Alleanza globale contro l’Aids pediatrico: appello dalla conferenza promossa da Caritas
e ambasciata Usa presso la Santa Sede
Si è aperta stamani alla Pontificia Università della Santa Croce, a Roma, la conferenza
sull’Aids pediatrico promossa dalla Caritas internationalis e dell’Ambasciata
americana presso la Santa Sede. Alla tre giorni di lavori partecipano esponenti della
Santa Sede e delle Nazioni Unite, personalità laiche e religiose impegnate nella lotta
all’Aids e rappresentanti di grandi compagnie farmaceutiche. Il servizio del nostro
inviato alla conferenza, Alessandro Gisotti:
Unire le
forze per mettere fine allo scandalo dei bambini vittime dell’Aids. E’ questo il messaggio
forte lanciato dalla Pontificia Università della Santa Croce. La conferenza si è aperta
con l’intervento di mons. Jean-Marie Musivi Mpendawatu, sottosegretario del Pontificio
Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, che ha indicato nella prevenzione
e nell’assistenza le due direttrici d’azione della Chiesa nella lotta all’Aids. Mons.
Mpendawatu ha ribadito che castità, astinenza e fedeltà coniugale sono irrinunciabili
per sconfiggere la pandemia. Ancora, ha sottolineato che le organizzazioni caritatevoli
cattoliche impegnate sul fronte dell’Aids non devono stringere alleanze con realtà
che tradiscano la loro identità. Ha infine riecheggiato l’appello di Benedetto XVI
in favore di un più facile accesso ai farmaci antiretrovirali. E’ stata dunque la
volta del neoambasciatore americano presso la Santa Sede, Miguel Díaz, che
ha innanzitutto assicurato l’impegno dell’amministrazione Obama nel contrasto all’Hiv.
L’ambasciatore ha indicato in San Damiano de Veuster, l’apostolo dei lebbrosi canonizzato
domenica scorsa, un esempio estremamente attuale per affrontare una realtà complessa
come quella dell’Aids. Né ha mancato di sottolineare la significativa coincidenza
della conferenza sull’Aids con il Sinodo per l’Africa, continente che più di ogni
altro soffre a causa della pandemia. Nel suo appassionato discorso, il segretario
generale di Caritas internationalis, Lesley-Anne Knight, ha denunciato lo scandalo
dell’Aids pediatrico: 800 bambini, ha detto, muoiono ogni giorno a causa di malattie
collegate all’Aids. Nei Paesi in via di sviluppo, ha proseguito, mancano strumenti
diagnostici per le madri e medicinali adeguati alla cura dei bambini sieropositivi.
Proprio per questo, ha spiegato, "Caritas internationalis" ha lanciato una campagna
per promuovere la produzione e la distribuzione di medicinali, specie nelle aree rurali. “Non
c’è un deficit di risorse materiali ma un deficit di buona volontà”, il direttore
esecutivo dell’agenzia Onu per la lotta all’Aids (Unaids), Michel Sidibé, ha preso
in prestito le parole di Martin Luther King per esortare i governi e la comunità internazionale
ad impegnarsi a sradicare la piaga dell’Aids. “E’ una questione di giustizia sociale”,
ha aggiunto Sidibé che ha invocato una partnership globale che coinvolga società civile,
governi e compagnie farmaceutiche. Un ruolo fondamentale su questo fronte, ha riconosciuto
Sidibé, viene svolto dalla Chiesa cattolica. La prima sessione della conferenza si
è conclusa con una tavola rotonda su diagnosi e terapia dei bambini sieropositivi
in cui è stato anche affrontato il tema delicato della proprietà intellettuale sui
farmaci antiretrovirali. Alla Conferenza sull’Aids pediatrico,
in corso a Roma, è intervenuto oggi anche il prof.Paolo Rossi, pediatra
immunologo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che intervistato da Alessandro
Gisotti si sofferma sulle sfide più urgenti nella cura dei bambini vittime dell’Aids:
R. – Le sfide
maggiori sono la diagnosi precoce, specialmente per quanto riguarda le donne in gravidanza,
quindi la possibilità di fare diagnosi e la possibilità, una volta fatta la diagnosi,
di avere accesso alle cure. Un’altra sfida molto grande è chiaramente quella di allestire
un vaccino che possa prevenire le nuove infezioni o che possa mitigare gli effetti
dell’infezione riducendo la necessità di cura. D. - A che punto
siamo con i medicinali, nello specifico nella cura dell’Aids pediatrico? R.
- La ricerca farmaceutica nel campo dei farmaci antiretrovirali ha fatto passi da
gigante, conoscendo noi oggi quasi tutti i meccanismi patogenetici che sono messi
in atto dal virus dell’Hiv. Abbiamo un vasto numero di farmaci capaci di interferire
con il ciclo biologico del virus e quindi determinare una riduzione significativa
della replicazione virale. Possiamo dire che in realtà l’Hiv nei Paesi industrializzati
è una malattia cronica non guaribile in questo momento, ma comunque curabile. Il problema
pediatrico è che molti di questi farmaci non hanno una formulazione pediatrica. Dire
che c’è un farmaco non vuol dire che c’è un farmaco per il bambino. Ad esempio ci
sono dei farmaci disponibili per l’adulto che hanno delle compresse molto grandi con
dei dosaggi molto grandi, ma non si conoscono bene i dosaggi che devono essere ultilizzati
in pediatria. Recentemente sia negli Stati Uniti, sia in Europa in particolare, è
passata una legge per cui tutti i farmaci che possono essere usati in pediatria devono
avere una sperimentazione pediatrica. D. - Il Papa ha chiesto
tante volte, in particolare nel suo viaggio in Africa, un più facile accesso ai medicinali
antiretrovirali. Un appello che ovviamente fate vostro, con quali speranze e quali
aspettative? R. – L’appello del Papa è un appello non soltanto
accorato ma estremamente razionale. In realtà la problematica fondamentale è che mentre
nei Paesi industrializzati, per esempio in Italia, possiamo dire che tutti i bambini
hanno accesso alle cure, in Africa soltanto l’otto per cento dei bambini ha accesso
alle cure, in America Latina l’otto per cento, in Asia addirittura solo il cinque
per cento. Senza dubbio un importante passo avanti è l’impegno da parte dei governi
per avere maggiore accesso alle cure.