2009-10-16 14:28:03

Africa schiavizzata dal potere del denaro. L’appello dei Padri sinodali: annullare il debito è un atto di giustizia, non di carità


Il Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace, lavora oggi alla preparazione delle Proposizioni finali. Le diverse bozze verranno consegnate alla segreteria generale del Sinodo, che provvederà poi ad unificarle ed emendarle. Il documento finale sarà, quindi, sottoposto al voto dell’Assemblea. Intanto, tra le varie proposte avanzate fino ad ora dai Padri Sinodali, spicca quella di annullare il debito estero dell’Africa. “Sopprimerlo, puramente e semplicemente, non è più un atto di carità, ma di giustizia”, ha detto in Aula il cardinale Bernard Agré, arcivescovo emerito di Abidjan, in Costa d’Avorio. “L’attuale Sinodo – ha continuato il porporato - dovrebbe considerare questo problema dell’annullamento dei debiti che incidono in modo troppo pesante su alcuni popoli”. Ma ascoltiamo lo stesso cardinale Agré al microfono di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

R. – Sono debiti così grossi, che mai i popoli saranno in grado di pagarli. E’ un modo per dire: “Voi non avete il denaro per pagare? Allora, date il petrolio, tutto quello che avete, le ricchezze naturali …”. E’ un contratto ingiusto! Si può dire che questi Paesi sono diventati prigionieri del denaro. E’ una sorta di schiavitù moderna. Secondo quanto affermano gli economisti, l'Africa per un dollaro ricevuto ne deve restituire otto!
 
D. – Quindi, il Sinodo può essere l’occasione per chiedere ancora una volta, e con più forza: “annulliamo il debito”?
 
R. – Sì, perché è una giustizia, non un atto di carità. Perché veramente abbiamo pagato! Perché continuare a pagare? Diamo ancora denaro a chi? E’ troppo pesante, per noi!
 
D. – Lei è arcivescovo emerito di Abidjan. Per quanto riguarda la Costa d’Avorio, in che termini è schiacciata da questa realtà del debito?
 
R. – Il debito della Costa d’Avorio è molto elevato; per questo debito, ogni anno dobbiamo pagare, pagare e pagare. Il debito riguarda almeno il 40 per cento del budget. Non c’è più denaro, e quindi non ci sono più fondi per l’educazione, per la sanità e per lo sviluppo … Cerchiamo di far sapere a chi va questo denaro, ma non è chiaro. Così, hanno ammazzato il Paese, con i debiti! Bisogna fermare questo: è troppo!
 
D. – Cambiando completamente argomento: tra i temi affrontati durante questo Sinodo, c’è sicuramente quello della famiglia in Africa …
 
R. – La famiglia è veramente la roccia sulla quale poggia la casa africana. Senza la famiglia non c’è storia: la famiglia è il luogo in cui si insegna la bontà, la condivisione; è veramente la scuola, la prima scuola, l’inizio di tutto. E poi la famiglia dà anche le vocazioni: in Africa ci sono ancora tante vocazioni. In Europa, in America, si sta distruggendo la famiglia e ora si vuole far passare la teoria del “gender”: ma è un errore grande!
 
D. – Faceva riferimento, appunto, alla teoria del genere, una teoria che – da quello che si è detto anche qui, ai lavori del Sinodo – sta permeando anche l’Africa …
 
R. – Noi abbiamo gli stessi film, le stesse parole pronunciate per radio … Quando non c’è la famiglia, la persona è lasciata a se stessa, non ha più riferimenti …
 
D. – Ma la famiglia tradizionale, in Africa, è ancora forte?
 
R. – Sì, è forte! E poi, il rispetto per gli anziani: non sono mai abbandonati! Quando si dice: “E’ vecchio!”, in Occidente significa che non conta più niente perché non ha più lavoro, perché non produce. Da noi, non è così: “vecchio” vuol dire “il capo”!
 
