2009-10-10 10:55:09

Intervento di Mons. Jan OZGA, Vescovo di Doumé-Abong' Mbang (CAMERUN)


S. E. R. Mons. Jan OZGA, Vescovo di Doumé-Abong' Mbang (CAMERUN)

Questa seconda Assemblea sinodale per l’Africa, per produrre i frutti auspicati, deve passare - mi sembra estremamente importante - attraverso la famiglia africana, dal momento che la formazione di una nuova cultura della riconciliazione, della giustizia e della pace è un’opera familiare prima ancora che sociale. Se questi tre valori traggono origine e fondamento dalla famiglia, la loro cultura può estendersi a livello dell’intera società africana.
La cultura della riconciliazione si distingue dall’atto di riconciliazione per il fatto che quest’ultimo è preciso e contingente, mentre la prima è uno stato mentale, fondato sulla promozione dell’amore, della carità, della conversione, della misericordia e di molti altri valori. Questo ruolo preponderante spetta prima di tutto ai genitori e poi alle istituzioni scolastiche, sociali ed ecclesiali, secondo il principio di correzione fraterna: “Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo...” (Mt 18, 15-18).
La giustizia è il giusto apprezzamento, il riconoscimento, il rispetto dei diritti e del merito di ciascuno. La famiglia è chiamata a educare alla vera giustizia, la sola che porta al rispetto della dignità personale di ognuno, come Papa Giovanni Paolo II sottolinea nella Familiaris Consortio. Già Gesù aveva detto: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei...” (Mt 5, 20 ss).
La cultura della pace nella famiglia africana veniva garantita dal consiglio dei genitori e dei parenti, mediante lo svolgimento frequente della “palabre”, nucleo di felicità nella prosperità individuale e collettiva, in rapporto con Dio, i fratelli e le sorelle: “beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5, 9).
 







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