2009-10-10 16:15:56

Intervista con Mons Berhaneyesus Demerew Souraphiel, Arcivescovo di Addis Abeba


Dal Sinodo è partita intanto la proposta di nominare un rappresentante permanente della Santa Sede presso l’Unione Africana che partecipi alle riunioni e possa mantenere un contatto personale con i membri di questa istituzione. L’iniziativa è stata presentata dall’arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale etiopica, mons. Berhaneyesus Demerew Souraphiel. Nel suo intervento il presule ha anche esortato il Sinodo a studiare le cause alla base del traffico di esseri umani e delle migrazioni. “La vita degli africani è sacra e non priva di valore come invece sembra essere vista da molti media”, ha detto mons Souraphiel. Paolo Ondarza lo ha intervistato a partire dalla proposta di un rappresentante della Santa Sede all’Unione Africana:RealAudioMP3



R. – Questo sarebbe molto importante, perché la Chiesa universale ha una voce forte. Grazie a Dio, la voce del Papa e della Santa Sede ha un valore grande. Così, se la Santa Sede avesse un nunzio all’Unione Africana, la voce della Chiesa africana potrebbe essere sentita meglio.

 

D. – E questo lei crede sarebbe accolto bene anche da quei Paesi a maggioranza musulmana?

 

R. – Penso di sì, perché in molti casi i musulmani considerano la posizione cattolica, come per esempio per quanto riguarda il rispetto della vita. Noi educhiamo tanti musulmani, nelle nostre scuole e per questo loro sanno che noi svolgiamo questo lavoro senza forzare i musulmani a diventare cattolici; invece, diciamo loro che devono studiare per diventare voce per il loro popolo. Ma a livello dell’Unione Africana, più della metà dei membri sono cattolici! Ecco perché penso che questo nunzio possa anche aiutarli a prendere posizione secondo gli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa.

 

D. – Lei ha invitato a studiare le cause che sono alla base del traffico di esseri umani …

 

R. – Io penso che questa situazione sia molto, molto seria per quanto riguarda la tratta delle donne e dei minori. Dal Sinodo deve uscire una forte presa di posizione su questo!

 

D. – Lei crede che una delle cause della tratta risieda in Africa?

 

R. – Sì: deve esistere una sorta di “accordo” internazionale, perché le persone non arrivano facilmente in Europa! Ci sono persone che hanno già pronti i visti d’ingresso: chi organizza tutto questo? Dopo gli armamenti e la droga, la tratta degli esseri umani è ora un business internazionale!

 

D. – Mons. Souraphiel, mi volevo soffermare sulla situazione nel suo Paese, in particolare per quanto riguarda la vita della Chiesa, la condizione dei cristiani …

 

R. – La Chiesa cattolica non è molto diffusa, in Etiopia, conta solo l’un per cento della popolazione. Lei sa che ha parlato, qui, il Patriarca Abuna Paulos della Chiesa ortodossa etiopica: loro rappresentano più del 45% della popolazione, per oltre 40 milioni di cristiani ortodossi in Etiopia. In Etiopia, i cristiani vogliono rimanere nel loro Paese …

 

D. – Lei ha detto che la povertà è una piaga per l’Etiopia …

 
R. – Devo dire che molte donne emigrano verso il Medio Oriente: perché vanno lì? Perché in Africa non c’è lavoro. Ma per andare lì, prima di tutto devono cambiare il loro nome cristiano in un nome musulmano, devono vestire come i musulmani … Posso dire che per la prima volta, in Etiopia, la povertà sta costringendo le persone a rinnegare la loro eredità cristiana. Quindi, emigrano, non sono pagati molto perché non sono qualificati … Ecco perché dico che ci sono cose che noi africani dobbiamo cambiare. Quando le donne o altre persone emigrano, è meglio preparare bene queste persone, offrire loro una preparazione professionale qualificata in modo che possano guadagnare di più e mandare più denaro alla loro famiglia, nel Paese d’origine.







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