Il cardinale Rodé: la Chiesa cattolica è viva in Romania
Nei giorni scorsi il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti
di Vita Consacrata, ha presieduto, come Inviato Speciale di Benedetto XVI, i festeggiamenti
a conclusione del Millennio dell’Arcidiocesi di Alba Iulia, nella regione romena della
Transilvania. Fondata nel 1009 da Santo Stefano, re d’Ungheria, l’arcidiocesi di Alba
Iulia conta oggi oltre 440 mila fedeli. Ma ascoltiamo il cardinale Rodé al
microfono di Romilda Ferrauto:
R. – Alba
Iulia è una diocesi cha ha mille anni, con tutte le prove, le persecuzioni, le difficoltà
che ha conosciuto in questi mille anni, ma possiamo dire che è una diocesi che fino
ad oggi è sempre rimasta fedele. La festa è stata una grande manifestazione di fede.
Quello che mi ha colpito è stata la folla enorme, la cattedrale poteva forse contenere
il dieci per cento dei presenti, tutto il resto era davanti al Duomo e la partecipazione
dei fedeli è stata di una intensità che mi ha colpito.
D.
– Come mai una tale festa? I cattolici in Romania sono minoritari, anche un po’ marginalizzati…
R.
– La Romania è un Paese a maggioranza ortodossa che ha dei rapporti con la Chiesa
cattolica non sempre facili e questo crea certamente un clima non proprio di grande
fraternità. Ma da parte sua, la Chiesa cattolica fa quello che può per normalizzare
questi rapporti. Del resto loro distinguono molto bene: i cattolici latini non sono
un problema per gli ortodossi, lo sono piuttosto i cattolici di rito orientale uniti
a Roma. Comunque il vescovo ortodosso, Sua Beatitudine Andrei, era presente, e il
governo è stato rappresentato dal ministro della Cultura e da vari altri.
D.
- Lei ha ricordato la sofferenza dei cattolici di Romania: qual è stato il suo messaggio
per loro?
R. – Il messaggio che ho voluto portare
a questa gente era soprattutto manifestare la vicinanza e l’amore del Santo Padre
per questa Chiesa provata, che durante l’epoca del comunismo ha sofferto molto e ho
rilevato nella mia omelia anche la grande figura del vescovo cattolico latino di Alba
Iulia, mons. Aron Marton, il cui processo di beatificazione è in corso. Un vescovo
che ha passato anni e anni nelle carceri comuniste e poi è morto nella sua residenza,
una residenza coatta. L’impressione generale che mi ha fatto questo grande raduno
ecclesiale è di una fede molto forte, una fede viva e profonda e qui si vede l’influenza
profonda che il Vangelo ha avuto su questo popolo: il Vangelo come fonte di civiltà
con un’influenza profonda sulla vita e sui costumi della gente.