2009-10-15 15:18:01

Inaugurazione del Festival del Film di Roma: il commento di Gian Luigi Rondi


La quarta edizione del Festival del Film di Roma si inaugura oggi al Parco della Musica con una buona scelta di titoli e un equilibrio tra le esigenze dell’arte e quelle del mercato. Un lavoro segnato dalla pluridecennale esperienza del presidente Gian Luigi Rondi e dalla squadra di lavoro che ha operato strettamente al suo fianco per costruire un’edizione interessante e attesa. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

La trasformazione sta dando buoni frutti: partita come una Festa senza identità con una pletora di titoli e protagonisti molto a servizio dei giornali e dell’immagine e poco del cinema, Roma ora offre un suo vero Festival del Film con le tradizionali sezioni molto più riconoscibili, un numero di pellicole limitate e scelte con cura dal direttore artistico Piera Detassis e forse meno velleità di accondiscendere e copiare i modi e le mode di altre storiche manifestazioni consimili. Così, sulla strada certamente difficile che contraddistingue i primi anni di vita di un Festival cinematografico, troviamo titoli molto attesi firmati da Giorgio Diritti, Jason Reitman, Danis Tanovíc, James Ivory, Carlos Saura, Nora Ephron ed altri non meno interessanti nelle sezioni Extra, in quel piccolo angolo delle curiosità che è “Alice nella città”, dedicata al pubblico dei ragazzi e in quell’Occhio sul mondo che punterà i riflettori sul tema dell’ambiente con una buona scelta di documentari. In questi giorni di preparazione, abbiamo raggiunto il “padre nobile” della manifestazione romana, Gian Luigi Rondi, chiamato lo scorso anno per ridisegnarla. Anche confortato dalla sua enorme e decennale esperienza, quale fisionomia ha impresso a questo giovane Festival?
 
R. - Io amo il cinema. Dovunque mi sono mosso, in tutti i settori della mia lunga carriera, che io ho seguito, il cinema è sempre stato il vertice di tutte le mie attese. Dovendo organizzare un festival, dopo aver organizzato altri festival ed alte mostre come quella di Venezia, ho portato nella costruzione di questo festival tutto il mio amore, e cioè ho fatto in modo che questo festival rispecchiasse al meglio quello che io sentivo per il cinema, ossia proponesse il cinema dei grandi film con i grandi autori, i grandi interpreti, le grandi produzioni, i grandi spettacoli e poi il cinema di ricerca, il cinema d’avanguardia ed anche il cinema per i giovani.
 
D. - Quello di Roma è un festival che arriva, anche cronologicamente nel calendario annuale, all’indomani di altri assai più antichi e consolidati: nonostante tutto ha una sua personale fisionomia...
 
R. – Al di fuori del Festival di Berlino, nel mondo non esistono festival che si svolgono in grandi città. In più è addirittura la capitale d’Italia. Quindi, tutte le attenzioni convergono su di lei e in questo modo lo spettatore che viene dalla città verso di noi sa di essere al centro di un’attenzione che non hanno gli spettatori degli altri festival. Io ho dedicato ai romani questo festival ed è la prima volta che, avendo organizzato tanti festival, io ne organizzo uno nella mia città, di cui conosco tutti gli umori, tutte le attese, tutte le speranze, anche le molte delusioni nel passato. E, perciò, ho fatto in modo che sia la città da un certo punto di vista a venire al festival e poi anche il festival che riesca ad andare alla città.
 
D.- Presidente, un titolo del Festival che le è particolarmente caro?
 
R. - Vorrei dire che sono commosso all'idea che sia stato scelto il film polacco Popieluszko per il quale viene da Varsavia Lech Walesa. Sappiamo anche che sarà presente il cardinale Angelo Sodano. Sarà comunque un modo per commemorare un grande martire del cristianesimo e dell'idea e anche un martire della libertà. Sarà un filone spirituale che dovrebbe riecheggiare anche in altri momenti di questo Festival.(Montaggio a cura di Maria Brigini)







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