2009-10-12 19:51:15

Intervento di Mons. Jean-Pierre TAFUNGA, Arcivescovo Coadiutore di Lubumbashi (RDC)


S. E. R. Mons. Jean-Pierre TAFUNGA, S.D.B., Arcivescovo Coadiutore di Lubumbashi (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)



Nella maggior parte delle culture africane, il male è concepito come conseguenza di una trasgressione di ciò che è prescritto, che si tratti di precetti divini - che richiedono obbedienza e sottomissione incondizionate - o di una legge sociale dettata dalle autorità che governano o ancora di divieti e prescrizioni rituali. Ogni atto che diminuisce o distrugge la vita e ogni atto o comportamento che rompe l’unità, l’ordine e l’armonia delle cose sono classificati come male.

Secondo il genere di colpa commessa, la persona coinvolta è chiamata ad ammettere con franchezza il male compiuto. Questa confessione generalmente ha luogo davanti al capo, garante dell’ordine sociale, o davanti a un guaritore. In alcuni casi, la confessione avviene davanti alla comunità. La persona incriminata è chiamata a manifestare la sua ferma risoluzione di riparare inderogabilmente il torto causato.

È obbligato alla riparazione l’individuo che ha commesso il torto o, in mancanza di lui, la sua famiglia. La riparazione consiste nel pagamento delle spese prescritte, dei danni e degli interessi. A seconda delle culture, le spese equivalgono a una somma di denaro stabilita dalla tradizione in proporzione alla gravità della colpa. Gli interessi consistono nell’offerta di un animale vivo o di un prodotto della caccia.

Le persone lese possono allora concedere il perdono a coloro che li hanno offesi. La riparazione chiude il processo appena la persona è perdonata e la riparazione effettuata.

Il culmine della riparazione è il rito della riconciliazione. Per paura del castigo (morte improvvisa, brutale, inaspettata ecc) che verrebbe direttamente da Dio o da uno stregone, il trasgressore deve compiere il rito della riconciliazione per migliorarsi e ottenere il perdono. Questo rito si svolge in un luogo sacro, davanti alla comunità e all’officiante (mistagogo) che presiede la cerimonia.

Le formule della confessione, gli atteggiamenti del penitente, le sevizie corporali, i materiali e gli oggetti utilizzati, il loro simbolismo nonché i gesti e le formule che pronuncia l’officiante per purificare il penitente differiscono in base alla tribù.

La confessione è sempre seguita da consigli e da ammonizioni severe per favorire la conversione definitiva. Viene accompagnata da riti, tra i quali la cerimonia rituale della benedizione e del grande perdono, il pasto festoso e comunitario, simbolo della gioia della riscoperta della situazione positiva precedente alla colpa e della riconciliazione dei membri di una comunità, il pagamento dell’onorario all’officiante, il rito di placare i feticci vendicatori e gli spiriti quando c’è una maledizione da parte dell’offeso.








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