Il Papa alla Fao: per sconfiggere la fame nel mondo, cambiare stili di vita e mettere
da parte privilegi e profitti
“L’accesso al cibo è un diritto fondamentale delle persone e dei popoli”, si devono
cambiare stili di vita, promuovere lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri e mettere
da parte privilegi e profitti per sconfiggere il flagello della fame che colpisce
oltre un miliardo di persone nel mondo. E’ quanto afferma Benedetto XVI nel messaggio
per l’odierna “Giornata mondiale dell’alimentazione” inviato al direttore generale
della Fao, Jacques Diouf. La crisi attuale – scrive il Papa - chiede ai governi e
alle diverse componenti della Comunità internazionale di “operare scelte determinanti
ed efficaci”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
“Garantire
a persone e popoli la possibilità di sconfiggere il flagello della fame significa
assicurare loro un accesso concreto a un’adeguata e sana alimentazione”. Si tratta
di “una concreta manifestazione del diritto alla vita che, pur solennemente proclamato,
resta troppo spesso lontano da una piena attuazione”. L’odierna Giornata, incentrata
sul tema “Raggiungere la sicurezza alimentare in tempo di crisi”, invita a considerare
il lavoro agricolo come elemento fondamentale della sicurezza alimentare. Per tale
motivo – spiega il Santo Padre – l’agricoltura deve poter disporre di un sufficiente
livello di investimenti e di risorse”. I beni della creazione sono limitati per loro
natura e richiedono, pertanto, atteggiamenti responsabili: “Una profonda solidarietà
e una lungimirante fraternità sono dunque necessari”.
"In
particolare – ha aggiunto - il dramma della fame potrà essere sconfitto solo 'eliminando
le cause strutturali che lo provocano e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi
più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali, in sistemi di irrigazione,
in trasporti, in organizzazione dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche
agricole appropriate, capaci cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali
e socio-economiche maggiormente accessibili a livello locale'” (Caritas in veritate,
n. 27).
Il Papa sottolinea che “il conseguimento
di questi obiettivi richiede una necessaria modificazione degli stili di vita e dei
modi di pensare”. “Obbliga la Comunità internazionale ad intervenire in maniera più
adeguata e determinata”. Il Santo Padre auspica che tale intervento “possa favorire
una cooperazione che protegga i metodi di coltivazione propri di ogni area ed eviti
un uso sconsiderato delle risorse naturali”. Il Papa auspica anche che tale cooperazione
“salvaguardi i valori propri del mondo rurale e i fondamentali diritti dei lavoratori
della terra”.
L’esperienza dimostra che le soluzioni
tecniche, pur avanzate, mancano di efficacia “se non si riferiscono alla persona,
principale protagonista che, nella sua dimensione spirituale e materiale, è origine
e fine di ogni attività”. Mettendo da parte privilegi, profitti e comodità – conclude
il Pontefice – questi obiettivi potranno essere realizzati a vantaggio di uomini,
donne, bambini, famiglie e comunità che vivono nelle aree più povere del pianeta.
Aprendo
la celebrazione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione il direttore generale della
Fao, Jacques Diouf, ha ammesso che l'obiettivo fissato dal precedente World Food
Summit di ridurre della metà il numero di persone che soffrono la fame, "non sara'
raggiunto". Nel 2009 tale numero è cresciuto del 9%. Sulle ragioni del fallimento
nella lotta alla fame nel mondo, Stefano Leszczynski ha sentito Elisa Bacciotti,
portavoce della Campagna Oxfam/Ucodep:
R. – Il fallimento
nella lotta alla fame non deve farci credere che la fame è sempre esistita e che in
fin dei conti non si può sconfiggere, perché questo non è vero. Sconfiggere la fame
è una questione di volontà politica, che deve esserci, sia da parte dei Paesi del
nord del mondo sia da parte dei Paesi del sud del mondo. I Paesi del nord del mondo,
negli ultimi 20 anni, hanno ridotto drasticamente il loro sostegno all’aiuto pubblico
allo sviluppo per l’agricoltura. C’è bisogno di un aumento, in questo settore. Tuttavia,
vorrei anche sottolineare che questi aiuti devono essere spesi in modo migliore: devono
essere diretti al sostegno di politiche, capaci a livello nazionale, quindi nei Paesi
in via di sviluppo, di sostenere i piccoli agricoltori.
D.
– Innestare questo circolo virtuoso, non solo aiuta ad eliminare il problema della
fame, ma procura anche stabilità politiche, quindi pace e sviluppo...
R.
– I Paesi ricchi devono iniziare a considerare la sicurezza alimentare come una vera
e propria questione di sicurezza globale, perché se la fame continuerà ad aumentare,
il risultato sarà un mondo in cui migrazioni forzate, instabilità politica e conflitti
non faranno che crescere e questo si tradurrà in un aumento della spesa anche dei
Paesi ricchi per proteggersi da sfide connesse alla sicurezza globale.
D.
– Ecco, se da un lato si punta molto sulle responsabilità dei governi, quindi le responsabilità
della politica internazionale, è possibile individuare delle responsabilità anche
a livello culturale di opinione pubblica?
R. – Sicuramente
nei Paesi più ricchi, nei Paesi più sviluppati, il cibo è considerato una risorsa
da darsi per scontata. Secondo le nostre analisi, la metà del cibo prodotto del mondo
viene addirittura sprecata e proprio nei Paesi più ricchi. C’è sicuramente bisogno
di sviluppare una riflessione nei nostri Paesi, per aumentare la sobrietà del nostro
stile di vita. C’è sicuramente anche bisogno che i Paesi più ricchi, a livello di
politica invece, riconsiderino le politiche nazionali, che hanno causato l’attuale
crisi alimentare. Penso appunto ad alcune politiche europee di sostegno alla produzione
agricola che hanno effetti perversi nei confronti della produzione agricola del sud
del mondo.