2009-10-15 11:59:23

Intervento della Sig.ra Rose BUSINGYE, Presidente del Meeting Point International di Kampala (UGANDA), Uditrice


Sig.ra Rose BUSINGYE, Fondatrice e Presidente del Meeting Point International, Kampala (UGANDA)

La fede deve penetrare gli strati profondi dell'umano, deve arrivare là dove si formano i criteri di percezione delle cose, deve penetrare anche ciò che è considerato profano e lo trasforma in un bene per tutti.
C'è un punto di partenza. L'inizio è nel gesto di Dio.
Se l'uomo ci crede, è la strada perché possa riconoscersi e vivere questa appartenenza, questo attaccamento a Dio, obbedendo alla sua compagnia, la Chiesa, arrivando così alla felicità, alla giustizia e alla pace per se stesso e per tutti. Un uomo che sa da dove viene e dove sta andando. Dalla fede nasce un criterio nuovo di rapportarsi con le cose, con i figli, con la scuola, la politica, l'ambiente.
Per costruire giustizia, riconciliazione e pace non possiamo non partire dal costruire l'umano, aiutare l'uomo a essere se stesso, essere uomo; non partire da un particolare, ma dalla sua totalità.
L'uomo "è" desiderio di giustizia, di pace, di riconciliazione. Il Sinodo per me è una occasione di scoprire qual è il significato di queste parole, cioè qual è il significato della vita e di tutti problemi che ci sono in Africa e nel mondo intero. Il Sinodo è per me una provocazione a scoprire la piena dignità della vita umana.
Senza la coscienza della nostra umanità non possiamo aiutare noi stessi e tanto meno dare un reale aiuto agli altri. Invece di aiutare gli altri e noi stessi, continueremo a lamentarci, ad offrire soltanto la compassione e, pur di rispondere qualcosa, li inganniamo.
Se uno coglie il significato per sé e il valore della vita umana, tratta se stesso e gli altri bene, ha le ragioni adeguate per il cambiamento della vita e diventa un punto di cambiamento per tutti, come sono stati i monaci benedettini che hanno costruito la civiltà europea. Ma quando anche loro hanno ceduto nella fede, è entrato il dualismo e la divisione, che porta distruzione e caos.
Dalla fede ho visto nascere un popolo nuovo, un popolo cambiato. In Uganda un gruppo di malati di Aids poverissimi vivono spaccando sassi e vendendoli ai costruttori; mangiano una volta al giorno. Quando hanno saputo dello tsunami e poi dell'uragano Katrina in America, quando gli abbiamo chiesto di pregare per le vittime, ci hanno detto: "Sappiamo cosa vuol dire vivere senza casa, senza mangiare. Se appartengono a Dio appartengono anche a noi". Si sono organizzati formando gruppi a spaccare i sassi; alla fine hanno raccolto duemila dollari e li hanno inviati all'ambasciata americana. E quest'anno dopo il terremoto a L'Aquila hanno detto: "Questi sono italiani, il Paese del Papa; sono nostri amici, anzi la nostra tribù" e hanno raccolto e inviato duemila euro. I giornalisti si sono scandalizzati: sono venuti a vedere se questa gente era povera veramente. Secondo loro non è giusto: quando uno fa la carità dà ciò che avanza, non dà ciò di cui ha bisogno. Una donna malata ha detto loro: "Il cuore dell'uomo è internazionale, non ha razza, non ha colore, e si commuove".







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