E in occasione del Sinodo dei Vescovi per l’Africa, la città di Roma dedica un’intera giornata a questo continente. Lunedì prossimo, in mattinata, il Campidoglio, ospiterà un convegno internazionale dedicato alla cooperazione in Africa, mentre la sera alle 21.00, presso l’Auditorium della Conciliazione si terrà una serata di musica e cultura africana. Gli eventi sono organizzati dal Comune di Roma, in collaborazione con la Segreteria Generale del Sinodo, la Radio Vaticana, la Comunità di Sant’Egidio e Hope, l’iniziativa del servizio nazionale per la Pastorale Giovanile. La giornata del 19 ottobre vedrà la partecipazione di numerosi Padri Sinodali e del direttore generale della nostra emittente, padre Federico Lombardi. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3

Roma si mobilita per l’Africa e il 19 ottobre dedica a questo continente un’intera giornata. In mattinata, la Protomoteca del Campidoglio vedrà i lavori del Convegno internazionale intitolato “Africa: quale partnership per la riconciliazione, la giustizia e la pace?” alla presenza degli stessi Padri Sinodali. Alle 21.00, invece, musica e culture africane animeranno l’Auditorium di Via della Conciliazione, in una serata intitolata “Africa: croce in mezzo al mare”. Ma cosa significa questo titolo? Marco Brusati, direttore di Hope:
 
“Vuol dire che Africa è anche segno che Cristo è ancora presente ed è presente in un continente che soffre. E’ un continente oggetto della speciale attenzione di Cristo e quindi è un continente che è destinato a risorgere”.
 
Anche i musicisti, gli artisti e i comunicatori sociali, dunque, possono contribuire alla pace. Ancora Marco Brusati:
 
“Gli artisti fanno cultura, gli artisti non hanno confini. Vuol dire che l’artista in Africa, l’artista in Europa ha lo stesso compito, ha la stessa missione, ovvero quella di formare soprattutto le nuove generazioni ad essere persone e porre gli altri al centro del proprio cuore. Ciò significa che l’arte, in particolare la musica, entra nel cuore dei giovani, scava dentro e li rinnova profondamente, e li mette anche al centro di un pensiero che è questo: prendere coscienza che senza l’altro noi non ci possiamo salvare”.
 
“Richiamare l’attenzione del mondo sull’Africa” è l’obiettivo di questo progetto, ha spiegato il direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, esprimendo l’auspicio che lo spirito dell’iniziativa non si esaurisca in breve tempo:

“Il nostro spirito è quello di far sentire tutti questi eventi come parte di un unico grande evento. Noi siamo tutti mobilitati e cerchiamo di fare rete, di metterci insieme, perché sia un tempo in cui noi e tutta la comunità cittadina ed ecclesiale ci mobilitiamo per l’Africa e perché questo possa anche continuare dopo”.
 
Protagonisti degli eventi del 19 ottobre saranno anche i giovani delle associazioni e dei movimenti missionari, per i quali l’Africa non è sinonimo di guerra e disperazione, ma è qualcosa di più. Ascoltiamo le loro voci:
 
R. – È un continente con mille possibilità davanti a sé, ricco di vita e di passione per la vita.
 
R. – È una risorsa infinita che con tutte le sue peculiarità dovremmo imparare ad accogliere meglio.
 
R. – È un cuore che batte. E’ veramente un Paese pulsante di risorse dal punto di vista umano.
 
D. – Cosa si può fare, secondo te, per aiutare concretamente l'Africa?
 
R. – Bisogna rispettare anche la gente del posto. Promuovere un progresso con loro e non senza di loro, a loro discapito. Ci vuole un progetto vissuto e pensato anche con loro.
 
R. – Credo, incidere sulle politiche culturali. Credo che ci vogliano proprio persone che vadano a vivere in Africa, affinché possano conoscere anche un altro modo di investire nel quotidiano, nel lavoro.
 
R. – Per me si potrebbe fare molto, ad esempio, sostenendo i sacerdoti e i missionari, coloro che spendono la loro vita in questi Paesi, perché le molte difficoltà che incontrano dal punto di vista pratico potrebbero condizionarli nella loro attività più propriamente pastorale e spirituale, che è poi quella che può davvero incidere dal punto di vista sociale.
 
E tra gli artisti che animeranno l’evento, anche il gruppo degli “Whitest”: sei ragazzi bianchi che cantano la musica “nera” per eccellenza, quella gospel. A dimostrazione che l’Africa riguarda tutti e che tutti possiamo fare qualcosa per l’Africa.
 
(musica)







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