La Chiesa piange la scomparsa del vescovo cinese Lin Xili: testimone della verità,
nella sua debolezza ha fatto paura ai potenti
Tutta la Chiesa si stringe attorno alla comunità cattolica cinese di Wenzhou, sulla
costa orientale della Cina continentale, che ha perso il suo vescovo, mons. Giacomo
Davide Lin Xili, morto il 4 ottobre scorso: fra pochi giorni avrebbe compiuto 91 anni.
Ce ne parla Sergio Centofanti.
C’è grande
attesa per i funerali di mons. Lin a cui intendono partecipare migliaia di persone.
Le autorità locali hanno già previsto una serie di limitazioni: la salma del vescovo
non potrà indossare i paramenti episcopali. Divieto simile ebbe anche da vivo, nel
2004, per la celebrazione dei suoi 60 anni di sacerdozio. In quell’occasione gli arrivò
la speciale benedizione del Papa ma gli venne imposto di non accettare nessuna frase
di congratulazione che facesse riferimento al suo episcopato, sotto pena di essere
immediatamente posto agli arresti domiciliari. Neppure gli fu concesso di festeggiare
con una cena insieme ai suoi sacerdoti. Del resto tutta la vita di mons. Lin è stata
caratterizzata da una sofferta testimonianza. Sacerdote a 25 anni, rinuncia a terminare
gli studi all’estero per amore verso i suoi fedeli che avevano bisogno di un pastore
in un momento particolarmente difficile. Il 29 settembre 1955 è arrestato con l’accusa
di essere un controrivoluzionario ed è condannato a 16 anni di lavori forzati. Liberato
durante l’inverno del 1971, per una decina di anni lavora come calzolaio, un lavoro
- disse - che gli serviva per riparare le sue scarpe, consumate a causa dei continui
ed estenuanti viaggi, che fra umiliazioni e sofferenze intraprendeva per curare i
propri fedeli. Le sue prestazioni di calzolaio in aiuto ai fedeli più poveri erano
completamente gratuite. S’impegna a restaurare le vecchie chiese, danneggiate durante
la Rivoluzione Culturale, e per costruire nuovi luoghi di culto. Il
4 ottobre 1992 è consacrato come primo vescovo della diocesi di Wenzhou, ma per molti
anni è costretto a vagare senza una stabile dimora fino all’8 settembre 1999, quando
le autorità cinesi lo obbligano a vivere sotto stretto controllo nella cattedrale
della diocesi. Colpito dal morbo di Alzheimer, le sue condizioni si aggravano a tal
punto da far temere alle autorità locali che i suoi funerali possano svolgersi il
primo ottobre, con il rischio di un raduno di migliaia di persone in coincidenza con
i festeggiamenti per i 60 anni della Repubblica Popolare Cinese. La
figura di mons. Lin è stata molto importante per tutti in quanto uomo di profonda
fede e di esemplare fedeltà alla Chiesa universale e al Papa: e per questa sua fedeltà
ha sofferto moltissimo. E’ stato un eroe e un testimone della
verità, che molto ha lavorato, sofferto e pregato per la Chiesa in Cina: nella sua
debolezza, sempre vissuta con fede, nella malattia e nella morte ha fatto paura ai
potenti di questa terra. La diocesi di Wenzhou, nella provincia
di Zhejiang, conta più di 110.000 cattolici e ha 30 sacerdoti per lo più giovani,
36 chiese, 9 parrocchie, 36 luoghi di culto e più di 70 religiose, che sono molto
attive nell’assistenza ai malati e agli anziani e nelle visite alle famiglie. Attualmente
la diocesi ha una ventina di seminaristi maggiori e 9 minori.