Non emarginare gli anziani, testimoni di valori intramontabili: il magistero di Benedetto
XVI sulla ricchezza morale e spirituale della terza età
Hanno destato ampia eco le parole di Benedetto XVI sulla condizione di solitudine
in cui vivono spesso gli anziani. Ieri, durante la Messa per la canonizzazione di
5 nuovi Santi, il Papa ha sottolineato che nella società contemporanea, “tante persone
anziane soffrono di molteplici povertà e di solitudine, a volte perfino abbandonati
dalle loro famiglie”. Quello di ieri è solo l’ultimo di una serie di interventi del
Pontefice sulle crescenti difficoltà degli anziani di fronte al “relativismo dilagante”
che ha indebolito i valori fondamentali del nucleo famigliare. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
Quando
la vita diventa fragile, come negli anni della vecchiaia, non perde mai di valore
e dignità: Benedetto XVI lo afferma con forza parlando alla Pontificia Accademia per
la Vita, il 25 febbraio 2008. In una società complessa e influenzata dalle dinamiche
della produttività, osserva il Papa in quell’occasione, le persone fragili rischiano
“nei momenti di difficoltà economica” o di malattia “di essere travolte”. I primi
a soffrire per questa condizione sono proprio gli anziani:
“Sempre
più si trovano nelle grandi città persone anziane e sole, anche nei momenti di malattia
grave e in prossimità della morte. In tali situazioni, le spinte eutanasiche diventano
pressanti, soprattutto quando si insinui una visione utilitaristica nei confronti
della persona”. Per questo, è l’esortazione
del Papa, serve uno sforzo sinergico affinché la società civile e la comunità di credenti
facciano sì che tutti possano vivere dignitosamente e attraversare il momento della
prova e della morte nella migliore condizione di fraternità e solidarietà. Sfida ancor
più urgente, rileva parlando alla Plenaria del dicastero per la Famiglia, di fronte
all’avanzare della cultura della morte “che insidia anche la stagione della terza
età”:
“Oggi, l’evoluzione economica e sociale
ha portato profonde trasformazioni nella vita delle famiglie. Gli anziani, tra cui
molti nonni, si sono trovati in una sorta di 'zona di parcheggio': alcuni si accorgono
di essere un peso in famiglia e preferiscono vivere soli o in case di riposo, con
tutte le conseguenze che queste scelte comportano”. (5 aprile 2008) Ma
non bisogna scoraggiarsi. Benedetto XVI mette l’accento sul ruolo che i nonni, anziani
per antonomasia, hanno sempre svolto per tenere unite le famiglie. I nonni, afferma
il Papa il 26 luglio di quest’anno parlando dei Santi Gioacchino e Anna, genitori
della Madonna, “sono i depositari e spesso i testimoni dei valori fondamentali della
vita”. Un patrimonio prezioso che gli anziani donano alle famiglie con amore e generosità:
“Il
compito educativo dei nonni è sempremolto importante, e ancora
di più lo diventa quando, per diverse ragioni, i genitori non sono in grado di assicurare
un’adeguata presenza accanto ai figli, nell’età della crescita”. I
nonni, con la loro “robustezza di valori e progetti”, è il richiamo del Papa, “sono
un tesoro che non possiamo strappare alle nuove generazioni”. E incoraggia a ripartire
dai nonni, dagli anziani, per rispondere alla crisi della famiglia:
“Ritornino
i nonni ad essere presenza viva nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Per
quanto riguarda la famiglia, i nonni continuino ad essere testimoni di unità, di valori
fondati sulla fedeltà ad un unico amore che genera la fede e la gioia di vivere” (Discorso
del 5 aprile 2008 alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia) Gli
anziani troppo spesso dimenticati, nella povertà e nella solitudine. In italia sono
circa 11 milioni e 200 mila le persone le persone che hanno compiuto 65 anni, tra
queste oltre 5 milioni hanno più di 74 anni e il 30 per cento abita da solo. Ma come
vivono oggi gli anziani? Roberta Gisotti ha intervistato Claudio Regazzoni,
presidente dell’Auser-risorsAnziani della Liguria, associazione di volontariato con
oltre 1400 sedi sparse sul territorio nazionale, impegnata a promuovere il ruolo degli
anziani nella società. D.
- Dottor Regazzoni, efficienza e velocità appaiono i valori fondanti delle società
odierne, dove tutto viene anche monetizzato. Allora come vivere al meglio la terza
età?
R. – Innanzitutto, sarebbe necessario costruire un’idea di solidarietà
più complessa, e rispetto a questo considerare anche nuovi diritti, perché le persone
anziane che invecchiano oggi sono tantissime. E questo è bello, perché la popolazione
anziana diventa sempre più numerosa, ma a fronte di questi numeri che aumentano ci
sono troppe persone a cui non viene data voce e che entrano in percorsi di solitudine.
Penso però che ci siano le condizioni perché questo processo di invecchiamento nella
nostra società possa riaprire un discorso intergenerazionale e interculturale per
ridare dignità agli anziani. Io credo che le parole importanti che ha pronunciato
il Papa abbiano questo significato, e cioè che le persone che invecchiano sono da
rispettare in quanto persone, in quanto cittadini, e per questo, sino all’ultimo giorno
della loro vita, non debbono essere lasciate sole. E. all’interno di questo percorso,
la loro dignità possa essere un bene non solo per loro stesse, ma anche un bene per
la società. Perché avere dignità vuol dire sentirsi persone protagoniste del proprio
futuro e se sono protagoniste, le persone che invecchiano possono dare un contributo
alle altre persone. Già fanno tanto gli anziani! Non dobbiamo dimenticarli, perché
se li dimentichiamo vuol dire che neghiamo la nostra esistenza.
D.
- L’organizzazione mondiale della sanità, ha stigmatizzato la “mancanza di opportunità”
per gli anziani spesso sofferenti di malesseri che dipendono dal loro stato sociale,
dal sentirsi esclusi, inutili. Si parla anche di sindrome da “cuore spezzato”. Chi
è responsabile di questo stato di cose la famiglia, i figli, i nipoti o gli stessi
anziani che si isolano?
R. – Io credo che ci sia
un complesso di responsabilità. Innanzitutto, come noi viviamo questa modernità -
come lei diceva all'inzio - rincorrendo il tempo e non invece valorizzandolo. Se si
rincorre il tempo, il tempo degli anziani viene svalorizzato. Ci sono forse anche
delle responsabilità di una parte di anziani di non mettersi in gioco, ma il vero
punto è offrire loro occasioni e opportunità. Sicuramente ci vorrebbero per gli anziani
malati più posti letto, più assistenza domiciliare, ci vorrebbero tante cose, ma ci
vorrebbe anche l’offerta di opportunità per quelli che stanno ancora bene, che potrebbero
far sì che il loro tempo non sia tempo vuoto. E allora bisogna offrire loro occasioni
di tempo libero, di turismo sociale, occasioni di socializzazione, offrire l’opportunità
di sentirsi utili in un percorso di volontariato sociale. Ecco, io credo che ci sia
una ricchezza di un mondo, che sono gli 11 milioni di persone anziane che lei citava,
che in qualche modo bisogna valorizzare. Valorizzare vuol dire anche ridiscutere così
come è organizzata questa nostra società.