Gaza. Il rapporto, che è stato stilato da una
missione Onu guidata dal giurista sudafricano Richard Goldstone, accusa tra l'altro
Israele di non aver collaborato con la missione Onu. Si discute delle ricadute che
questo rapporto potrà avere sui rapporti israelo-palestinesi e sul futuro del processo
di pace. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente
di Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze.
R. - Più
che un voto è stata una "rissa", perché un gruppetto di Paesi, tra cui Gran Bretagna
e Francia, non hanno votato e non sono neanche configurabili come astenuti. Questo
perché fino all’ultimissimo momento c’è stato un lavorio diplomatico dietro il voto.
Detto questo, da un punto di vista di politica internazionale, per Israele, è un colpo
durissimo, perché è vero che si accusa anche Hamas, però è anche vero che i fatti
accertati più importanti dal rapporto sono contro Israele e inoltre Israele non può
tollerare di essere messo sullo stesso livello di Hamas in termini di condanna.
D.
– Questo voto può di fatto rallentare ulteriormente il processo di pace?
R.
– Assolutamente sì, sia perché il governo Netanyahu, che è un governo di destra, prenderà
tutte le misure possibili, sia perché se il rapporto procede in direzione del Consiglio
di Sicurezza, dove naturalmente interviene il veto delle Grandi Potenze. Questo significa
che il negoziato con gli americani sul loro atteggiamento e anche con altri Stati,
sarà intensissimo e questo rallenterà ogni cosa.
D.
– Molti analisti credono anche che il voto di ieri con le accuse mosse ad Hamas, complichi
ancora di più i rapporti interpalestinesi...
R. –
Sì, perché Hamas a questo punto si difenderà e chiederà ad Al Fatah di difenderla.
Cercherà quindi di spostare il dibattito su altri piani. Il Rapporto Goldstone e il
suo percorso sono un masso ancora più grosso su una strada che era già particolarmente
difficile.
Romania L'economista Lucian Croitoru,
consigliere del governatore della Banca centrale ed ex rappresentante della Romania
presso il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), ha cominciato, su mandato del presidente
Traian Basescu, le trattative per formare un nuovo governo in Romania, dopo che nei
giorni scorsi il Parlamento ha sfiduciato il gabinetto di minoranza del Partito democratico-liberale
(Pdl), presieduto da Emil Boc. Secondo la Costituzione, è il presidente a dover nominare
un premier con l'incarico, entro dieci giorni, di formare un governo e chiedere la
fiducia del Parlamento. Basescu ha ricordato che il Fmi, che dovrebbe inviare a Bucarest
una tranche di 1,5 miliardi di euro entro fine anno, ha rinviato la valutazione finchè
non ci sarà un nuovo governo stabile. Un altro miliardo è atteso dalla Commissione
europea. Rispondendo all'opposizione che lo accusa di volere un governo pronto a preparare
brogli a suo favore alle presidenziali, Basescu ha annunciato di aver avviato le pratiche
per l'arrivo di osservatori dell'Osce.
Rwanda Il premier del Rwanda,
Bernard Makuza, ha definito “una questione politica” i mandati di arresto per genocidio
ordinati dalla giustizia spagnola contro 40 militari dello Stato africano, tra cui
11 generali. La dichiarazione è stata fatta subito dopo la visita del segretario spagnolo
per gli Esteri, Angel Lossada. Il 6 febbraio 2008 un giudice spagnolo, Fernando Andreu
Mirelles, aveva emesso dei mandati di cattura per terrorismo, atti di genocidio e
crimini contro l'umanità compiuti negli anni '90 contro 40 militari ruandesi legati
all'attuale governo. Tra gli accusati vi era anche il numero due della missione Onu
in Darfur, in Sudan, il generale Emmanuel Karake Karenzi. Quando l'Onu chiese di rimuovere
Karenzi, il Rwanda minacciò di ritirare i suoi tremila Caschi Blu dal Darfur. Gli
Stati Uniti appoggiarono la posizione ruandese, perchè il ritiro dei Caschi Blu avrebbe
potuto complicare ulteriormente la già fragile situazione in Darfur. “Non faccio nessun
commento perchè non ho l'abitudine di commentare atti della giustizia”, ha dichiarato
Lossada al termine della visita in Rwanda.
L’Italia rimpatria 52 extracomunitari
in una settimana Nel corso di questa settimana sono stati rimpatriati 52 extracomunitari
irregolari, soprattutto algerini, marocchini e nigeriani, sbarcati sulle coste italiane.
Corea
del Nord Sono almeno 154mila i prigionieri attualmente detenuti nei sei campi
di concentramento della Corea del Nord. Lo ha affermato, in un discorso fatto al parlamento
sudcoreano, Sang-Hyun deputato del partito conservatore. Secondo la stampa di Seul,
nei gulag nordcoreani sarebbero detenuti soprattutto prigionieri politici e sarebbero
soggetti a continue sevizie e violenze.
Honduras Ennesimo stallo
nei negoziati per risolvere la crisi politica in Honduras, scoppiata dopo la salita
al potere di Roberto Micheletti dello scorso giugno. Il presidente deposto, Manuel
Zelaya, ha dato tempo fino a domenica per raggiungere un'intesa altrimenti considererà
"rotto il dialogo". Restano molte riserve, infatti, sulla richiesta di Zelaya di essere
reinsediato nell'incarico prima delle elezioni presidenziali del 29 novembre, a cui
nè lui, nè Micheletti si candideranno. Il presidente "de facto" sostiene che la questione
deve essere decisa dalla Corte suprema, mentre Zelaya ritiene che debba esprimersi
il parlamento.
India Il governo dello Stato di Goa, nell'India centrale,
ha dichiarato lo stato di allerta dopo l'arresto di due uomini che trasportavano su
un motorino dell'esplosivo. Per tentare di scappare, uno dei due ha fatto brillare
l'esplosivo nei pressi di una chiesa, senza però provocare danni. Goa è una rinomata
località turistica indiana, famosa per le sue spiagge bianche e per la vita meno rigida
rispetto agli altri Stati indiani, che attrae turisti da tutto il mondo. Nell'ex colonia
portoghese, la comunità cristiana è molto numerosa. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza e Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LIII no. 290 E'
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