Inaugurazione del Festival del Film di Roma: il commento di Gian Luigi Rondi
La quarta edizione del Festival del Film di Roma si inaugura oggi al Parco della Musica
con una buona scelta di titoli e un equilibrio tra le esigenze dell’arte e quelle
del mercato. Un lavoro segnato dalla pluridecennale esperienza del presidente Gian
Luigi Rondi e dalla squadra di lavoro che ha operato strettamente al suo fianco per
costruire un’edizione interessante e attesa. Il servizio di Luca Pellegrini:
La trasformazione
sta dando buoni frutti: partita come una Festa senza identità con una pletora di titoli
e protagonisti molto a servizio dei giornali e dell’immagine e poco del cinema, Roma
ora offre un suo vero Festival del Film con le tradizionali sezioni molto più riconoscibili,
un numero di pellicole limitate e scelte con cura dal direttore artistico Piera Detassis
e forse meno velleità di accondiscendere e copiare i modi e le mode di altre storiche
manifestazioni consimili. Così, sulla strada certamente difficile che contraddistingue
i primi anni di vita di un Festival cinematografico, troviamo titoli molto attesi
firmati da Giorgio Diritti, Jason Reitman, Danis Tanovíc, James Ivory, Carlos Saura,
Nora Ephron ed altri non meno interessanti nelle sezioni Extra, in quel piccolo angolo
delle curiosità che è “Alice nella città”, dedicata al pubblico dei ragazzi e in quell’Occhio
sul mondo che punterà i riflettori sul tema dell’ambiente con una buona scelta di
documentari. In questi giorni di preparazione, abbiamo raggiunto il “padre nobile”
della manifestazione romana, Gian Luigi Rondi, chiamato lo scorso
anno per ridisegnarla. Anche confortato dalla sua enorme e decennale esperienza, quale
fisionomia ha impresso a questo giovane Festival? R. - Io amo
il cinema. Dovunque mi sono mosso, in tutti i settori della mia lunga carriera, che
io ho seguito, il cinema è sempre stato il vertice di tutte le mie attese. Dovendo
organizzare un festival, dopo aver organizzato altri festival ed alte mostre come
quella di Venezia, ho portato nella costruzione di questo festival tutto il mio amore,
e cioè ho fatto in modo che questo festival rispecchiasse al meglio quello che io
sentivo per il cinema, ossia proponesse il cinema dei grandi film con i grandi autori,
i grandi interpreti, le grandi produzioni, i grandi spettacoli e poi il cinema di
ricerca, il cinema d’avanguardia ed anche il cinema per i giovani. D.
- Quello di Roma è un festival che arriva, anche cronologicamente nel calendario annuale,
all’indomani di altri assai più antichi e consolidati: nonostante tutto ha una sua
personale fisionomia... R. – Al di fuori del Festival di Berlino,
nel mondo non esistono festival che si svolgono in grandi città. In più è addirittura
la capitale d’Italia. Quindi, tutte le attenzioni convergono su di lei e in questo
modo lo spettatore che viene dalla città verso di noi sa di essere al centro di un’attenzione
che non hanno gli spettatori degli altri festival. Io ho dedicato ai romani questo
festival ed è la prima volta che, avendo organizzato tanti festival, io ne organizzo
uno nella mia città, di cui conosco tutti gli umori, tutte le attese, tutte le speranze,
anche le molte delusioni nel passato. E, perciò, ho fatto in modo che sia la città
da un certo punto di vista a venire al festival e poi anche il festival che riesca
ad andare alla città. D.- Presidente, un titolo del Festival
che le è particolarmente caro? R. - Vorrei dire che sono commosso
all'idea che sia stato scelto il film polacco Popieluszko per il quale viene
da Varsavia Lech Walesa. Sappiamo anche che sarà presente il cardinale Angelo Sodano.
Sarà comunque un modo per commemorare un grande martire del cristianesimo e dell'idea
e anche un martire della libertà. Sarà un filone spirituale che dovrebbe riecheggiare
anche in altri momenti di questo Festival.(Montaggio a cura di Maria Brigini)