Benedetto XVI all'udienza generale: in un mondo spesso frenetico e conflittuale il
cristiano non si stanchi di tessere rapporti di fraternità e pace
Apertura al prossimo, perdono e ricerca della pace sono da sempre i tratti distintivi
dello stile di vita cristiano, tanto più importanti oggi in un tempo segnato da intolleranza,
incomunicabilità e conflitti. Lo ha affermato Benedetto XVI, all’udienza generale
in Piazza San Pietro prendendo spunto dalle qualità spirituali e umane che testimoniò
Pietro il Venerabile, uno dei grandi monaci dell’abbazia di Cluny nel Medioevo. Il
servizio di Alessandro De Carolis:
Viene dal
Medioevo un nuovo esempio per il mondo contemporaneo di cosa possano creare i valori
cristiani quando si sposano a qualità umane come l’equilibrio, la mitezza, il senso
della misura, la magnanimità. La figura di sintesi è quella di Pietro il Venerabile,
uno dei “santi abati” di Cluny, alla cui carica fu eletto nel 1122 rimanendovi fino
alla morte, avvenuta nella Notte di Natale del 1156. Rettitudine, lealtà, lucidità,
speciale attitudine a mediare: Benedetto XVI ha elencato alle migliaia di persone
presenti alla catechesi le doti di questo antico monaco, definito “asceta rigoroso
con se stesso e comprensivo con gli altri”. A un tempo “severo” e “dotato di profonda
umanità”: “Di indole sensibile e affettuosa, sapeva congiungere l’amore
per il Signore con la tenerezza verso i familiari, particolarmente verso la madre,
e verso gli amici. Fu un cultore dell’amicizia, in modo speciale nei confronti dei
suoi monaci, che abitualmente si confidavano con lui, sicuri di essere accolti e compresi”. Dal
compendio delle virtù di un uomo di mille anni fa, che si riconosceva per indole “portato
all’indulgenza” perché - scriveva - “sono assuefatto a sopportare e perdonare”, il
Papa ha tratto un esempio sempre valido anche mille anni più tardi: “Potremmo
dire che questo santo Abate costituisce un esempio anche per i monaci e i cristiani
di questo nostro tempo, segnato da un ritmo di vita frenetico, dove non rari sono
gli episodi di intolleranza e di incomunicabilità, le divisioni e i conflitti. La
sua testimonianza ci invita a saper unire l’amore a Dio con l’amore al prossimo, e
a non stancarci nel riannodare rapporti di fraternità e di riconciliazione”. Dal
punta di vista spirituale e pastorale, ha spiegato il Pontefice, Pietro il Venerabile
si distingue negli anni del suo ministero per il suo amore all’Eucaristia - sulla
quale, ha affermato Benedetto XVI, ha lasciato pagine-capolavoro grazie anche al suo
notevole talento letterario - e per la venerazione nutrita nei riguardi della Vergine.
Ma “vivo”, ha soggiunto il Papa, appare anche il suo “senso ecclesiale”, che si traduce
“in cura e sollecitudine anche per chi era al di fuori della Chiesa, in particolare
per gli ebrei e i musulmani”: “Per favorire la conoscenza di questi
ultimi provvide a far tradurre il Corano. Osserva al riguardo uno storico recente:
‘In mezzo all’intransigenza degli uomini del Medioevo - anche dei più grandi tra essi
- noi ammiriamo qui un esempio sublime della delicatezza a cui conduce la carità cristiana’”. Dunque,
ha ribadito Benedetto XVI, un esempio di “santità monastica” di stampo benedettino
che non smette di insegnare, in qualsiasi tempo, che un’esistenza “pervasa di amore
profondo per Dio” diventa una vita di amore e di “sincera apertura al prossimo, nel
perdono, e nella ricerca della pace”: “Potremmo dire, concludendo,
che se questo stile di vita unito al lavoro quotidiano, costituisce, per san Benedetto,
l’ideale del monaco, esso concerne anche tutti noi, può essere, in grande misura,
lo stile di vita del cristiano che vuole diventare autentico discepolo di Cristo,
caratterizzato proprio dall’adesione tenace a Lui, dall’umiltà, dalla laboriosità
e dalla capacità di perdono e di pace”. Al termine delle catechesi
in sintesi, oggi in dieci lingue, il Papa ha rivolto come di consueto saluti ai vari
gruppi presenti in Piazza San Pietro, tra i quali quello dei Consoli di Milano e della
Lombardia, esortati “ad operare con rinnovato impegno in favore dell’uomo e della
sua dignità”, e quello dei delegati internazionali dell’emittente Radio Maria: “Li
incoraggio a proseguire la loro importante opera a servizio della diffusione del Vangelo”.