Un libro ricorda il sacrificio di due sacerdoti uccisi a Boves nella prima strage
nazista in Italia
“Testimoni di libertà e di verità”: si intitola così un libro dedicato a due sacerdoti,
don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, uccisi il 19 settembre del 1943 nella
cittadina piemontese di Boves, durante la prima strage compiuta dai nazisti in Italia.
Il volume, realizzato per iniziativa della parrocchia di San Bartolomeo di Boves e
sostenuto dalla diocesi di Cuneo, raccoglie una serie di testimonianze sull’eroismo
dei due sacerdoti che persero la propria vita per non tradire Cristo e la loro comunità
di fedeli. Intervistato da Alessandro Gisotti, il parroco di San Bartolomeo
a Boves, don Bruno Mondino, si sofferma sulle figure dei due sacerdoti martiri:
R. – Sono
stati sacerdoti di Dio in mezzo allo scatenarsi della violenza. In poche ore a Boves
è tutto un incendio e 23 persone vengono fucilate. In questa tragedia, i nostri due
sacerdoti sono sostenuti da un’inesauribile fiducia nella grazia di Dio. Il parroco
è costretto ad assistere alla tragedia, passando per il paese su un’autoblindo. In
serata verrà poi ucciso, verrà cosparso di benzina e bruciato. Testimoni affermano
che ha vissuto queste ore nella preghiera, nella premura per la gente. Anche il viceparroco,
don Mario Ghibaudo, è in piazza, in mezzo alla gente, quel pomeriggio, e cerca di
aiutare tutti. Mentre sta accompagnando un gruppo in fuga, si rende conto del pericolo
di profanazione dell’Eucaristia nella chiesa. Torna indietro, va a vedere ma oramai
è impossibile raggiungere il centro del paese. Riprende la strada con il gruppo, il
gruppo viene raggiunto da un soldato armato, il soldato colpisce a morte un uomo anziano.
Don Mario, non curante del rischio, si avvicina a quest’uomo per dargli i conforti
religiosi, e il soldato prima gli spara e poi lo uccide pugnalandolo. D.
– Quanto è viva la memoria di questi testimoni eroici? R. –
Direi che è una memoria vivissima, e lo testimonia il libro che la nostra parrocchia
ha appena pubblicato, un libro che ha per titolo “Testimoni di verità e di libertà”.
E’ una memoria che riconcilia. La nostra parrocchia, ricordando il 19 settembre in
questi ultimi due anni si è lasciata guidare da una frase di Benedetto XVI: “Il sangue
dei martiri non invoca vendetta, ma riconcilia”. La loro presenza in quelle ore tragiche,
è stata strumento di riconciliazione con Dio e oggi continua ad essere una presenza
di riconciliazione perché ci fa vedere che lo schema “vincitori e vinti” è uno schema
troppo riduttivo; che l’amore di Cristo tutto vince: quell’amore che fa dare la vita
per i propri fratelli. D. – Quali frutti può dare una testimonianza
come quella di questi due sacerdoti di Boves nel contesto dell’Anno sacerdotale? R.
– Io penso che in questo anno sacerdotale sono per tutti testimonianza di una carità
pastorale senza riserve e sono per noi sacerdoti una testimonianza, un incoraggiamento
per apprezzare ed accogliere responsabilmente il dono di essere preti.