2009-10-10 11:11:07

Intervento del Rev. P. Jacob BEYA KADUMBU, Vicario Generale dei Giuseppini del Belgio


Rev. P. Jacob BEYA KADUMBU, C.I., Vicario Generale dei Giuseppini del Belgio (UNIONE DEI SUPERIORI GENERALI)

Il primo sinodo africano aveva definito le Comunità Ecclesiali Viventi (CEV) una priorità pastorale delle Chiese d’Africa. Per questo, la Chiesa in Africa non può cogliere le sfide della riconciliazione, della giustizia e della pace trascurando l’esperienza e il contributo di queste piccole comunità.
Esse sono luoghi di prevenzione e di risoluzione dei conflitti, luoghi in cui il mistero di Cristo si rivela e diventa una realtà conosciuta, creduta e vissuta. In queste comunità regnano la gratuità, la solidarietà, un destino comune; ciascuno è spinto a costruire la Famiglia di Dio, famiglia completamente aperta sul mondo e che non esclude nessuno.
Purtroppo, questo approccio è ben lungi dall’essere reale, come dimostrano alcuni massacri e saccheggi in Africa in cui sono coinvolti alcuni membri delle CEV. La sincerità della loro fraternità e della loro solidarietà è rimessa in discussione. È dunque necessario e urgente che la fraternità umana delle CEV cessi di fondarsi sul sangue per radicarsi nella fede in Gesù Cristo.
Oltre al sacramento della riconciliazione, strumento privilegiato di riconciliazione con Dio, con se stessi e con gli altri, le CEV vivono altre esperienze di riconciliazione, come la “palabre” che non possiamo sottovalutare.
In definitiva, le CEV continuano a essere i luoghi di celebrazione e di vita delle virtù teologali.
 







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