Intervento di Mons. Jean-Pierre TAFUNGA, Arcivescovo Coadiutore di Lubumbashi (RDC)
S. E. R. Mons. Jean-Pierre TAFUNGA, S.D.B., Arcivescovo Coadiutore di Lubumbashi (REPUBBLICA
DEMOCRATICA DEL CONGO)
Nella maggior parte delle culture africane,
il male è concepito come conseguenza di una trasgressione di ciò che è prescritto,
che si tratti di precetti divini - che richiedono obbedienza e sottomissione incondizionate
- o di una legge sociale dettata dalle autorità che governano o ancora di divieti
e prescrizioni rituali. Ogni atto che diminuisce o distrugge la vita e ogni atto o
comportamento che rompe l’unità, l’ordine e l’armonia delle cose sono classificati
come male.
Secondo il genere di colpa commessa, la persona coinvolta è chiamata
ad ammettere con franchezza il male compiuto. Questa confessione generalmente ha luogo
davanti al capo, garante dell’ordine sociale, o davanti a un guaritore. In alcuni
casi, la confessione avviene davanti alla comunità. La persona incriminata è chiamata
a manifestare la sua ferma risoluzione di riparare inderogabilmente il torto causato.
È
obbligato alla riparazione l’individuo che ha commesso il torto o, in mancanza di
lui, la sua famiglia. La riparazione consiste nel pagamento delle spese prescritte,
dei danni e degli interessi. A seconda delle culture, le spese equivalgono a una somma
di denaro stabilita dalla tradizione in proporzione alla gravità della colpa. Gli
interessi consistono nell’offerta di un animale vivo o di un prodotto della caccia.
Le
persone lese possono allora concedere il perdono a coloro che li hanno offesi. La
riparazione chiude il processo appena la persona è perdonata e la riparazione effettuata.
Il
culmine della riparazione è il rito della riconciliazione. Per paura del castigo (morte
improvvisa, brutale, inaspettata ecc) che verrebbe direttamente da Dio o da uno stregone,
il trasgressore deve compiere il rito della riconciliazione per migliorarsi e ottenere
il perdono. Questo rito si svolge in un luogo sacro, davanti alla comunità e all’officiante
(mistagogo) che presiede la cerimonia.
Le formule della confessione, gli atteggiamenti
del penitente, le sevizie corporali, i materiali e gli oggetti utilizzati, il loro
simbolismo nonché i gesti e le formule che pronuncia l’officiante per purificare il
penitente differiscono in base alla tribù.
La confessione è sempre seguita
da consigli e da ammonizioni severe per favorire la conversione definitiva. Viene
accompagnata da riti, tra i quali la cerimonia rituale della benedizione e del grande
perdono, il pasto festoso e comunitario, simbolo della gioia della riscoperta della
situazione positiva precedente alla colpa e della riconciliazione dei membri di una
comunità, il pagamento dell’onorario all’officiante, il rito di placare i feticci
vendicatori e gli spiriti quando c’è una maledizione da parte dell’offeso.