Relazione presentata da Mons. Louis PORTELLA MBUYU, Vescovo di Kinkala (REPUBBLICA
DEL CONGO)
S. E. R. Mons. Louis PORTELLA MBUYU, Vescovo di Kinkala, Presidente della Conferenza
Episcopale (REPUBBLICA DEL CONGO)
Il Circolo ha insistito molto sulla dimensione
universale del Sinodo, che implica la partecipazione attiva della Chiesa di ogni continente
a tutte le fasi del Sinodo, in particolare attraverso la presenza dei responsabili
dei dicasteri della Curia Romana e quella dei rappresentanti della Chiesa che è negli
altri continenti. Anche in Africa la mobilitazione è stata grande: Sinodo diocesano,
riflessione-risposta ai questionari, incontri di teologi, uso dei mass media e preghiere. Altresì
auspicabile che la comunione ecclesiale sia più effettiva a tutti i livelli (nazionale,
regionale e continentale). L'Africa ha conosciuto ferite profonde che hanno segnato
pesantemente la sua storia. S'impone tuttavia la necessità di un percorso di guarigione
della memoria. Occorre dunque impegnarsi fermamente in una dinamica di speranza e
di resurrezione come il primo Sinodo per l'Africa aveva raccomandato. Il Circolo
ha anche sottolineato l'importanza di una spiritualità che deve integrare la dimensione
religiosa o mistica con i programmi d'azione. Bisogna dunque sviluppare una spiritualità
della vita. Le nostre culture sono ricche di elementi positivi che possono contribuire
alla riconciliazione e alla pace come la palabre, la fiavana in Madagascar, la parentela
come forma di solido legame familiare, la mediazione, il simbolismo dell'acqua che
le persone bevono dopo aver riconosciuto e confessato le proprie divergenze. Altri
elementi al contrario costituiscono degli ostacoli (odio, accuse di stregoneria, sistema
di caste, ecc.). Un'opera di evangelizzazione profonda permetterà parimenti di superare
la contraddizione talvolta esistente fra il legame etnico e il legame ecclesiale. Più
che la Chiesa nel suo funzionamento interno, il problema dell'ingiustizia riguarda
i governanti e le società che sfruttano le nostre risorse. Le urgenze sono dunque
numerose: formare quanti hanno potere decisionale ora e in futuro (una formazione
spirituale e dottrinale, ma pure tecnica, seguita anche da cappellani a loro volta
adeguatamente formati); dare alle donne il posto che spetta loro; educare le persone
alla pace fin dalla più tenera età e aiutarle a cambiare il loro modo di guardare
agli altri; lo stesso vale per l'educazione allo stato di diritto e a tutti gli altri
valori cristiani che riguardano la società. La famiglia, cellula fondamentale della
società, merita una mobilitazione pastorale importante. La pastorale familiare implica
tutte le categorie: i bambini e i giovani devono ricevere una educazione accurata,
i coniugi devono progredire nell'amore coniugale; i genitori devono assumersi la propria
responsabilità di primi educatori. I valori cristiani del matrimonio e della famiglia
devono quindi essere al centro di iniziative pastorali appropriate. La relazione
fra la nostra cultura e i Sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione ci orienta
verso una catechesi inculturata di tali Sacramenti. In questo ambito, perché non pensare
a un congresso eucaristico continentale guidato da una dinamica di ricerca teologica,
di catechesi e di celebrazione inculturata? La missione profetica della Chiesa
esige un piano di azione pastorale incentrato sulle analisi delle cause dei conflitti
e delle violenze alla luce della parola di Dio e della dottrina sociale della Chiesa,
ed esige anche di interpellare i responsabili. I ministri ordinati devono dunque
essere veri testimoni della riconciliazione, della giustizia e della pace, e anche
maestri, come dice Paolo VI nella Evangelii nuntiandi.