2009-10-10 11:10:18

Intervento di Mons. Franklyn NUBUASAH, Vescovo titolare di Pauzera (BOTSWANA)


S. E. R. Mons. Franklyn NUBUASAH, S.V.D., Vescovo titolare di Pauzera, Vicario Apostolico di Francistown (BOTSWANA)

Il Botswana è un piccolo paese democraticamente stabile con un buon governo e rispettoso delle leggi. Siamo un paese di medio benessere, che attira gente dalle altre parti dell’Africa. Siamo un asilo di pace perché non abbiamo mai conosciuto guerre e conflitti nel nostro paese. Un gran numero di profughi vi ha cercato asilo. Abbiamo la pace grazie al ricorso tradizionale al “kgotla”, cioè alla corte del governatore, dove il dialogo è rispettato. È nostra convinzione che la guerra peggiore sia quella delle parole. La chiesa ha introdotto questa pratica culturale nelle parrocchie per aiutare a creare e a promuovere la pace e la comprensione.
In questo momento si vive una certa tensione nei settori delle nostre risorse, del mercato del lavoro e dell’assistenza sanitaria provocata da quanti soffrono della situazione socio-politica della regione. Ci preoccupa la xenofobia, dovuta alla gravità dell’attuale crisi economica. La Chiesa si è schierata con la gente nel promuovere la pace e la fratellanza. Le minoranze non sono mai dovute ricorrere alla violenza per far conoscere i loro problemi.
L’AIDS rappresenta una sfida per i paesi dell’Africa meridionale. Il Botswana sta lavorando duramente per prevenire nuove infezioni. Le cure sono disponibili ai cittadini, ma purtroppo non ai rifugiati e agli stranieri che vivono nel paese. L’AIDS ha distrutto le fondamenta della società del Botswana. Ha il potenziale di servire come arma di guerra o di conflitti. Come si può perdonare qualcuno che ti ha infettato volontariamente con il virus killer?
La Chiesa cattolica è in Botswana soltanto da 81 anni e conta il 4% della popolazione. I nostri istituti di istruzione hanno contribuito all’educazione e alla formazione di leaders del paese, promuovendo in tal modo la prevalente cultura della pace.
La Chiesa opera anche, a livello ecumenico, col Consiglio Mondiale delle Chiese e altre ONG per alleviare le sofferenze e promuovere la fratellanza, eliminando così la necessità di farsi guerra per magre risorse. Cerchiamo di essere il sale che conserva la pace, restando fedeli alle nostre pratiche culturali che promuovono la pace. La Chiesa in Africa può imparare dalle esperienze del Botswana nel promuovere la pace.
 







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