Intervento di Mons. Krikor-Okosdinos COUSSA, Vescovo di Iskanderiya degli Armeni (EGITTO)
S. E. R. Mons. Krikor-Okosdinos COUSSA, Vescovo di Iskanderiya degli Armeni (EGITTO)
Vorrei
rendervi partecipi della testimonianza data dalla Chiesa armena, che dal genocidio
del 1915 è presente in tutto il mondo nella sua diaspora. Nel 1915 gli ottomani,
spinti da gelosia, hanno massacrato il popolo armeno presente nella grande Armenia
e nella piccola Armenia (Turchia). Un milione e mezzo di persone sono morte in questo
genocidio. Gli armeni sono partiti disperdendosi prima in Medio Oriente, poi nel
mondo intero. Ovunque si sia stabilita, la Chiesa armena è stata accolta e ha portato
con sé la sua lingua, la sua fede, le sue tradizioni e la sua cultura. Nel 2001
abbiamo celebrato i 1700 anni del battesimo dell’Armenia e papa Giovanni Paolo II
ha beatificato l’arcivescovo di Mardine, Ignazio Maloyan, il quale, alla testa del
suo popolo, ha dato la vita per non rinnegare la fede in Cristo. In questo momento
in cui si svolge il sinodo, vale a dire 94 anni dopo quel massacro, in seguito all’appello
di Cristo di perdonare i propri nemici, i dirigenti dello stato armeno e i capi delle
Chiese in Armenia (cattolica, ortodossa ed evangelica) compiono un atto pubblico di
perdono nei confronti dei turchi. Lo compiamo domandando ai turchi di riconoscere
il genocidio, di rendere omaggio ai martiri e di concedere agli armeni i loro diritti
civili, politici e religiosi. Il cammino di riconciliazione tra i due stati è già
stato intrapreso. Per questo, faccio appello ai dirigenti politici, affinché sostengano
il nostro andare verso i turchi, con la Chiesa universale e la Chiesa africana nel
bisogno.