2009-10-15 15:22:06

Avvistato nell’area di Lanao, padre Sinnot, il missionario rapito nelle Filippine


Novità sul rapimento di padre Michael Sinnott, sequestrato nelle Filippine lo scorso 11 ottobre a Pagadian nei pressi di Mindanao. Proprio ieri la polizia ha dichiarato di aver avvistato il missionario nell'area di Lanao del Norte. “Ci rincuora” sapere che padre Sinnott si trova in quella zona “dove è possibile trovare farmaci e assistenza medica”, ha dichiarato all’agenzia AsiaNews, padre Cyrill Lovett, missionario di S. Colombano e direttore della rivista Far East. Rimane alta la preoccupazione per la salute dell’anziano sacerdote irlandese, vicino agli 80 anni, che ha subito quattro interventi al cuore e necessita di cure mediche costanti. “Da testimonianze fornite da altri sacerdoti implicati in sequestri – ha spiegato padre Lovett – sappiamo che le bande si muovono in maniera costante, per sfuggire alle ricerche” e questo potrebbe arrecare danni fisici a padre Sinnott. Intanto il leader del Fronte di liberazione islamico Moro (Milf) smentisce la notizia circolata ieri, secondo cui il gruppo separatista è responsabile del rapimento. Il capo della polizia del Mindanao occidentale ha detto che i rapitori si sono messi in contatto con i missionari di S. Colombano a Pagadian; egli non ha però voluto fornire dettagli sulla conversazione. Padre Lovett è convinto che il confratello sia nelle mani di “una corrente scissionista del Milf” e considera credibile la versione di Eid Kabalu, portavoce del gruppo separatista, che “ha negato qualsiasi coinvolgimento nel sequestro”. “È una questione di soldi – ha sottolineato il direttore di Far East – i rapitori puntano al riscatto. Questa è la tesi più accreditata, mentre non ci sono elementi per pensare che siano in gioco altri fattori, fra cui rivendicazioni politiche o richieste autonomiste nella regione”.  Interpellato sulle trattative in corso per la liberazione del sacerdote, padre Lovett ha aggiunto che “il governo irlandese fa quello che può”, ma di contare “sull’opera del vescovo, della polizia e del governo locale, che sanno come operare nei casi di rapimenti”. “Non vogliamo un bagno di sangue” e non è possibile prevedere al momento “quali saranno gli sviluppi successivi”. Il missionario di S. Colombano ha confermato infine la politica di fermezza: pur bersaglio in passato di rapimenti, uno dei quali si è concluso in modo tragico con la morte di un confratello, l’istituto ha sempre escluso l’ipotesi di pagare riscatti. “Se i missionari diventano obiettivo di sequestri – ha concluso padre Lovett – perché i rapitori sanno che verrà pagato un riscatto è la fine, diventerà impossibile proseguire con il nostro lavoro”. (R.G.)







All the contents on this site are copyrighted ©.