Rispetto della libertà di coscienza e di religione, base di pace e sviluppo: così
il Messaggio agli indù per il Diwali
“Una pace duratura” si realizza solo in “un’atmosfera di libertà”: è quanto afferma
il tradizionale messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso per
la festa del Diwali (o Deepavali) che i fedeli indù celebreranno domani. Ce ne parla
Sergio Centofanti.
Il Diwali
è una delle più antiche feste del mondo induista: simboleggia la vittoria del bene
sul male, della vita sulla morte. In questa ricorrenza, che riunisce festosamente
tutte le famiglie, i fedeli usano accendere candele e lampade per dire che la luce
è più forte delle tenebre. Ascoltiamo in proposito mons. Pier Luigi Celata,
segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:
“La
festa del Diwali è la più grande festa degli indù. Penso che spontaneamente il pensiero
vada al Paese dove l’induismo è nato ed è maggiormente presente, cioè all’India, Paese
nel quale, purtroppo, si sono verificati alcuni episodi di violenza a danno dei cristiani,
specialmente nello Stato di Orissa. Questo è il contesto che potremmo considerare,
proprio per avere una luce di corretta interpretazione per il messaggio”.
Il
messaggio giunge in coincidenza col primo Congresso missionario indiano, in corso
a Mumbai, dove si è parlato anche delle violenze anticristiane da parte di estremisti
indù scoppiate nell’agosto 2008 e che hanno causato oltre cento morti.
Nel
testo il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo
Interreligioso si rivolge ai “cari amici indù”. Ma qual è il contenuto principale
del messaggio? Ancora mons. Celata:
“E’ consolidare
le azioni di amicizia esistenti già con non pochi leader e con tutte le comunità indù.
Poi, quanto alla sostanza, vi è un invito a farsi un po’ tutti responsabili di un
autentico sviluppo integrale di tutti gli uomini, ad iniziare da quelli a noi più
vicini. Uno sviluppo che include il rispetto della dignità di ogni persona umana,
soprattutto nelle sue scelte fondamentali, come quella religiosa. Questo rispetto
rende possibile la realizzazione spirituale della persona e qui sta la sorgente di
energie preziose, per contribuire in un clima di armonia sociale al bene di tutti,
cioè allo sviluppo umano integrale di una comunità e dei suoi componenti”.
Lo
sviluppo autentico – afferma il cardinale Tauran – suppone “il rispetto per gli altri”
e “il riconoscimento della loro libertà: libertà di coscienza, di pensiero e di religione”.
“Quando le persone si sentono rispettate nelle loro scelte di fondo come esseri religiosi
solo allora esse sono in grado di incontrare gli altri e di cooperare per il progresso
dell’umanità” creando “un ordine sociale più pacifico che contribuisce allo sviluppo”.
Il messaggio sottolinea anche la necessità della “volontà politica di lavorare per
garantire una maggiore protezione dei diritti umani” e finisce con un appello nello
spirito della festa del Diwali: “Tutti insieme, come persone di buona volontà, uniamoci
per dissipare ogni tenebra che nasconde una vera visione di coesistenza, l’armonia
religiosa e lo sviluppo integrale per ogni singola persona”.